A Enna che è l’ombelico di Sicilia – e quindi del Mediterraneo – la partenza era dalla cima di Montesalvo, dove appunto svetta l’obelisco che dice che siamo al centro di tutto. Peccato non poter girare intorno lo sguardo, come se avessimo il volto della Gorgone dai capelli intrecciati di spighe e serpenti – detto fra noi, a me, basterebbero i capelli e basta... - , e scorgere in lontananza Tirreno e mare d’Africa e Jonio... L’unico mare è quello lattiginoso di foschia che sfuma e cancella gli orizzonti. Oggi è uno di quei rari casi in cui dalla partenza si sarebbe potuto già vedere l’arrivo, a Muntagna. Invece niente, ci dobbiamo accontentare, per tutto il viaggio, di immaginarla là dietro la coltre di grigio. Quanto al mito a Enna va in scena quello di Kore e Persefone, o Cerere e Proserpina: la madre e la figlia che in quel loro stagionale perdersi e riabbracciarsi segnano il ritmo delle stagioni. Per noi qui al Giro, che viviamo la stagione della corsa all’incontrario, trapiantati dalla primavera all’autunno, è un invito a leggere e capire la relatività e l’accidentalità degli eventi.
Tappa 3 Giro d'Italia 2020, Enna-Etna - foto Lapresse
Evento accidentale, ma forse fatale, è quello che disarciona di sella, quando la corsa è appena cominciata – anzi, sportivamente non lo è ancora, perché accade nel trasferimento del gruppo verso il km 0 – uno dei favoriti della gara. Il gallese Geraint Thomas va per le terre e si fa male per colpa di una borraccia di un collega che, a un sobbalzo del terreno, fuoriesce dalla sua sede e gli finisce tra le ruote. Lo aspettano oltre 4 ore di pedalata con varie, doloranti ammaccature. La strada è una corda sinuosa e allentata tra il cuore dell’isola e la sua cima per eccellenza, la montagna al quadrato. Mongibello, il tradizionale nome dell’Etna, è doppio nome (il latino mons e l’arabo gebel), quasi a sottolineare che un “monte più monte” di questo non c’è. Si passano Leonforte, con l’austero palazzo Branciforti che si erge nel mezzo delle case del centro; e Agira, patria di Diodoro Siculo – eccezionale “storyteller” di duemila anni fa, che sia benedetto! – e delle miracolose “cassatine”, formidabile rifornimento di zuccheri anche per noi suiveurs.
Tappa 3 Giro d'Italia 2020, Enna-Etna - foto Lapresse
Intanto la corsa si svolge tra il copione previsto – fuga da lontano, ma con due siciliani a cercare gloria: Francesco Romano, da Vittoria, e il veterano Giovanni Visconti – e le sofferenze di Thomas. La strada abbraccia l’Etna da sud per poi prenderlo alle spalle da nord. Per la prima volta nei numerosi arrivi del Giro sotto il Vulcano, lo si attacca dal versante di Linguaglossa che sale e Piano Provenzana. Fitti boschi di castagni che lasciano poi campo alle distese nere, impressionanti, di lava. Nel frattempo il meteo cambia e salendo aumenta il freddo, il vento e comincia a piovere. Il povero Geraint si stacca già molto prima della salita e sulle pendenze cede anche un altro favorito e, guarda caso, un altro britannico: Simon Yates. La Sicilia che era stata a partire dall’Ottocento meta amata dalla gente di Albione – i Whitaker, gli Ingham, i Woodhouse, la borghesia intraprendente che aveva fatto fortuna coi velieri e le botti di vino marsala – oggi respinge capricciosa l’assalto dei ciclisti d’Oltremanica.
Tappa 3 Giro d'Italia 2020, Enna-Etna - foto Lapresse
Per assecondare la voglia di “fabulazione” che suscitano i luoghi in Sicilia, all’arrivo di Piano Provenzana, al cospetto del vulcano imbronciato e incappucciato di nuvole, abbiamo incontrato Paolo Alberati per il quale non basta una sola definizione a qualificarlo: ex corridore professionista per tre stagioni (1995-98) su strada, e poi per dieci in mountain bike; quindi allenatore, preparatore biomeccanico, talent scout, procuratore; ma anche scrittore di storie di ciclismo (biografie su Coppi, Bartali, Giannetto Cimurri); inventore del Parco ciclistico dell’Etna (parcociclisticoetna.com). A noi oggi interessava farlo parlare soprattutto di quest’ultimo progetto, nato nel 2018, e che in due anni ha tracciato, lungo i pendii della “Muntagna” per eccellenza, sei percorsi di ascesa in quota, partendo da versanti diversi. Un’intelligente mappatura del territorio, pensata per chi ama la salita sui pedali ma che sa apprezzare il territorio e le peculiarità ambientali – la natura, il buon cibo, le tipicità... Ogni tracciato è dedicato a un campione ciclista: proprio oggi, il tratto da Linguaglossa a Piano Provenzana è stato intitolato a Michele Scarponi, e alle altre vittime degli incidenti stradali, per sensibilizzare la campagna #salvaciclisti.
Tappa 3 Giro d'Italia 2020, Enna-Etna - foto Lapresse
Paolo Alberati ha sempre le parole giuste per raccontare le sue imprese, siano essere quelle di intelligente propositore di occasioni di valorizzazione di luoghi e strade – come nel caso del Parco ciclistico dell’Etna - , sia quando parla della sua attività di talent scout ciclistico. Nell’estate del 2015 ha ospitato per settimane a casa sua, sul versante sud del vulcano – è lì che Paolo, umbro di nascita ha messo radici e famiglia – un diciottenne colombiano di belle speranze, campione del mondo juniores della mountain bike. Ancora nessuno lo sapeva, ma in quelle tre settimane sotto il Vulcano stava nascendo un talento e Paolo lo ha visto sbocciare con l’emozione con la quale un appassionato giardiniere vede spuntare nel suo giardino un fiore esotico. Quattro anni dopo, lasciate le piste fuoristrada per cominciare a vincere sull’asfalto, Egan Bernal dal podio degli Champs Elysées, vincitore del Tour de France 2019, ringraziava “tutti gli amici italiani”. E Paolo, a raccontarlo oggi, si commuove ancora.
Il Giro riparte stamattina da Catania con una nuova maglia rosa: il portoghese João Almeida, con lo stesso tempo di Caicedo, ma con qualche punto in più nella speciale classifica di vittorie e piazzamenti che consegnano sulle sue spalle, almeno fino a questo pomeriggio, il simbolo del primato.
In occasione del Giro d'Italia, per tutto il mese di ottobre il volume Touring "Il Giro dei Giri" è scontato del 40% per i soci Touring.