Fabrizio Ardito, autore di numerose guide Touring, ha camminato per 30-35 giorni sulla meno conosciuta delle vie che portano a Santiago di Compostela, la Via de la Plata. Le emozioni dell'arrivo, i saluti, i ringraziamenti.
Introduzione - In cammino verso Santiago di Compostela, sulla Via de la Plata
Tappe 1 e 2 - Da Merida a Aljiucén, da Aljiucén a Alcuéscar
Tappe 3 e 4 - Da Alcuescar a Valdesalor, da Valdesalor a Casar de Caceres
Tappe 5, 6 e 7 - Da Casar de Caceres a Canaveral, da Canaveral a Riolobos, da Riolobos a Carcaboso
Tappe 8, 9 e 10 - Da Carcaboso all'Hostal Asturias, dall'Hostal Asturias a Baños de Montemayor, da Baños de Montemayor a Fuenterroble de Salvatierra
Tappe 11 e 12 - Da Fuenterroble de Salvatierra a Merille, da Merille a Salamanca
Tappe 13, 14 e 15 - Da Salamanca a El Cubo del Vino, da El Cubo del Vino a Villanueva de Campean, da Villanueva de Campean a Zamora
Tappe 16, 17 e 18 - Da Zamora a Montamarta, da Montamarta a Granja de Moreruela, da Granja de Moreruela a Benavente
Tappe 19, 20 e 21 - Da Benavente a Alija del Infantado, da Alija del Infantado a La Baneza, da La Baneza ad Astorga
Tappe 22, 23 e 24 - Da Astorga a Foncebadon, da Foncebadon a Molinaseca, da Molinaseca a Ponferrada
Tappe 1 e 2 - Da Merida a Aljiucén, da Aljiucén a Alcuéscar
Tappe 3 e 4 - Da Alcuescar a Valdesalor, da Valdesalor a Casar de Caceres
Tappe 5, 6 e 7 - Da Casar de Caceres a Canaveral, da Canaveral a Riolobos, da Riolobos a Carcaboso
Tappe 8, 9 e 10 - Da Carcaboso all'Hostal Asturias, dall'Hostal Asturias a Baños de Montemayor, da Baños de Montemayor a Fuenterroble de Salvatierra
Tappe 11 e 12 - Da Fuenterroble de Salvatierra a Merille, da Merille a Salamanca
Tappe 13, 14 e 15 - Da Salamanca a El Cubo del Vino, da El Cubo del Vino a Villanueva de Campean, da Villanueva de Campean a Zamora
Tappe 16, 17 e 18 - Da Zamora a Montamarta, da Montamarta a Granja de Moreruela, da Granja de Moreruela a Benavente
Tappe 19, 20 e 21 - Da Benavente a Alija del Infantado, da Alija del Infantado a La Baneza, da La Baneza ad Astorga
Tappe 22, 23 e 24 - Da Astorga a Foncebadon, da Foncebadon a Molinaseca, da Molinaseca a Ponferrada
Caro lettore (o cara lettrice), eccomi giunto all’ultima puntata del mio viaggio. Per nobilitarla un po’, mi sono preso la libertà di parafrasare uno dei più grandi scrittori italiani di sempre. Forse te ne accorgerai e, se ti ricorderai il nome, forse ti tornerà la voglia di leggerlo. Speriamo. “Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri ‘No, non voglio vedere la televisione!’ Alza la voce, se no non ti sentono: ‘Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!’”
Sono le 5,43. Come sempre mi succede, in caso di appuntamenti veramente importanti, ho aperto gli occhi poco prima del trillo della sveglia. Fuori è ancora notte, e non si capisce se i nuvoloni che coprono le stelle siano neri o no. Il bar è aperto da poco, anche se il fornaio non è ancora passato con pane e cornettoni (cruasan), quindi la colazione è frugale. I commenti e le battute sono poche, sia per il sonno che per una certa solennità che accompagna l’inizio dell’ultima tappa di un lungo viaggio.

MONTE DE GOZO, GUGLIE IN VISTA

Alle 6.40 siamo per strada, con Sandro che saggiamente tiene accesa una pila frontale per farsi notare dagli automobilisti assonnati che si affrettano verso l’aeroporto vicino. Poi, con l’aumentare della luce, lasciamo la statale e iniziamo a salire verso il nostro ultimo altopiano dove, superate le due sedi distinte della tv della Galizia e della televisione spagnola (prodigi e risparmi delle autonomie ispaniche), raggiungiamo la chiesetta del Monte de Gozo. Qui, nel luogo che un tempo i pellegrini chiamavano Mons Gaudii perché riuscivano a scorgere per la prima volta le torri della cattedrale, il panorama è coperto dagli alberi e dominato da un brutto monumento moderno, dedicato al povero San Francesco. Anche lui era giunto fin qui a piedi, seguendo un cammino ben più lungo del mio.
L’INGRESSO A SANTIAGO
La discesa ripida ci porta a superare l’autostrada, poi la linea superveloce dell’AVE e infine a camminare lungo una leggera salita dove, al primo bar aperto, ci fermiamo per una meritata colazione. Parliamo ancora poco, lungo la circonvallazione di Santiago, e le parole rimangono quasi silenziose anche quando, oltrepassato il luogo dove sorgeva la Porta do Camiño, entriamo nel centro storico di Compostela. Le botteghe dei ricordini, dei santini e delle magliette stanno appena aprendo i battenti, già che il grosso dei turisti e dei peregrinos è ancora lontano, per via.

