
Il Cammino è di chi lo fa. Uno slogan che sembra preso da Forrest Gump, ma racchiude due idee: i Cammini appartengono a chi li percorre, perché facendoli vivere passo dopo passo gli danno un senso che va oltre la traccia fisica. E alcuni Cammini, tra cui i tre di cui parliamo, tutti nella provincia di Trento, appartengono a chi li ha creati e se ne prende cura quotidianamente, come fossero figli da far crescere e accompagnare nel mondo.
Tra i tanti percorsi spuntati in ogni dove ce ne sono alcuni che sono figli prediletti delle comunità che li ha partoriti. Cammini nati dal basso, gestiti da associazioni di volontari che li hanno pensati, disegnati, sfalciati, sistemati, segnalati, promossi. Nati con l’intento di far conoscere il proprio territorio agli altri, ma anche a chi lo abita, sollecitando i concittadini a uscire per riappropriarsi della bellezza che li circonda. Legando con il filo resistente di una traccia sul terreno borgate disperse e santuari, boschi e paesi con percorsi assai concreti e molto ideali, che ricalcano antiche vie di collegamento locale. Tornando a legare quel che negli anni si è slegato. Tornando a costruire comunità intorno all’attività più semplice e naturale che esista: camminare.
Il Cammino Jacopeo d’Anaunia
Raccontano in Val di Non che, a fine Quattrocento, un’atroce pestilenza uccise tutti gli abitanti di Fondo. Si salvarono solo sette famiglie: riconoscenti, i capifamiglia fecero voto di andare a Santiago di Compostela, fondarono una confraternita dedicata a San Giacomo e fecero dipingere sulle pareti esterne delle loro abitazioni affreschi che lo rappresentassero. La storia forse è leggenda, forse è vera, ma in definitiva poco importa. In parte sbiaditi, in parte rovinati da portoni e finestre aperte negli Anni Settanta, in parte ben conservati i dipinti esistono ancora; della confraternita si è trovato l’atto di fondazione, del 1514, solo del pellegrinaggio dei capifamiglia non c’è prova provata, ma è certo che la valle fosse lungo le antiche direttrici che dal Tirolo scendevano verso il Garda e la Pianura Padana.
Eppure a Fondo e in tutta l’alta Val di Non hanno conservato la voglia di camminare nel nome di San Giacomo, al punto che nel 2009 hanno creato il Cammino Jacopeo d’Anaunia, dove Anaunia è l’antico nome della vallata. La versione breve è di tre tappe, 64 chilometri ad anello; la lunga 7/8 tappe per quasi 170 chilometri di un percorso che si addentra tra boschi e meleti. Un Cammino nato non per caso, o forse per destino (se ci si crede) e perché alle volte le traiettorie di vita si incontrano felicemente.

«Nel 2006 sono andato a Santiago con amici, al ritorno abbiamo detto: perché non facciamo qualcosa simile qui in valle?» racconta Paolo Menapace. Grossomodo nello stesso periodo nasce l’Associazione Anaune Amici del Cammino di Santiago: «Con la volontà di non disperdere l’energia positiva acquisita dopo un’esperienza di pellegrinaggio in Galizia» racconta l’ex presidente, Remo Bonadiman. L’unione, casuale, fa la forza. «In un periodo in cui i Cammini non erano ancora di moda è nato un percorso che unisce le tante testimonianze legate al culto di San Giacomo presenti in valle». Affreschi sulle pareti, altari secondari in chiese di campagna, come quella di S. Antonio Abate a Romeno, segni di devozione sparsi nel territorio, tappe di un percorso che lega i paesi sui due versanti come un filo partendo dalla Basilica romanica dei Santi Martiri a Sanzeno e arrivando nell’affascinante S. Romedio, eremo che domina una forra austera da secoli meta di pellegrinaggi da tutto il Trentino. «In linea d’aria sono pochi chilometri, ma nel tracciarla l’abbiamo presa larga», scherza Menapace, che assieme a Donato Job e Renzo Nardelli sono un po’ i custodi del Cammino Jacopeo. «Ma scrivi manutentori, meglio».

