Posto che possiamo davvero sperare che il sottosegretario abbia ragione, e che le nostre vacanze dipenderanno in primo luogo dai nostri comportamenti, proviamo a fare qualche ipotesi su che cosa potrebbe succedere fra qualche mese. Ipotesi fatte con il buon senso, senza nessuna sfera di cristallo: non ci chiedete certezze, non ne abbiamo noi così come nessuno, in questa stagione dettata dal pensiero a “breve raggio”.

Certo, non sarà facile muoversi neanche per noi all’interno del nostro territorio: ci saranno regole di distanziamento e obblighi di protezione su navi, treni, aerei, autobus. È facile pensare che l’automobile rimarrà il mezzo privilegiato, e il turismo sarà più di prossimità.
A proposito di distanziamento: sarà ovunque la parola chiave, quella sulle bocche di tutte. Ci chiederanno (o comunque sarà opportuno) di distanziarci dagli altri in ogni luogo: sulle spiagge, nei parchi, in città. Ora, se in alcuni luoghi – come un sentiero di montagna – sarà più facile tenere una distanza dagli altri turisti, altrove diverrà complicato. Pensate per esempio alla densità di sdraio e ombrelloni su una spiaggia della Versilia o della Romagna. Ecco allora che si sta iniziando a pensare a ombrelloni lontani gli uni dagli altri, ad orari particolari per le fasce protette, alla chiusura delle aree comuni (per esempio i parchi gioco per bambini), a scaglionamenti delle presenze. Non un compito semplice, anche perché dovremo tutti sottostare a disinfezioni costanti e magari anche a controlli della temperatura corporea, come avviene già prima di entrare in un supermercato. Quanto all’ipotesi di essere ingabbiati in una struttura di plexiglas pur di mettere piede in spiaggia (altra notizia di cronaca di queste ore), beh, speriamo che non si debba arrivare a tanto (e nel caso forse è meglio stare a casa?). C’è anche il rischio che alcuni stabilimenti balneari non aprano proprio cabine e lettini, viste le regolamentazioni a cui potrebbero dover sottostare e alla conseguente perdita del fatturato; e che la gente, prima di “rischiare” una contaminazione in spiaggia, preferisca andare altrove.

Un'ultima considerazione sulla tipologia di strutture che saranno utilizzate. C’è da scommettere che, quando si potrà tornare a viaggiare, saranno privilegiate agriturismi e residenze rurali, magari con una piscina a disposizione, dove potersi rilassare senza avere l’obbligo di venire a contatto con molte persone. Le seconde case, è ovvio, saranno la “salvezza” di chi ne è in possesso; così come è prevedibile che gli appartamenti in affitto potranno essere privilegiati ad alberghi e villaggi, soprattutto quelli che possono offrire l’utilizzo di un terrazzo o di un giardino.
Moltissime strutture alberghiere e altrettanti villaggi turistici, tuttavia, si stanno attrezzando per garantire la sicurezza sanitaria: all'orizzonte meno camere prenotate, magari, ma più distanziamento nelle aree comuni, diversificazione degli spazi, turni per ridurre “congestioni” nelle sale pranzo e così via. Altrettanto diffuse tra hotel e villaggi anche le possibilità di cancellare il soggiorno o l’affitto senza penali e con pochi giorni di preavviso: sperando che questo non accada e che potremo goderci tutti, lavoratori e turisti, una strana estate.
Le analisi del Centro Studi Tci
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