La Campania somiglia a un grande teatro con al centro della scena il Vesuvio: Napoli ai suoi piedi, il Tirreno di fronte e alle sue spalle l’entroterra, a formare un’articolata cavea di cime e valli dove secoli di ruralità contadina hanno lasciato tracce profonde.
Nella nuova Guida Verde Touring dedicata alla regione tre narratori campani – Franco Arminio, Lorenzo Marone e Natalino Russo - catturano la dimensione umana e quella naturale di una regione meravigliosa, esuberante, complessa, stratificata. Storia, arte, poesia, piaceri del mare e della buona cucina, ricchezze culturali e antropologiche si mescolano in un pastiche che costituisce l’essenza del Mediterraneo: ecco in successione il Golfo di Napoli con le sue isole, la penisola sorrentina, la Costiera amalfitana, il Cilento, Salerno, Caserta e il Sannio beneventano del silenzio e della luce.
Montesarchio - foto Getty Images
Fino all’Irpinia e ai suoi paesi dimenticati, a cui il conterraneo Arminio dedica una sentita ricognizione e addirittura versi inediti di una fiammante nettezza, scritti proprio per l'uscita della guida. Come questi:
«Si viene a Frigento per visitare il cielo
o per guardare altri paesi da lontano.
Si sale da un lato e si scende dall’altro.
Si pensa di trovare il Sud dell’inedia
e invece si trova un paese sobrio
e semplice come una sedia»
o per guardare altri paesi da lontano.
Si sale da un lato e si scende dall’altro.
Si pensa di trovare il Sud dell’inedia
e invece si trova un paese sobrio
e semplice come una sedia»
Lasciamo dunque al poeta Franco Arminio l'onore di alzare il sipario sulla regione, con uno dei percorsi d'autore che nella guida coinvolgono anche lo scrittore campano Lorenzo Marone. Protagonista, il Sanno del silenzio e della luce.
Il Sannio del silenzio e della luce
di Franco Arminio
di Franco Arminio
Benevento presenta una periferia di sconcertante disordine, ma può capitare che cercando un parcheggio ti ritrovi di fronte all’arco di Traiano. A fianco non c’è il Colosseo, ma una cortina di palazzi anni Sessanta, dimore per i gladiatori della mestizia che stanno negli uffici cittadini. I gladiatori della spada li trovi al museo del Sannio insieme ai preziosi reperti egizi. Accanto al museo c’è l’originalissima chiesa di Santa Sofia.
Questo è il cuore aperto della città, ma bisogna imboccare il vicolo di fronte per trovare il suo cuore nascosto, tutto gremito di simbologie misteriose, ben accordate alla leggendaria ‘città delle streghe’ che ha dato il nome al celebre liquore. Siamo nell’hortus conclusus, antico chiostro di un convento domenicano che l’artista indigeno Mimmo Paladino ha trasformato in una straordinaria opera d’arte fatta di segni sontuosi, come il cavallo di bronzo sul muro di cinta, e minimi, come una serie di piccole teste umane adagiate su un ombrello.
Benevento, la chiesa di Santa Sofia
Uscendo dalla città a cercare i paesi della provincia si entra in un sistema di vallate e colline in cui i vigneti e gli uliveti devono contendersi lo spazio con la metastasi urbanistica che ha disseminato di case tutte le campagne italiche. Ovviamente non si sottrae a questo destino neanche Pietrelcina, il paese che ha dato i natali a Padre Pio. Contrariamente ad altre province, dove spesso i luoghi più ameni sono anche quelli più sperduti e affranti, qui i centri più interessanti sono facili da raggiungere. Se si escludono Telese e San Giorgio del Sannio, dedite al commercio e alla smania di vestire i panni cittadini, i luoghi più meritevoli di una visita sono Montesarchio, solo nella parte più antica, Sant’Agata dei Goti, Morcone e Cerreto Sannita. Per i cultori di paesi abbandonati, Apice vecchia.
Il passaggio a Guardia Sanframondi è assai veloce. Questo posto è famoso per la processione dei battenti, uno dei culti più antichi legati alla tradizione cattolica nel sud Italia. La fanno ogni sette anni.
Da questo punto in poi si può vagare in quelli che io chiamo i paesi della ‘bandiera bianca’. Colle Sannita, Santa Croce del Sannio, Letino, Gallo Matese. Ora il viaggio si è fatto più impervio, forse mi trovo in quelle che saranno le mete turistiche di un futuro non lontano. Un futuro in cui mi piacerebbe che si andasse in giro non tanto per vedere i luoghi ma per fargli compagnia, per riportare un po’ di linfa in quelle vertebre isolate che sono adesso i paesi più piccoli. Forse presto verrà il tempo del turismo del silenzio e della luce. Il tempo della gomma più che della matita.
Non ci sarà più l’ossessione di edificare e questo potrebbe suggerire un nuovo cambio di nome per il capoluogo sannita: da Malventum i romani arrivarono a Beneventum. I futuri abitatori, magari dopo aver ripreso la via dei paesi, potrebbero tornare all’originario nome di Malventum, per sancire una stagione in cui il valzer delle streghe è stato soppiantato da quello delle betoniere.
Le Guide Verdi del Touring Club Italiano possono essere considerate nuovamente pionieristiche, oltre mezzo secolo dopo la loro fondazione. Partendo dal rifiuto di ingabbiare il mondo in una lingua che lo descriva a priori, hanno aperto a un turismo a tutto campo (dall’enogastronomia stellata al cibo di strada, dal trekking al cicloturismo, dalle sagre di paese al grande cinema, alla musica, al teatro) e soprattutto allo storytelling, chiamando giornalisti e autori della narrativa contemporanea a smarcarsi dalle icone, raccontando storie, territori e città, mescolando geografia e immaginazione, autobiografia e fiction.
GUIDA VERDE CAMPANIA
Pagine: 312
Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
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