

TRE VOLTE CAPITALE
Bisogna partire con una nozione che spesso sfugge. Ravenna oggi non è più sul mare, ma un tempo era un porto. Un porto di quelli importanti, uno dei principali del mondo romano e bizantino, da quando Ottaviano Augusto vi stabilì la flotta incaricata della difesa dell'Adriatico. Più tardi, in epoca tardo imperiale e bizantina, l'abitato intorno al porto prese il nome di Classe (Classis in latino significa flotta): possiamo ancora vedere com'era, visto che fu ritratto nel mosaico di Sant’Apollinare Nuovo (VI secolo). Dal porto Ravenna trasse la sua ricchezza e il suo prestigio: un prestigio non da poco, se pensiamo che la città fu capitale ben tre volte, dell'Impero romano d'Occidente (402-476), del Regno degli Ostrogoti (493-553) e dell'Esarcato bizantino (568-751).
Oggi a Classe, che si trova a 4 chilometri dalla città, si possono ammirare i resti dell'antico porto, recentemente valorizzati, e la Basilica di Sant'Apollinare in Classe, definita una dei più grandi esempi di basilica paleocristiana e decorata anch'essa da meravigliosi mosaici. Insieme a loro, il nuovo museo Classis Ravenna costituisce il Parco Archeologico di Classe: un meraviglioso complesso storico-architettonico-museale che racconta storie e vicende di una delle più importanti città del Mediterraneo, cui si aggiungerà in futuro anche la musealizzazione della Basilica di San Severo.

L'ARCHEOLOGIA IN TEMPI MODERNI
Ma veniamo al nuovo museo, definito semplicemente "il più importante intervento di recupero di archeologia industriale volto alla realizzazione di un contenitore culturale". L'impatto, quando si arriva, è di quelli forti: lo zuccherificio è imponente, grandioso; al suo esterno è stato collocato un mosaico moderno che raffigura lo scorrere dell'acqua (il mare) da cui tutto ebbe inizio. Anche all'interno la meraviglia continua: le architetture industriali - con il ferro trattato al naturale - sono state conservate, creando un contenitore affascinante. E poi si scopre il progetto espositivo, elaborato da una Commissione scientifica presieduta da Andrea Carandini;
Gli oltre 600 reperti archeologici presenti - che testimoniano l’evoluzione del territorio e la multietnicità delle sue popolazioni - seguono una “linea del tempo” che dall’epoca umbro-etrusca giunge all’Alto Medioevo, attraverso cinque fasi diverse. Un accorgimento riuscito, che crea uno stretto rapporto tra la storia e le opere allestite, dando vita a una visita immersiva; peraltro il racconto si sviluppa avvalendosi di apparati multimediali, plastici e multiproiezioni.

Soltanto qualche reperto, per invogliare alla visita. Bellissimo il Tesoro di Classe, del VII secolo, che comprende 7 cucchiai e una coppa (patera), probabilmente prodotti a Ravenna: gli oggetti facevano parte di differenti servizi da tavola e furono nascosti a Classe dentro una fossa scavata accanto a una strada, nella zona portuale. Poi i mosaici, tra cui quello del I secolo a.C. con i resti di una scena che vede protagonisti due pugili. Ancora, il sarcofago di Vibio Proto, del III secolo, e una bulla in oro con decorazione a sbalzo a grappoli d’uva, I secolo. Ma c'è molto altro, naturalmente.
Da notare che Classis Ravenna - realizzato grazie al contributo dello Stato, del Comune di Ravenna, dell'Unione Europea e della regione Emilia-Romagna, con l'apporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, è anche centro di ricerca ed è dotato di laboratori per lo studio e il restauro. Per far fede a quell'idea vincente di "museo della città e del territorio" e di "museo vivente" tanto voluta da chi l'ha pensato e realizzato.

INFORMAZIONI
Tel. 0544 473717; classisravenna.it.