Gino Cervi, scrittore e giornalista, è autore di volumi di storia dello sport e curatore di guide turistiche (tra cui molte del Touring Club Italiano). Cultore di storia del ciclismo e di letteratura di viaggio, ci racconta storie di bicicletta, a partire dal Giro d'Italia 2016.
Il mare è lo stesso. Soltanto qualche grado di latitudine e 700 km più a sud. Quelli che separano Donoratico, costa degli Etruschi, Toscana, da Praia a Mare, quasi Basilicata ma ancora Calabria. Lo stesso Tirreno che chiamava il cuore, nel sogno, in un'Ode barbara del Carducci: “Chinommisi il capo tra 'l sonno in riva di Scamandro, ma il cor mi fuggì su 'l Tirreno”.
UN ODISSEO IN BICICLETTA
Anche a Diego Ulissi, di Donoratico – praticamente dietro casa del poeta di Castagneto e Bolgheri – , ieri è fuggito il cuore sul Tirreno. È fuggito fino a tagliare davanti a tutti il traguardo di Praia a Mare, quarta tappa del Giro. È stato un ritorno, un nostos, come ci si aspetta da uno che si chiama Ulissi.
Il ciclista maremmano, ventisette anni a luglio, due volte campione del mondo juniores nel 2006 e nel 2007, da quando è passato professionista ha messo a segno vittorie che ne hanno mostrato la stoffa del campione. Attaccante, rapido, scaltro, Ulissi torna sempre a vincere al Giro: quella di ieri è la sua quinta tappa vincente nella Corsa rosa. Ulissi-Odisseo è uno che ritorna: anche dopo le sventure, come quella della squalifica di nove mesi dopo essere stato trovato positivo a un controllo antidoping al termine di una tappa al Giro del 2015.

RISALENDO LA PENISOLA
Il Giro da oggi riprende a correre sulla cresta del drago Appennino. Arriverà a Benevento, attraversando Vallo di Diano e Irpinia; dopo il Sannio e il Matese, a Roccaraso, ai piedi della Maiella, con il primo arrivo in salita. Poi, l'Abruzzo, la Sabina e l'Umbria, con l'arrivo a Foligno; quindi, risalendo la valle del Tevere, fino al ripido passaggio di Anghiari – dove, c'è da scommettere, ci sarà battaglia – e al Gran Premio della Montagna di Scheggia.
Si vola su Arezzo, da attraversare una prima volta per poi affrontare l'inedita ascesa, su fondo sterrato, dell'Alpe di Poti, per poi ritornare in città. Infine, la prima settimana del Giro si chiude nel Chianti, con la cronometro tra Radda e Greve, 40 km nel cuore del Chianti Classico.

BICI E VINO: IL MODELLO EROICA
Il connubio strade da bici e terre da vino funziona. Lo sta a dimostrare il successo ormai internazionale dell'Eroica, la ciclostorica che da quasi vent'anni si svolge sulle strade, prevalentemente sterrate del Chianti, della val d'Arbia e della val d'Orcia. Inventata quasi per gioco da un'allegra brigata di amici, a Gaiole in Chianti, capeggiati da Giancarlo Brocci, uno che, come i ciclisti pionieri di cento anni fa, non molla mai. Anche quando si fora o si cade, e si scende di sella, per poi risalirci e continuare sulla strada che ci si è tracciata.

RITROVARE I VALORI DEL CICLISMO
La sua idea, visionaria, è stata quella di immaginare a un ciclismo che riscoprisse i valori della fatica e dell'onestà sportiva. E lo facesse ripensando radicalmente l'etica e la fisiologia del ciclismo. Ha inventato la straordinaria favola dell'Eroica, il gusto del compiere l'impresa sfidando i propri limiti con i propri mezzi, senza scorciatoie farmacologiche, andando a cercare il piacere autentico dell'esperienza collettiva del pedalare insieme. Lo hanno certo aiutato, oltre al manipolo di Don Chisciotte e Sancio Panza che lo seguono da anni, la naturale, inimitabile bellezza delle strade bianche, quel reticolo di strade sterrate che solcano le colline chiantigiane, e più giù, quelle della val d'Orcia all'ombra di Montalcino e Pienza, tra pievi e castelli millenari e storici vigneti.

EROICA, UN FORMAT INTERNAZIONALE
L'Eroica, negli anni, cavalcando la riscoperta del vintage, e la bellezza inarrivabile delle biciclette d'epoca, è diventata un fenomeno virale, forse una moda. Ma ha accompagnato in Italia e nel mondo una rinnovata e ripulita idea di ciclismo. Ora l'Eroica è un brand internazionale e il “format” è esportato in tutto il mondo: Inghilterra, Spagna, California, Sudafrica, Giappone. Il biglietto da visita però è sempre quello: passione ciclistica, fascino del paesaggio, riscoperta dei valori sportivi, e della bellezza, della fatica.

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