Il Giro ha lasciato ieri l'Olanda, dopo il prologo a cronometro di venerdì e le prime due tappe in linea del weekend. Oggi i “girini”, come le cicogne, volano verso sud e atterrano in Calabria: domani mattina la Corsa rosa comincia a risalire la penisola. Dopo Apeldoorn, il Giro ha disegnato una farfalla, una losanga tra le due città di Arnhem e Nijmegen, partenza e arrivo, e poi arrivo e partenza delle due tappe di sabato e domenica. Anche i tulipani si sono tinti di rosa.

A Nimega c'era un castrum romano. Si chiamava Noviomagus Batavorum perché erano di stanza le truppe ausiliarie dei Batavi. I Batavi erano tribù germaniche che si misero al servizio dei Romani: gente tosta, abili cavalieri, tagliata per la guerra. I Romani se ne servivano per tenere a bada altre tribù germaniche, che fin dalla fine del I sec. a. C. premevano al di là del limes, più o meno tracciato dal basso corso del Reno. Poi un giorno i Batavi si stufarono di obbedire e per un paio d'anni fecero vedere i sorci verdi alla Roma imperiale, peraltro dilaniata dalla guerra civile nel'anno dei quattro imperatori che si contendevano il potere (68-69 d.C.).
La rivolta dei Batavi è raccontata da Tacito nelle pagine delle Historiae e divenne per gli olandesi un simbolo delle loro antiche radici nazionali: nel bel mezzo del “secol d'oro”, quando, dopo aver ottenuto la propria indipendenza dalla Spagna e dal Sacro Romano Impero, le Province Unite dei Paesi Bassi erano ormai una potenza europea e il grande Rembrandt (1661-62) dedicò una grande tela al cosiddetto Giuramento dei Batavi (oggi conservato al Nationalmuseum di Stoccolma), dove si vede raffigurato Giulio Civile, il principe batavo dal nome latino, chiamare a giuramento i suoi fedeli prima della rivolta, come racconta proprio un passo di Tacito: «Ascoltato con viva approvazione, Civile stringe a sé tutti quanti col rito barbarico e con le formule d'imprecazione tradizionali» (Historiae, IV, 15). Alla fine, ma con gran fatica, i Batavi vennero ridotti dai romani alla ragione e tornarono a essere formidabili servitori dell'impero. Almeno fino a quando, due o tre secoli dopo, nulla poterono contro le nuove ondate barbariche dal nord e dall'est.



I primi spettacoli da ballerina li fece, clandestinamente, per raccogliere fondi a favore della resistenza antinazista: anni dopo, quando ormai famosa ricordava gli anni difficili della sua adolescenza olandese, ebbe a dire che il miglior pubblico che avesse mai avuto non faceva il minimo rumore alla fine di ogni spettacolo. La ragazzina Edda van Heemstra, che riscuoteva applausi silenziosi si chiamava Audrey Hepburn.

