A Chiavenna e dintorni, tra gastronomia, natura e cultura
1 marzo 2019
di Roberto Copello
Tempo di lettura-7 minuti
Valli votate al piacere, che non si fanno mancare mai nulla: natura, aria pulita, sport nella natura, buona tavola, antiche tradizioni, arte religiosa. Sono la Valtellina e la Valchiavenna, due sorelle così simili e così diverse. Come gemelle separate alla nascita, iniziano dove finisce il Lago di Como per poi prendere ciascuna una direzione diversa. In comune, però, mantengono moltissimo, dallo sci alla bresaola.
Mete ideali dunque in qualunque stagione, per via delle tante loro seduzioni: lo erano inautunno, con i colori spettacolari del foliage, l’atmosfera accogliente dei crotti, le bottiglie di Inferno e di Sassella da stappare, i funghi che completano il ventaglio dei sapori di montagna, unendosi a bitto e polenta taragna, a pizzoccheri e bresaole. Lo erano d’inverno, con le piste da discesa e da fondo tirate a lucido, ma anche con mille altre innovative possibilità: dal telemark allo snowkite, dagli snowpark allo sleddog. Lo sono di nuovo in primavera e in estate, quando valli e montagne chiameranno a passeggiate, escursioni, trekking, arrampicate... Ecco alcuni consigli per rendere indimenticabile un soggiorno in Valchiavenna, sorella per nulla minore della Valtellina.
CHIAVENNA E I SUOI TESORI
Chiavenna conserva gelosamente i retaggi di un nobile passato, spiegabili con la sua collocazione al bivio fra due vie di comunicazione lungo le quali per secoli sono transitate grandi ricchezze. Una è la strada del passo dello Spluga, da cui un tempo calavano i lanzichenecchi e sui cui sentieri ora nella bella stagione calano gli escursionisti impegnati nell’entusiasmante Via Spluga (65 km da percorrere in 7 giorni fra Chiavenna e Thusis). L'altra è la strada che imbocca la bassa Val Bregaglia, salendo verso il passo del Maloja, l'Engadina e St. Moritz.
Non c'è dunque da stupirsi se Chiavenna è un borgo gioiello, Bandiera arancione del Touring Club Italiano, dove chiese, palazzi e ville, musei, monumenti e piazze, fontane, facciate dipinte e portali in pietra ollare raccontano la storia di una cittadina antica, nobile e potente. Un borgo gioiello che conserva un gioiello autentico, uno dei più preziosi e raffinati capolavori dell’oreficeria medievale: la Pace di Chiavenna, una “copertina” di evangeliario del XII secolo con 25 lamine di oro sbalzato, gemme, perle e smalti: si trova nel Museo del Tesoro adiacente alla collegiata di San Lorenzo, che conta 15 secoli di storia.
Chiavenna, il centro storico
GASTRONOMIA: DALLA BRISAOLA AI VINI
Ma Chiavenna è anche uno scrigno di tesori gastronomici. A partire dalla brisaola, con la i, come è chiamata in Valchiavenna, per arrivare ai violini di capra, salumi prodotti con la coscia e la spalla della capra che hanno proprio la forma di un violino e sono stagionati almeno 60 giorni. Le più tipiche specialità valchiavennasche si gustano anche nei caratteristici crotti, come il Crotto Belvedere, il Crotto al Prato o il Crotto Ombra, dove è obbligatorio visitare i crotti veri e propri, gallerie ricavate tra i massi addossati al monte, dove una fredda corrente d'aria, il Sorèl, mantiene sempre la temperatura a 8 gradi, garantendo un habitat ideale a vini e salumi.
Una dolce alternativa a salumi e formaggi sono i morbidi biscottini di Prosto, frazione del comune di Piuro, preparati solo con farina, zucchero e burro e che un tempo erano sfornati per le feste patronali nell’unico forno di Prosto, “Al Mulino” della famiglia Del Curto. Ma se volete alternare la cucina tradizionale a una più creativa, salite la Val Bregaglia verso il valico italo svizzero di Castasegna: la Lanterna Verde dei fratelli Tonola, fra i castagneti di Villa di Chiavenna, vanta una stella Michelin.
