Se pensate che mangiare giapponese equivalga a piluccare sushi vi sbagliate di grosso. Il pesce crudo adagiato sul riso è di certo il piatto nipponico più conosciuto al mondo, ma in patria (e non solo) tutti impazziscono letteralmente per il ramen, gli spaghetti in zuppa diventati un simbolo dell’identità nazionale al pari del monte Fuji. Importato in Giappone dai mercanti cinesi a inizio Novecento, il ramen è entrato decisamente nella cultura popolare nipponica dopo la Seconda Guerra Mondiale. «Il Paese era allo stremo: il grano importato dagli occupanti americani era fondamentale per sfamare i giapponesi» spiega Geroge Solt, professore di storia all’Università di New York, che ha consacrato i suoi studi al ramen.
Economico e nutriente, il ramen è diventato il piatto del popolo per eccellenza quando, era il 1958, Momofuku Ando ne inventò la versione istantanea, il Chikin Ramen. Venduto inizialmente a 15 yen, l'instant ramen è stato recentemente votato l'invenzione giapponese del XX secolo.
Un pacchetto rettangolare di spaghetti liofilizzati con due bustine di condimenti anch'essi disidratati che ha sfamato generazioni di giovani giapponesi e non solo loro. Ogni anno nel mondo si consumano circa 95 miliardi di porzioni di instant ramen, la metà dei quali in Cina, un vero successo planetario.
I MUSEI DEDICATI AL RAMEN
Ed è forse per questo che al signor Ando e ai suoi ramen instantanei hanno dedicato addirittura un museo: il Momofuku Ando Instant Ramen Museum, conosciuto anche come Cupnoodles Museum (cupnoodles-museum.jp), a Ikeda, nella prefettura di Osaka. Diecimila metri quadrati dedicati al ramen confezionato non nel sacchetto, ma in un contenitore di cartone che fa anche da piatto: basta aggiungere l'acqua calda ed è pronto. E' un moderno museo interattivo che racconta la storia del cibo che ha rivoluzionato le usanze alimentari di tutta l’Asia.
A Yokohama, nel 1994, hanno invece aperto lo Shin-Yokohama Raumen Museum (www.raumen.co.jp), un parco a tema la cui logica è la stessa della Minitalia: riprodurre in un solo posto tutte le attrazioni di un Paese. Solo che qui l’attrazione è una: il ramen. E l’idea è condensare in un unico spazio piccole botteghe che permettono di assaggiare il ramen in tutte le sue varianti regionali.
CHE COS'È IL RAMEN?
Il ramen è una zuppa di spaghetti di frumento (anche se qualcuno le chiama tagliatelle) accompagnata da elementi abbastanza fissi: alcune fettine di arrosto di maiale, alghe marine secche, cipolotti e komaboko - un piatto giapponese preparato con surimi e pesce azzurro - e, spesso, uova quasi sode. Quel che conta per un buon ramen è la zuppa e il modo in cui i vari ingredienti arrivano a creare l’umami, il quinto gusto, quello che in giapponese vuol dire “saporito” e unisce gli altri quattro.
Generalmente nei menu i ramen vengono divisi in quattro varianti in base al tipo di brodo: Shio (brodo chiaro e salato), Tonkotsu (realizzato con ossa di maiale), Shòyu (molto scuro a base di pollo e verdura) e Miso (condimento derivato dai semi di soia gialla), ma esistono diverse varianti regionali, tra cui quella di Sapporo (che mischia carne trita di maiale e frutti di mare) è tra le più ricercate.
DOVE MANGIARE IL RAMEN A MILANO
Se in Giappone il ramen è un’istituzione e a New York è una moda, anche in Italia un po' figli del fatto che il Giappone è di moda sono spuntati molti ristoranti che servono ramen, piatto che non sempre si trova nei tanti ristoranti giapponesi (o cinesi?) che servono sushi, specie nella versione all you can eat, la negazione stessa della cucina giapponese. Un pasto a base di ramen ha anche il vantaggio di essere relativamente economico (intorno ai 10 €) anche se essendo di moda qualcuno esagera un poco (portando un pasto intorno ai 20 €), tradendo la filosofia nipponica per cui un buon piatto di ramen è un cibo veloce e a buon mercato.
A Milano che precorre le mode anche in campo alimentare ci sono diversi locali dedicati esclusivamente al ramen. Tra i primi Zazà Ramen (www.zazaramen.it) che ne offre una versione globale con tutto italiano, e Casa Ramen (www.casa-ramen.it) nel quartiere Isola, un locale piccolo e sempre affollato consacrato ai brodi. Oppure, tra gli ultimi nati Ramen a mano (via Lomazzo 20) dove sono cinesi (e pazienza) ma puoi scegliere addirittura lo spessore della pasta e si vantano di essere specializzati nei progenitori del ramen giapponese, i Lamian, che arrivano direttamente dalla Via della Seta.
Ma Milano è anche la città dove hanno deciso di investire i ristoratori giapponesi, come dimostra l'apertura in via Solferino 41 (zona Brera) di Ramen Misoya e, in via Vigevano, zona Porta Genova, La Bottega dei Ramen, dove si può assaggiare anche il Curry ramen, perché sì, i giapponesi mangiano il curry. Un buon ramen a Milano si può assaggiare anche in alcuni ristoranti autenticamente giapponesi come Nozomi (www.nozomi.milano.it) e Fukurou, il più consigliato dalla numerosa comunità nipponica.
DOVE MANGIARE IL RAMEN IN ITALIA
Anche a Roma dopo l'ubriacatura di sushi e sashimi è arrivato il ramen. Da provare da Mama-Ya Ramen, in via Ostiense 166a, oppure da Sushisen (www.sushisen.it). O anche, nel rione Monti, Hasekur (via dei Serpenti, 27). E se siete in astinenza, in pieno centro storico, Kisaki (piazza Capranica 75). Il ramen è arrivato anche a Firenze (e a Prato): al grido di "ramen is the new sushi" ha aperto Koto Ramen (Borgo San Frediano 41r; ma anche in via Verdi; kotoramen.it). Ma la prima comparsa in città l'ha fatta nel piccolo e centrale Banki Ramen in via dei Banchi.
A Torino un italiano ha aperto RamenYa Luca(via San Domenico 24F ), mentre da provare (non solo per i ramen) Kokoroya(via Piave 9), trenta metri quadrati di pura cultura culinaria giapponese con cinque coperti. Ma il ramen ormai è una marea crescente che arriva a Padova, nel piccolo Ciao Sakura (via Piovese 40) che sembra in tutto e per tutto un ramen bar giapponese; oppure a Sesto San Giovanni (Mi), dove da anni la trattoria Yoji (via XX settembre 22) prepara immense ciotole di ramen.
I LIBRI DEDICATI AL RAMEN
E se vi è venuta una irrefrenabile voglia di ramen ma non avete un ristorante a portata di bacchette, avete due alternative (oltre a volare in Giappone, chiaro). La prima consiste nel cucinarvelo da soli, magari con l'aiuto di alcuni libri di cucina recentemente usciti. Come Il libro del ramen, di Stefania Viti, edito da Gribaudo e dedicato alle sue mille varianti. O seguendo gli ottimi consigli per fare il ramen in casa anche in Tokio, le ricette di culto, edito da Guido Tommasi.
Oppure non vi rimane che entrare in un qualsiasi negozio di cinesi sparso per l'Italia, comprarvi per meno di un euro una porzione di instant ramen e fare un rapido assaggio di cultura giapponese. Non saranno i migliori della vostra vita, ma da qualche parte bisogna iniziare.