L'Italia è per eccellenza una destinazione esclusiva, eppure nel panorama del turismo di lusso europeo è solo quarta dopo UK, Francia e Spagna, con il 15% del mercato per un fatturato che oscilla tra gli 80 e i 100 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 4% del Pil nazionale, sul 6% che rappresenta il turismo in generale. Secondo le proiezioni, entro il 2025 (Fonte CNR-IRISS) il settore del turismo di lusso dovrebbe crescere più velocemente di qualsiasi altra tipologia di turismo.
Investire nel turismo del lusso è fondamentale per consolidare la nostra posizione nel mercato turistico globale e garantire uno sviluppo sostenibile a lungo termine per il nostro Paese. Le nostre ricchezze culturali, artistiche e gastronomiche sono tesori che possono essere valorizzati attraverso esperienze di lusso, attirando una clientela esigente e disposta a investire in un'ospitalità di prima classe. 
Tradizionalmente i viaggi di lusso sono stati associati a hotel e servizi estremamente costosi, tuttavia negli ultimi anni il concetto di lusso è cambiato e si è evoluto diventando sempre più sostenibile, attento alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale e ambientale e soprattutto incorporando esperienze uniche e personalizzate in grado di arricchire i turisti. Quello di lusso è infatti un concetto ormai vecchio, che suggerisce il concetto di effimero, sostituito da quello del turismo d’alta gamma, che si traduce in esperienza e personalizzazione.
Il turismo esperienziale porta a ricercare qualità, ritmi più lenti, valori autentici e l’interazione con la destinazione e con le comunità locali. Gli operatori non devono più fornire prodotti ma esperienze. E ancora destinazioni inusuali, pacchetti turistici non standardizzati ma “sartoriali”. Questo il panorama emerso lo scorso novembre a Venezia nel corso di Mice Trade Show, organizzato da Eureka Mice International, cui hanno partecipato oltre 150 bayer internazionali che hanno incontrato i responsabili delle migliori destinazioni e hotel d’Italia e del Mediterraneo. 

Il punto di forza del nostro Paese rimane il suo patrimonio culturale, che continua ad attirare visitatori di mercati consolidati come quello inglese o americano, ma anche i nuovi mercati turistici, come quello emergente di Hong Kong. Dopo l’inevitabile battuta d’arresto dovuta alla pandemia inoltre, il crescente fenomeno dell’overtourism durante l’alta stagione spinge il turismo d’alta gamma verso la destagionalizzazione, con evidenti effetti positivi dal punto di vista economico e dell’occupazione. In grande aumento le richieste legate al turismo culturale, a quello enogastronomico e al segmento benessere, inteso non solo come terme e spa ma nel senso più ampio come ricerca di destinazioni che favoriscono il benessere psicofisico, o di quelle che rispondono alla domanda di attività oudoor. I viaggiatori sono anche orientati verso l’esperienza dello shopping e visitano il nostro Paese per acquistare beni di lusso/moda in cui eccelle il Made in Italy (6,3%). Questa motivazione coinvolge maggiormente la Generazione di Baby Boomers (over 60; 7%) e Generazione Y (31-45 anni).
Nel 2024 la sfida che attende il nostro Paese per attirare maggiormente il turismo d’alta gamma sarà quella di ripensare i tradizionali modelli di servizi, strutturandoli in modo più flessibile e dinamico, valorizzare destinazioni alternative, ma anche puntando a servizi ricettivi d’eccellenza e organizzando in modo armonico i nostri saperi, sapori, saper fare e saper vivere, valorizzando sempre di più l’Italian Way of Life.