Piatti tipici al Crotto Belvedere
E se amate il buon vino, la Valchiavenna sa tener testa alla Valtellina. A Chiavenna, la fornitissima enoteca La Specola propone con competenza tutti i migliori vini valtellinesi e chiavennaschi. Come quelli del nome nobile dell’enologia locale, Mamete Prevostini, famoso perché nel vicino borgo di Mese ha fatto della coltivazione del Nebbiolo un’arte. L'enologia poi si sposa alla cultura spostandosi nella vicina Piuro e visitando Palazzo Vertemate Franchi, una delle più belle ville rinascimentali d'Italia, sopravvissuta alla gigantesca frana che nel 1618 spazzò via quasi tutto Piuro (allora borgo ricchissimo) con i suoi mille abitanti. Saloni affrescati e soffitti intarsiati esprimono una magnificenza degna di una corte reale.
Ma la sorpresa è attorno al palazzo, dove si stendono un giardino all’italiana e un bellissimo vigneto cinto da mura, piantato con vitigni di Traminer aromatico e di Riesling da cui lo stesso Mamete Prevostini ricava un sontuoso bianco passito, ovviamente battezzato “Vertemate”, che stupisce per l’aroma di albicocca e pesca. Bottiglie rare, che si trovano ovviamente allo shop della villa.
Palazzo Vertemate Franchi, gli orti
LA VALLE DEL BITTO
Scendendo da Chiavenna fino a Morbegno, e poi da qui salendo verso sud, una serie di tornanti introduce alle valli del Bitto (Val Gerola e Val Tartano), culla del re dei formaggi. Valli impervie, che affascinarono lo scrittore e regista Mario Soldati un’estate di 30 anni fa: “Risalivamo dunque in alto, a mezza costa, la strada del Bitto di Albaredo, secondo il programma di arrivare al famoso Passo di San Marco. L’opposto fianco della montagna, quello che ci nascondeva l’attigua, quasi parallela valle del Bitto di Gerola, offriva al nostro sguardo uno spettacolo scenografico, tempestoso, romantico…”.
Il segreto del Bitto sta nel disciplinare di produzione rigoroso: il Bitto storico è prodotto solo d’estate negli alpeggi con il latte di mucche che, in quel periodo, dà al formaggio gli aromi di erbe e fiori di pascoli di montagna. Formaggio eccezionale, che in casi estremi può arrivare addirittura a dieci anni di stagionatura.
CASCATE E ULTIMA NEVE
Cultura e natura, natura e cultura: appena fuori di Chiavenna, la cascata dell’Acquafraggia è una delle più belle d’Italia e continua a dominare con il suo doppio salto finale un idillio di boschi e verdi prati, proprio come quando la ammirava Leonardo da Vinci. Lassù, sopra la cascata, a 932 metri di quota, l’isolata Savogno, raggiungibile soltanto a piedi, conserva con l’architettura spontanea delle sue case in pietra il fascino di un borgo semideserto, da eremiti moderni. Impressioni d'altri tempi, che si ritrovano a Prosto di Piuro dove un artigiano locale, Roberto Lucchinetti, da anni ha ripreso la tradizione di lavorare la pietra ollare, ricavando recipienti per la cottura (i tipici “lavecc”) preziosi, e costosi, come gioielli.
E se intendete sfruttare l'ultima neve di fine stagione? A pochi chilometri da Chiavenna, fino a Pasqua, la skiarea Madesimo – Valchiavenna offre una favolosa esperienza sciistica (anche se non nevica, grazie al perfetto innevamento artificiale), nel comprensorio di piste che è il più vicino a Milano. Dodici impianti di risalita, con portata oraria di 27mila persona all’ora, e 60 km di piste, fra cui quella del leggendario canalone Groppera che Dino Buzzati, sciatore provetto, negli anni 50 definiva senza esitazione “un’opera d’arte… la più bella pista delle Alpi”. Chissà però cosa avrebbe detto a vedere il moderno snowpark dove i rider si esibiscono in salti acrobatici da uno a otto metri.
Dove invece la neve già si è sciolta, fioriscono i crocus, o zafferano alpino: fra aprile e maggio la loro fioritura sull’altopiano degli Andossi, sempre verso Madesimo, è uno spettacolo unico, con mille sfumature di bianco e di viola.
Dove dormire: l'Hotel San Lorenzo (www.sanlorenzochiavenna.it), in centro a Chiavenna, ha portato un tocco di design e ricercatezza culinaria nel panorama della valle.