Patrocinato dal Touring, esce nelle sale italiane l'opera della regista Lydia B. Smith
Sei vie per Santiago, il nuovo documentario sul Cammino
28 maggio 2015
di Tino Mantarro
Tempo di lettura-3 minuti
Serve poco per cambiare la vita. Alle volte basta una zaino, meglio se leggere, delle scarpe comode e la voglia di mettersi in gioco e iniziare a camminare. Lo sanno bene tutte quelle persone, e sono tante, che ogni anno intraprendono il cammino di Santiago. Nel 2010 sono state ben 270mila. Cattolici, atei, agnostici, atletici, sovrappeso, poco importa. Quel che conta è camminare lungo il cammino. C’è chi soffre e chi rinuncia. Chi ci prova e riprova. Chi arriva in bicicletta e chi quasi strisciando. Chi vive un’esperienza fisica e interiore che gli cambia la vita. E chi si dice che mai più farà qualcosa di simile. Sono tante vie diverse per arrivare a Santiago de Compostela.
Sei di queste vie sono state raccontare in un documentario, Sei vie per Santiago: Walking the Camino, pluripremiato film della regista e produttrice americana Lydia B. Smith. Un documentario patrocinato dal Touring Club italiano, vincitore dell’American documentari film festival nel 2013, che sarà nelle sale di tutta Italia dal 4 giugno, distribuito da Cineama. Una produzione assolutamente no profit che ha raccolto poco meno di 500 mila dollari da donatori privati nel corso di cinque anni ed è nella lista dei dieci migliori incassi di documentari USA nel 2014, grazie solo all'aiuto di un piccolo staff impegnato e decine di volontari.
Un film ambizioso e indipendente che segue da vicino un gruppo di persone che affrontano il viaggio, ognuno con le proprie ragioni, motivazioni e aspettative, dotati solo di uno zaino, un paio di stivali e una mente libera e aperta. I protagonisti arrivano da tutto il mondo: Annie dagli Stati Uniti lo fa per motivi spirituali, Misa, danese, lo fa per una sfida sportiva; Sam, brasiliana, per ritrovare se stessa; Wayne, canadese, per onorare la memoria della moglie; Tatiana, francese, per devozione a Dio, quella che manca a suo fratello Alexis, ateo, che l’accompagna per tenere a bada il figlio di tre anni. Tante storie diverse per interpretare un’unica esigenza, andare e seguire le infinite strade che portano a Santiago.
«Quando qualcuno torna dal Cammino e la gente chiede loro “com'è stato?”, non ci sono davvero risposte reali. Si tratta di un'esperienza incredibile ed intensa. Ho cercato di creare un film che rispondesse a questa domanda in modo che i pellegrini potessero dire ai loro amici: “ Forza venite a vedere il film, questo è quello che ho vissuto!”» spiega la regista. Del resto è vero: basta seguire il Cammino e poi quello che accade si vedrà.