La natura sa preservarsi nella sua bellezza, un concetto semplice quanto a volte poco afferrato. Questa volta però la suggestione ha ispirato una soluzione ecosostenibile per fruire delle spiagge italiane nell’estate segnata dalla pandemia.
Si chiama Bargain il progetto con cui l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale sta utilizzando le posidonie che si accumulano sul litorale per installare dei veri e propri “arredi balneari”. Le posidonie sono quelle piante marine, simili ad alghe, che una volta morte e spiaggiate si accumulano sulla battigia in grande quantità: parecchio antiestetiche, vengono rimosse spesso insieme a grandi quantità di sabbia, con grave danno all'ecosistema (gli ammassi aiutano infatti a prevenire l'erosione).  

L’idea - sperimentata a San Felice Circeo, in provincia di Latina, e a Cerveteri, nella provincia romana presso il monumento naturale della Palude di Torre Flavia - è confortante, soprattutto dopo essere inorriditi all’idea di accedere a spiagge invase da plexiglass e marchingegni per distanziarci e permettere accessi regolati al mare. Il progetto ha la paternità di Enea, l’ente pubblico di ricerca che si dedica a energia, ambiente e nuove tecnologie per conto del Ministero dello sviluppo economico: «l’idea è di utilizzare la Posidonia oceanica per realizzare barriere di sicurezza ecologiche» spiegano. Come? 

Posidonia in mare / Getty Images
I SEPARÉ ECOLOGICI
“Vogliamo realizzare pannelli divisori imbottiti con Posidonia, raccolta ed essiccata, per separare gli ombrelloni e creare dei percorsi di accesso all’acqua, in linea con l’attuale normativa sanitaria», spiegano all’Enea. I “separé” ecologici sono alti circa 120 cm e larghi 200 cm, dotati di telai in acciaio e fodera in plastica riciclata o in materiali naturali. E a fine stagione l’imbottitura può essere semplicemente svuotata sulla spiaggia dove torneranno a svolgere l’originaria funzione di protezione dall’azione erosiva provocata dalle onde.
Il beneficio non sarò solo sanitario per la comunità, ma i dispositivi rappresentano un modo per gestire le invasioni di alghe che occupano spesso molta superficie, generando cattivi odori: se raccolti insieme ad altri rifiuti, infatti, i cumuli devono essere smaltiti, con costi ingenti per operatori e amministrazioni locali che devono provvedere alla loro rimozione. Ecco quindi il nome di "spiaggia ecologica".
Il primo test a San Felice Circeo
GLI EFFETTI DELLA POSIDONIA OCEANICA
I ricercatori dell’Enea spiegano come la Posidonia oceanica sia un importante indicatore dello stato di salute del mare in grado anche di ridurre i fenomeni di erosione costiera, produrre ossigeno, contribuire alla conservazione degli ecosistemi e della biodiversità. La loro rimozione, oltre a sottrarre quantità elevate di sabbia alle spiagge, privandole della naturale protezione dalle mareggiate, sottrae biomassa e nutrienti importanti per gli ecosistemi costieri, con conseguente impoverimento della biodiversità. 
 
Un recente studio ha calcolato che la rimozione meccanica di Posidonia spiaggiata, la cosiddetta “banquette”, in 19 spiagge ha fatto perdere in 9 anni (2010-2018) un volume di sabbia di oltre 39.000 mc, equivalenti a circa 30.000 tonnellate di sabbia.
Il litorale di San Felice Circeo / Getty Images