Costruito unendo quel che resta dell’antica viabilità locale, lo Jacopeo tocca gli estremi della valle, dalla Madonna di Senale a San Felice – due chilometri sotto Passo Palade al confine con l’Alto Adige – fino a Vigo di Ton, nella Bassa Val di Non consacrata al grande tesoro di queste terre, le mele, addentrandosi anche in Val di Sole. Nelle tappe alle quote più basse si avanza tra filari di meleti ritti e ordinati come i guerrieri dell’Esercito di terracotta, qui e lì antichi imponenti castelli (da Castel Thun al sorprendente Castel Valer) si alternano alle cattedrali moderne, i magazzini dove sono conservate le mele, mentre la vista si allarga sulle Dolomiti di Brenta. In alto la valle assomiglia a un vasto altipiano, ampi prati che salendo verso passo Palade lasciano spazio a fitti boschi e alla corona delle Maddalene.
L’Associazione Anaune Amici del Cammino di Santiago si occupa di tutto, dalla manutenzione alla posa della segnaletica, dalla redazione della guida cartacea (alla quarta edizione) al sito. E per statuto si occupano anche di valorizzare il territorio. E poi i soci, quasi 200 da tutto il Trentino, camminano insieme. «Una volta al mese facciamo un’uscita in zona, cui uniamo un approfondimento culturale. Una volta l’anno un percorso di più giorni» spiega la presidente, Marialetizia Abram. «Chi ce lo fa fare? La passione per il cammino come filosofia di vita che permette di apprezzare le piccole cose che incontri sulla via, quelle cui non facciamo più caso. E soprattutto tanta passione per il territorio, per farlo conoscere ai vacanzieri, a chi lo abita, a chi ha voglia di camminarlo nello spirito di San Giacomo».
INFO. Cammino Jacopeo d’Anaunia - versione corta, lunghezza 64 km, 3 tappe, versione lunga, 170km, 7 tappe, partenza Sanzeno, arrivo Santuario di S. Romedio; santiagoanaunia.it

Il cammino di San Rocco
L'emblema involontario del Cammino di San Rocco è la signora Renata. Quando si affaccia alla finestra di casa e vede un pellegrino aggirarsi per il paese lo invita subito a prendere un caffè e far due chiacchiere. A Nomesino, frazione di Mori con meno di cento abitanti, un bar non c’è, la casa sociale a Castel Frassem è aperta solo alcune ore al giorno, per cui lei con quel gesto spontaneo si fa carico di quell’accoglienza minima che fa la differenza quando si cammina. Anche perché a Nomesino si arriva dopo una bella salita – 600 metri di dislivello – da Mori, paese del fondovalle tra lago di Garda e Adige, inizio e fine del Cammino.
Un Cammino nato in tempo di Covid – San Rocco è protettore degli appestati, dei contagiati, ma anche dei viandanti e dei pellegrini – con l’intento di cementare la comunità e portare nuovamente fuori casa le persone, per parlarsi, incontrarsi e riprendere coscienza del territorio. «L’idea è venuta sotto una pergola, nell’orto comunitario vicino alla canonica. Stavamo facendo un percorso per dare valore alla comunità, serviva un progetto che unisse e abbiamo pensato al Cammino» racconta Antonella Perzolli. Tra il pensare, disegnandolo a occhi chiusi come un otto, e il realizzare non è passato troppo tempo: il 16 agosto 2022, non a caso giorno di San Rocco, il Cammino è stato inaugurato. «Il nostro simbolo sono tre cerchi tangenti, ognuno del colore predominante in quel pezzetto del territorio. Così se Mori è giallo come il marmo, la Val di Gresta è rossa come la sua terra e la zona di Brentonico, sul monte Baldo, è verde, come è verde il suo paesaggio» racconta Ulisse Paolini, presidente dell’Associazione che ha pensato, realizzato e ora gestisce il Cammino. «Uniamo due territori che si specchiano, ma sono come due sorelle separate: vivono vicine ma non si frequentano», racconta Antonella. «Io ho sempre camminato molto in zona – prosegue –, ma tracciandolo mi sono resa conto che c’erano tanti posti anche qui vicino dove non mi ero mai affacciata».

