Trento ci accoglie con una calda giornata di inizio estate. Raggiungiamo Palazzo delle Albere, villa di campagna dei Madruzzo, da alcuni anni sede staccata a Trento del Mart; un tempo qui passava l'Adige, poi deviato per salvare il centro città dalle esondazioni e infatti a lato del nobile edificio si distingue la scalinata dell'antico imbarcadero. Ci racconta queste curiosità Franco De Battaglia, consigliere del Festival di Trento, collega giornalista. Il fiume fino a metà Ottocento era navigabile e per il legname proveniente dai boschi dolomitici era la via più celere per raggiungere la pianura. A ridosso del Palazzo delle Albere si apre il grandioso cantiere del Museo, il nuovo Museo delle Scienze progettato da Renzo Piano. Siamo un gruppo selezionato insieme al Presidente del Festival di Trento Roberto De Martin, e possiamo visitare in anteprima la struttura che aprirà i battenti il 27 luglio alle ore 18 con un open day che durerà 24 ore, fino alle ore 18 del giorno successivo.
Il complesso museale, sul cui fianco sud è sorto un nuovo quartiere residenziale ecosostenibile, si distingue per il profilo, una linea spezzata di tetti inconfondibile che vuole ricordare una catena di montagne. La struttura, di acciaio, cristallo e cemento presenta falde del tetto molto inclinate sovrastate da pannelli fotovoltaici. Il complesso è altamente sostenibile e la scelta dei materiali costruttivi ha seguito logiche ambientali e di risparmio energetico assolutamente compatibili. I pavimenti in legno, per esempio, sono in bambù, perché molto resistente ma soprattutto perché la pianta da cui si ricava cresce in soli due anni. Altri pavimenti invece sono in rosso ammonitico di Verona, per ricollegarsi con le pavimentazioni del centro storico della città. Tutto è molto curato e studiato. La superficie coperta è vastissima: ammonta a 12mila metri quadri suddivisi in 4 piani fuori terra e due piani sotto.
L'ingresso è a metà del complesso: varcate le porte di cristallo si entra in una piazza aperta, dal tetto altissimo su cui prospettano i due corpi del Museo: da una parte le collezioni, fino al 4° piano, dall'altra gli uffici e la biblioteca, già peraltro operativa e con il personale. Al piano terreno della piazza si affacceranno la caffetteria e il bookshop da una parte, il guardaroba dall'altra.
Le collezioni permanenti si svilupperanno su 3.700 m2, le mostre temporanee avranno a disposizione 500 m2, la biblioteca 800 m2, i laboratori di ricerca 800 m2. Colpiscono però i 200 m2 per l'area bambini, i 500 m2 per i laboratori didattici e i 600 m2 per la serra tropicale, una struttura a parte del complesso che vuole testimoniare come il territorio trentino voglia sentirsi parte integrante di un mondo naturale che va ben al di là dei confini provinciali e nazionali.
Il direttore Michele Lanzinger, che ci accompagna nella visita, descrive le caratteristiche del Museo, tra cui la zero gravity, ossia il sistema di esposizione delle collezioni che sembreranno galleggiare nell'aria. Mancano meno di due mesi all'ora X e immaginiamo quanto lavoro resta da fare; a parte la biblioteca, tutto il materiale ospitato nella vecchia sede del Museo tridentino di Scienze naturali di via Calepina deve essere ancora traslocato. All'interno di un corpo del Museo una struttura è ancora da completare e non mancano ponteggi di cantiere.
Il conto alla rovescia terminerà il 27 luglio. E siamo certi che avremo una nuova eccellenza trentina dove il termine Museo è certamente riduttivo. Sarà una vera città delle Scienza, trentina, ma aperta al mondo, come è giusto che sia.
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