LA CATTEDRALE, FINALMENTE
Sotto il cielo grigio scuro riconosco le pietre ambrate, coperte di muschio e infestate di erbe, che sono una caratteristica di Santiago e della sua umidità, tanto che Gabriel Garcia Marquez ha scritto che: “Santiago de Compostela è l’unico luogo del mondo nel quale le pietre fioriscono”. Un angolo dopo l’altro, poi la facciata del convento di San Martin Pinario e infine i pochi gradini che scendono sulla piazza dell’Obradoiro, davanti alla facciata in perenne restauro della cattedrale. Poche sono le macchie colorate delle giacche a vento dei pellegrini, stamattina. Forse perché è presto oppure perché ieri, domenica, si sono concentrati gli arrivi degli spagnoli.
Guardo i miei compagni di viaggio e mi sembra che, anche per loro, lo schiaffo emozionale che ognuno riceve alla prima occhiata alla grandiosa cattedrale – meta di giorni e giorni e di centinaia di chilometri di cammino – sia stato meno forte che in passato. Forse perché non è stata la prima volta. O perché la commozione e lo straniamento, inevitabili, arriveranno poco a poco nei prossimi giorni.

LA MESSA E IL RITO DELLA COMPOSTELA
Siamo giunti, quindi. Non ci resta che scaricare gli zaini e poi accomodarci in chiesa, ad attendere l’inizio della Messa del Pellegrino di mezzogiorno. Che si concluderà con il volo impressionante del botafumeiro che sfreccia con la sua scia d’incenso lungo il transetto, accompagnato dalla musica e dalle parole solenni, nazionaliste e decisamente combattive dell’Himno a Santiago: “…patron del las Españas, Amigo del Señor, defiende a tos discipulos queridos, protege a tu nación.”
Con la visita all’Oficina del Peregrino, e la lenta coda per il rilascio della Compostela, che attesta la conclusione ufficiale del pellegrinaggio, terminano i rituali dei moderni pellegrini. Che poi, alla spicciolata e zoppicanti, si aggireranno per uno o due giorni tra pulpo e caffè, cartoline ed empanadas, letti finalmente comodi e bagagli da preparare. Incontrandosi, riconoscendosi e giurandosi amicizia eterna sotto i portici – sgocciolanti di pioggia – della città dell’apostolo Giacomo.

IL TEMPO DEI RICORDI
Il mio viaggio, a quanto mi dicono i sorridenti volontari dell’Oficina, è stato lungo esattamente 771 chilometri (per l’esattezza 517 lungo la via romana fino ad Astorga e 254 da qui a Santiago sul Camino Francés) ed è durato, con un paio di giorni di riposo, dal 5 aprile al 9 maggio. Tra i ricordi mescolati nella mente ci sono le canzoni irlandesi cantate a squarciagola da Mike in segno di sfida contro i temporali e le cicogne di Moreruela, le sagge chiacchierate con il reverendo Bill e gli arroyos da guadare, i sorrisi dei miei tre colleghi romani e le stelle nella notte gelida di Foncebadon.
Ma ce ne sono (e saranno) molti altri, che forse un giorno riuscirò a raccontare meglio, a mente fredda, e non scrivendo nel chiasso di un bar con la televisione a bomba o accucciato su un letto a castello umidiccio. Se lo farò, caro lettore, cercherò di fartelo sapere, così che la nostra amicizia non si interrompa del tutto.

E QUELLO DEI RINGRAZIAMENTI
Prima di lasciarci, ti prego di permettermi di ringraziare delle persone che mi hanno aiutato: Letizia, Federica e Sandro, innanzitutto, che si sono tirati dietro la mia andatura da Pietro Gambadilegno per un bel po’ di giornate, senza mai protestare. Stefano e Fabrizio che, nelle comode e asciutte stanzette del Touring Club, hanno sistemato quel che riuscivo a spedir loro due o tre volte alla settimana. Cristiana, che da anni sostiene con entusiasmo la mia passione per i cammini e per i grandi viaggi a piedi e che ha fatto nascere alcuni dei libri a cui sono più affezionato.

IL SENSO DEL CAMINO
Ora ti saluto quindi, e ti auguro un buon sonno ristoratore. Se queste mie righe ti hanno incuriosito, ne sarò contento. Se invece ti hanno fatto pensare, almeno una volta, all’ipotesi di metterti in cammino, ne sarò felice. Non ti preoccupare degli acciacchi, degli impegni quotidiani, dei mille dubbi che costellano la nostra vita di tutti i giorni. Pensaci. Ragiona. E poi parti. Per 100, 300 o 700 chilometri, non importa. Conta il fatto di mettersi in gioco, uno tra mille in questo splendido circo colorato, umido e zoppicante che è l’anima vera del Cammino di Santiago. Lui, il caro e vecchio Giacomo, sarà lì ad aspettarti, con i suoi occhi sereni, incastonato nel pilastro centrale del Portico della Gloria, oppure sopra all’altare maggiore della cattedrale, pronto a farsi abbracciare.
Buen Camino,
Fabrizio

Touring Club Italiano ha pubblicato tre volumi sul Cammino di Santiago:
- la nuova Guida verde "Il cammino di Santiago" (edizione 2015), con oltre 100 immagini, la cartografia Touring con il consueto dettaglio e 670 indirizzi utili;
- il taccuino "Il cammino di Santiago", compagno ideale di viaggio, su cui controllare la via di ogni giorno e dove scrivere note, pensieri, telefoni e ricette.
- il libro "Peregrinos" di Fabrizio Ardito, racconto del cammino in 33 giorni lungo il Cammino di Santiago nella sua versione più celebre, quella che parte dai Pirenei e attraversa il nord della Spagna.
Tutti i volumi si possono acquistare sul sito web www.touringclubstore.com, a prezzi scontati per tutti e soprattutto per i soci Tci.
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