Il Cammino di San Rocco è nato dal basso, ma è stato pensato in grande. Come i sentieri gestiti dalla Sat, la società alpinisti tridentini, ha un segnavia bianco e rosso con in più il logo di tre colori e un numero di riferimento, F20. «Abbiamo anche un sito con le mappe georeferenziate che permette di non perdersi, ma anche di trovare le “emergenze culturali” sul territorio, l’ospitalità e anche le fontanelle», racconta il presidente. Merito di un lavoro molto ingegneristico, per cui i volontari sono stati divisi in sottogruppi responsabili di una parte del progetto. Antonella è una dei referenti di tappa, sulla credenziale si trova il suo numero di cellulare e per ogni evenienza si può far riferimento a lei. Quando si arriva a Brentonico invece si può chiamare Mario, che si adopera per far conoscere il paese – la medievale Cripta di S. Giovanni, Palazzo Eccheli Baisi con il suo giardino affacciato sui monti – e anche per dare una mano per la sistemazione, che qui non manca, essendo comunque una località piuttosto turistica all’interno del Parco Naturale Locale del Monte Baldo.

Così non è in Val Gresta, la valle degli orti che se ne sta discosta e soleggiata, con tutti i campi terrazzati strappati alla montagna in ogni palmo di terra utile. Un posto di una quiete invidiabile, dove si aprono paesaggi sovrumani: il Baldo, le vette della Lessinia, la Val d’Adige, le piccole Dolomiti, il Pasubio. Da qui si sale sul monte Creino con le trincee della Prima guerra mondiale che ricordano come qui non sia sempre stato così pacifico e una vista maestosa sul Garda, che si apre come un fiordo, con la superficie dell’acqua schiaffeggiata dal vento. «Con il Cammino – dice Ulisse – abbiamo voluto portare un turismo minimo e rispettoso anche qui, dove di visitatori non se ne vedono, provando a far fruttare quello spirito di accoglienza che abbiamo appreso in giro, camminando».
INFO. Cammino di San Rocco - lunghezza 70 km, 5 tappe,
partenza e arrivo Mori; camminosanrocco.it

Il Cammino delle Terre Sospese
Disegnato su una mappa, il Cammino delle Terre Sospese assomiglia a un fiocco, un nodo delle scarpe di quelli che disegnano i bambini piccoli: con un centro dove convergono i lacci e due svolazzi belli grandi. «Nel tracciarlo abbiamo pensato a un otto che lega i due versanti della nostra valle e unisce tutti i paesi», racconta Elisa Travaglia, vicepresidente dall’Associazione destinazione Val di Cembra che gestisce il Cammino delle Terre Sospese. Le terre sospese son quelle che stanno lì, nella montagna di mezzo, né altissima né fondovalle. «Il nome ci piaceva perché i paesi della Val di Cembra sono tutti così, aggrappati a metà costa: sotto ci sono vigneti e campi, sopra boschi. E poi, siamo onesti, qui la vita alla volte sembra un po’ sospesa nel tempo. Ma è anche vero che siamo in un momento storico di passaggio, all’alba di un possibile cambiamento». E il Cammino è parte, se non motore, di questo processo teso a ripensare il futuro. «Il nostro non è solo un percorso fisico, ma un ambizioso progetto di comunità, per riscoprire un’identità comune e per contribuire a collegare le persone che vivono e amano la valle».

