«La nostra decisione - racconta l assessore all’urbanistica Alex Perassoli - non fa altro che assecondare una tendenza del mercato già in atto: la crescita demografica della città è ferma da anni, l’industrializzazione anche e comunque non sarà quella che abbiamo conosciuto nei decenni passati. Oltre a questo reputiamo un valore non incoraggiare il consumo del suolo ma al contrario valorizzare il patrimonio edilizio già esistente». Trentadue ettari non sono che una goccia per un Paese che ne consuma tra i 75 e i 140 al giorno. Ma è un ottimo segnale che si somma a tanti piccoli segnali di cambiamento che vengono dai alcuni Comuni italiani. Comuni che hanno adottato la politica “consumo di suolo zero” consapevoli che il territorio è un bene limitato che va preservato. Anche perché se per scavare 50 centimetri di terreno occorre solo il movimento di una ruspa, per rigenerarne 10 occorrono 2000 anni.
«Il nostro è prima di tutto un tentativo di riconoscere valore al lavoro agricolo - spiega ancora l’assessore - anche perché ci troviamo al centro di una regione che produce eccellenze in campo alimentare. Il cambiamento da noi introdotto non vuole rappresentare solo un vincolo di tutela paesaggistico ma vuole al contrario sostenere un mondo per noi di assoluta importanza». Un bel segnale, in vista di Expo. Una decisione che andrebbe ripetuta altrove.