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Buon Giro 2020!
MONREALE - AGRIGENTO, 136 km
Capolavoro architettonico dell’età normanna, sorge in posizione panoramica al centro del paese di Monreale, secolare centro del potere ecclesiastico nell'area palermitana. La cultura islamica, bizantina e romanica si mescolano in una delle più alte creazioni del medioevo italiano. La facciata serrata fra due torri dialoga con le tre absidi, rivestite di archi intrecciati e tarsie policrome in calcare e pietra. All'interno le tre navate sono completamente rivestite da elaborati mosaici a fondo d’oro, eseguiti a cavallo tra il XII e il XIII secolo da maestranze locali formatesi al seguito di mosaicisti bizantini, fra cui spicca nel catino del’abside mediana il colossale mezzo busto del Cristo benedicente con la scritta in greco ‘Pantocrator’. Il chiostro quadrato dell’antico convento dei Benedettini è un altro gioiello architettonico di fine XII secolo.
Nella campagna di Cefalà Diana, è un ben conservato edificio termale a pianta rettangolare e l'unico edificio del territorio a mostrare i segni della dominazione araba, anche se l’impianto originario potrebbe risalire ai romani. Fra i muri esterni in pietra irregolare corre una fascia di tufo con tracce di scrittura in caratteri cufici (i caratteri usati nella fase arcaica della scrittura araba). Cinque porte davano accesso all’unica sala. L’acqua affluiva dalla vicina sorgente calda (38 °C) in vasche interrate a due livelli nel pavimento. Il piccolo complesso è tutelato dalla Riserva Naturale Bagni di Cefalà Diana e Chiarastella, ricca di sorgenti che sgorgano da rocce carbonatiche.
Fondato nel 1629, il borgo è disteso su un colle aperto a sud-est verso la valle del Plàtani. L’impianto urbano si dirama a maglia regolare dalla vasta piazza del Duomo su cui prospettano la maestosa Chiesa Madre, di origine secentesca, e la chiesa di S. Antonio di Padova (1645), dal campanile cuspidato. Casteltermini è nota per la festa della S. Croce o del Taratatà che l'ultima domenica di maggio rievoca il ritrovamento di una croce lignea del tempo delle persecuzioni dell’imperatore Decio (III secolo), custodita nell’eremo di S. Croce a 3 km dal paese. Un corteo a cavallo con i rappresentanti dei ‘ceti’ in ricchi costumi introduce i danzatori in tunica bianca, i Taratatà, che eseguono una danza armata al suono dei tamburi saraceni.
A circa 4 km dal piccolo centro agricolo di Aragona, è una grigia distesa argillosa percorsa da crepe e punteggiata da vulcanelli alti pochi centimetri (macalube in arabo), che periodicamente eruttano con gran boati fango e sbuffi di gas metano. A provocare le esplosioni è la pressione di gas naturale accumulato nel tempo sotto strati di acqua e argille sabbiose. All’interno di questo paesaggio lunare erano allestiti un itinerario geologico e uno naturalistico, tra praterie e piccoli stagni temporanei, chiusi al pubblico dopo un incidente accaduto nel 2015.
La greca Akragas a due passi dal mare, con le meraviglie della Valle dei Templi e del Museo archeologico regionale, e l’araba Girgenti alta sul colle: nel dialogo ininterrotto di questa città doppia – una popolata dai turisti, l'altra dagli odierni abitanti fin nelle sue disordinate espansioni – sta la magia di Agrigento, lodata da Pindaro come «città più bella tra i mortali». Patrimonio dell’Umanità Unesco e tutelata da un Parco Archeologico e Paesaggistico, la Valle dei Templi propriamente detta comprende anche acropoli e santuari fuori dalle antiche mura. Tutti in stile dorico e riconducibili al v secolo a.C., i templi hanno la calda consistenza del tufo arenario conchiglifero, giallo, poroso e ricettivo alla luce. L'icona del complesso è il tempio della Concordia, del tipo periptero esastilo con 34 colonne, tra le architetture meglio conservate dell’architettura dorica. All’incanto della scena archeologica contribuisce l’intensità mediterranea della vegetazione di olivi secolari, mandorli, carrubi, cipressi.
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LA LIBRERIA
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