«Tutto è nato nel 2021: un gruppo di una trentina di persone con nessun’altra caratteristica in comune se non avere a cuore il destino della valle si sono incontrate per discutere su cosa si potesse fare per la Val di Cembra» racconta Elisa. «Dopo aver conosciuto l’esperienza del Cammino di San Rocco abbiamo pensato che un Cammino potesse essere la risposta giusta ai nostri bisogni». Detto, fatto. Con spirito fattivo assai trentino hanno disegnato un percorso ad anello che parte da Lavis e risale la valle, toccando tutti e sette i Comuni per tornare a Lavis. «Non abbiamo dovuto costruire nulla: abbiamo collegato i sentieri esistenti, unendo sulla carta e sul terreno il dedalo della vecchia viabilità locale che era caduta in disuso».
Ne sono uscite sei tappe, 92 chilometri di un percorso mai troppo faticoso che lambisce le cave di porfido di Albiano e gli spettacolari vigneti terrazzati che disegnano il paesaggio del lato solivo della vallata, attraversa boschi di abeti, faggi e larici, paesi, frazioni e masi attaccati alla montagna come quadri alle pareti. Un Cammino che permette di visitare le piramidi di terra di Segonzano e i resti del castello trecentesco, un mozzicone di torri e mura che sta proprio nel centro della valle, su uno sperone di roccia che sembra uno scoglio in mezzo al mare di vigneti.

Un modo per mettere sulle mappe del Trentino una valle che non conosce affollamento turistico, anzi, quasi non conosce turismo. Collocata tra la verdissima Val di Fiemme e l’Adige, la Valle di Cembra è sempre stata povera e periferica, seconde case ce ne sono poche, spopolamento – specie in alta valle – tanto. «E allora il Cammino per noi rappresenta una piccola risposta dal basso, per sviluppare un turismo diverso, di relazione, in linea con un modello di sviluppo del territorio che ci piace». Modello che passa da sette pilastri, che esprimono i valori su cui si vorrebbe fondare la comunità di valle. «Equità, per camminare insieme senza lasciare indietro nessuno, ma anche ecologia, per proteggere il territorio che è la nostra risorsa, intraprendenza perché è necessaria per proiettarci verso il futuro ma anche identità, perché ci serve come punto di partenza per aprirci al mondo. E poi restanza, perché è l’idea di base per vivere meglio nella nostra valle, valorizzando la cultura locale, la nostra vera anima», spiega Elisa.
E poi, ovviamente, accoglienza. «Che non manca, almeno come attitudine, perché qui ancora non ci sono molte strutture ricettive». Ma che chi arriva in Val di Cembra comunque trova, in una forma assai spontanea. «È una spontaneità positiva, che i camminatori apprezzano, capiscono che il progetto riguarda davvero la gente che vive in questa valle». La riguarda a tal punto che i primi fruitori per ora sono gli stessi valligiani. «Per tanti l’apertura del percorso è stato un modo per tornare nel paese accanto, dove erano anni che non andavano». Ma soprattutto per scoprire la bellezza diffusa sul territorio. «Un amico mi ha ringraziato: per la prima volta ha visitato una chiesetta del Quattrocento nel bosco a due chilometri da casa sua. Eppure è lì dal Quattrocento».
INFO. Cammino delle Terre Sospese - lunghezza 92 km, 6 tappe,
partenza e arrivo Lavis; camminoterresospese.it

Altri cammini in Trentino
- Sentiero della Pace - lunghezza 495 km, 35 tappe lungo la linea del fronte, dal Passo del Tonale alla Marmolada; visittrentino.info
- Cammino di Carlo Magno - lunghezza in Trentino 67 km, 4 tappe tra Vermiglio e Carisolo; camminodicarlomagno.it
- Cammino di San Vili - lunghezza 100 km, 5/7 tappe, due varianti (alta e bassa), partenza da Madonna di Campiglio, arrivo a Trento o viceversa; camminosanvili.it
- Sentiero Frassati - lunghezza 100 km, 7 tappe da Arco al Santuario di S. Romedio; sat.tn.it/sentiero-frassati
- Cammino dei 7 laghi - lunghezza 80 km, 5 tappe, partenza e arrivo Sarche; camminodeisettelaghi.it
- Sentiero del Dürer - lunghezza in Trentino 20 km, 2 tappe dal Klösterle di San Floriano (Egna, Bz) alle piramidi di Segonzano; visitfiemme.it
- Cammino Retico - lunghezza in Trentino 68 km, 3 tappe da Lamon (Bl) a Castello Tesino; camminoretico.it
