Il 7 luglio 2019 le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono state iscritte dall’UNESCO nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità. Sono il 55° sito italiano inserito nell’elenco e l’8° paesaggio culturale, al pari della Costiera Amalfitana, delle Cinque Terre, del Cilento e Vallo di Diano, dei Sacri Monti, della Val d’Orcia, delle Ville e dei Giardini Medicei e dei paesaggi vitivinicoli delle Langhe, Roero e Monferrato.
La cronometro di ieri, poco più di 34 km tra Conegliano e Valdobbiadene, ha “fotografato” questo paesaggio con le sue peculiari caratteristiche: sulle dorsali collinari si attestano i ciglioni, piccole terrazze erbose su cui trovano spazio i vigneti. Intorno boschi, villaggi e coltivi. Fin dal Seicento i vignaioli hanno modellato queste aspre pendici, dando vita a un paesaggio a scacchiera, dove i filari si alternano paralleli o verticali rispetto alla pendenza. Per combattere l’attacco della Peronospera ai vitigni, nell’Ottocento è stata introdotta una particolare tecnica di coltivazione, la “bellussera”, che prevede una disposizione geometrica delle viti: dalla sommità di pali di legno, alti tre o quattro metri, partono a raggiera fili di ferro. I tralci vengono fatti arrampicare dal palo e quindi sviluppare lungo i fili. L’effetto visivo, soprattutto dall’alto, è quello di un disegno che assomiglia a un grande alveare. Come api industriose i viticoltori continuano, proprio per queste caratteristiche strutturali dei vigneti, a lavorare a mano nelle vigne. Sono pratiche rispettose dell’ambiente che fanno un uso virtuoso del territorio e che permettono di far coesistere i piccoli vigneti sui ciglioni con siepi, filari di alberi che collegano boschi e coltivi e la punteggiatura di piccoli villaggi lungo le strette vallate e le cime delle creste.
Conegliano è sede della prima Scuola enologica fondata in Italia. La sua storia s’intreccia con quella delle vicende storiche che portarono all’Unità d’Italia. Tra i suoi fondatori ci sono nomi che presero parte al Risorgimento italiano e che sono figure importanti della cultura tecnica e scientifica del positivismo italiano: Antonio Carpenè, chimico ed enologo, e Giovanni Battista Cerletti, furono entrambi garibaldini ed ebbero modo di lavorare a fianco di un grande scienziato come Louis Pasteur. La scuola venne istituita con regio decreto il 9 luglio del 1876. La sede originaria fu distrutta durante la Grande Guerra. Ricostruito nel 1924 il nuovo edificio, nel 1927, in occasione dei suoi primi 50 anni di vita, ospitò la prima Mostra internazionale d’arte ispirata alla vite e al vino.
Giro d'Italia, tappa 14. Foto Lapresse
Ma queste colline non sono solo vigneti. C’è una pianta che cresce ai margini dei filari, l’Heliantus tuberosus, e li profila con le sue gialle corolle. Sono più noti con il nome un po’ misterioso di topinambur, di cui si mangia il dolce tubero, un po’ patata un po’ carciofo. Sono stati anche loro cantati da quel vedutista in versi che fu Andrea Zanzotto, che ne fece quasi un simbolo della sua poesia, così come Montale coi girasoli (anche l’Heliantus tuberosus muove le sue infiorescenze verso la luce). Li chiamava «favi di luce soavi» e ne lamentava il diradarsi nell’«irreggibile / trapungere d’autunno».
Al giallo dei fiori di topinambur, all’incipiente rugginoso dei filari da poco svestiti dei loro frutti, ieri si è aggiunto il lampo iridato della terza vittoria di Filippo Ganna, inarrestabile locomotiva sui binari dell’eno-cronometro. Gli altri pedalavano e lui sfrecciava. Se la corsa contro il tempo di ieri doveva dare indicazioni sul prossimo svolgimento della gara, in vista della terza e conclusiva settimana, quello che si è visto è che Joao Almeida passa l’esame e da sorpresa di questo Giro diventa concreta promessa di vittoria finale. Il giovane lusitano in maglia rosa, in patria ormai più famoso del famoso vino rosé Mateu, ha dato segni di grande freddezza e maturità nel gestire la corsa. Non resta che attenderlo nelle prossime tappe di montagna e, presumibilmente, di gran freddo, per testare sulla lunga distanza, e sulla capacità di recupero psicofisico, l’ormai suo comprovato talento.
Giro d'Italia, Filippo Ganna lungo la tappa 14. Foto Lapresse
Giro d'Italia, Joao Almeida all'arrivo della tappa 14. Foto Lapresse
Ieri però, lo devo ammettere, mi sono concesso una distrazione dalla corsa rosa. Alle 18, in un bar di Valdobbiadene, dal precario collegamento di un sito internet, accompagnato da un vecio sodale cacciavite e da un piccolo promettente virgulto, ho sofferto e poi gioito per un derby finalmente rossonero. E ho celebrato il mio personalissimo “Prosecco alla tappa” alzando più di un calice alla salute dell’immortale Re Nasone.
In occasione del Giro d'Italia, per tutto il mese di ottobre il volume Touring "Il Giro dei Giri" è scontato del 40% per i soci Touring.