Ci siamo. Finalmente tocca far le valigie e partire per le ferie. A questo punto dovrebbe essere risolto il problema dove andare. Per molti rimane aperto il dramma esistenziale: quali e quanti costumi portare? Mentre altri si trovano davanti a un altro dilemma: cosa porto da leggere? Avvincenti romanzi, reportage da luoghi misteriosi oppure saggi pesanti come un carico di banane? Di seguito qualche suggerimento - leggero e non - più legato al mondo del viaggio e della scoperta dell’altro.
1) Alain Mabanckou, Black Bazar.
Prendete una buona dose di africani da tutte le ex-colonie francesi, mischiateli con qualche antillano e (pochi) magrebini, aggiungete qua e là due francesi bianchi, bianchi della madrepatria e usate Parigi come sfondo, la multiculturale Saint-Denis, ma anche il centro dei turisti. Risultato: un vero bazar dove spicca il Sederologo, ovvero un dandy esule della Repubblica del Congo che veste solo abiti firmati, ha una passione sfrenata per le donne e trascorre le sue giornate al Jip’s, un bar afrocubano vicino alla fontana di les Halles, nel primo arrondissement, per cercare di dimenticare la fidanzata fuggita con un tizio che suona il tam-tam in un gruppo che in Francia non conosce nessuno. Il tutto raccontato con un linguaggio sorprendente e vivo, perché “la lingua francese non è di proprietà della Francia, ma di chi la parla”.
Alain Mabanckou, Black Bazar, 66thand2nd, pagine 238, euro 16
2) Michel Onfray, Filosofia del viaggio
Va bene partire. Ma perché lo facciamo? Da dove viene la nostra irrefrenabile voglia di aprire l’atlante e andare? Che stimoli ci fornisce il viaggio, come farli fruttare? Il controverso filosofo francese Onfray riflette - non senza qualche generalizzazione eccessiva - sul significato e le possibilità del viaggio all’epoca della velocità. Ma anche sul ritorno, parte fondamentale di ogni partenza non definitiva.
Michel Onfray, Filosofia del viaggio, Ponte alla Grazie, pag. 114, euro 12,50,
3) Bruce Begout, Luoghi senza identità
Nè casa, nè pensione. Nè lussuoso grandhotel, nè accogliente locanda. Allora, cos’è un motel? In Italia, ma soprattutto in Brasile, è il luogo eletto per gli incontri clandestini. In America è molto di più. Sparpagliati sulle highway, stretti tra un centro commerciale e un fast food, i motel rappresentano la quintessenza dell’immaginario americano. A voler eccedere si può dire che racchiudono l’idea stessa del viaggio on the road, o almeno così ci hanno fatto credere lscrittori e registi americani, da Hitchcock a Thomas Pinchion. Con passo da filosofo prestato alla vita quotidiana Bégout racconta l'universo motel in tutte le sue possibili accezioni. Poi, volendo, si può romanzare sulla poesia della decadenza, riflettere sull’identità americana che è fondalmente nomade o ammirare la scarna essenza di un quadro di Hopper, ma c’è poco da fare: un motel è un motel ovunque esso sia.
Bruce Bégout, Luoghi senza identità, Giunti editore, pag.144, euro 12
1- Continua!