È come se il cerchio si fosse chiuso. Figlio di ferroviere, cresciuto letteralmente sui vagoni, il poeta premio Nobel Salvatore Quasimodo torna a vivere in una stazione, cuore di un parco letterario a lui dedicato. Non solo, lo fa a Roccalumera, il paese siciliano che anagraficamente non viene mai citato come luogo di nascita – che effettivamente è Modica – ma dove ha passato la infanzia e giovinezza.

La famiglia Quasimodo era infatti originaria di Roccalumera, un paese allungato sul mar Ionio, a metà strada tra Messina e Taormina, che guarda l'ultimo pezzetto di Calabria. Qui la nonna di origine greca aveva una filanda e il padre aveva iniziato a lavorare come ferroviere, nella stazione a metà tra le colline e il mare. A Roccalumera e agli anni della sua formazione messinese Quasimodo rimase legato tutta la vita. Il giorno dopo aver ricevuto il Nobel a Stoccolma prese la via della Sicilia, per incontrare il padre e gli amici storici. Ovviamente, ci andò in treno.

Così che il centro del Parco letterario Quasimodo sia una stazione dismessa appare una scelta felice, a ben vedere filologica, di certo quasi romantica. Dentro tutto è conservato come prima dell'abbandono, negli anni Novanta. Davanti alla biglietteria di marmo, si trovano fotografie e poesie, nella sala movimento libri e materiali. Il fulcro è lo studio originale del poeta sicilano, portato direttamente dalla sua casa di corso Garibaldi a Milano e rimontato pezzo pezzo, libri compresi, in quello che era l’ufficio del capostazione. Mentre su cammina per le sale, la colonna sonora sono i treni che sferragliano verso Catania.

«Il museo aprì grazie alla vittoria di un bando della Regione Sicilia dedicato all’istituzione di Parchi letterari. L’idea vincente fu proprio la scelta della stazione come sede, coerente con il percorso di vita di Quasimodo e assai suggestiva» spiega Carlo Mastroeni dell’associazione “Amici di Quasimodo”, e da allora direttore del piccolo museo. A spingere per il museo fu il figlio Alessandro, attore, che a Roccalumera ha continuato a venire anche dopo la morte del padre. «Alessandro si lamentava sempre che il padre venisse celebrato ovunque ma non nel paese cui era più legato. Così intorno al 1995 allestì un recital qui in paese, uno spettacolo che ebbe grande successo e da lì è partita quest’avventura» racconta Mastroeni.

Avventura che cresce di anno in anno. Perché il parco non si limita ai locali della stazione ma si espande fuori, sui binari, dove c’era un piccolo scalo merci in cui una volta si caricavano vagoni di arance e mandorle. Oggi qui stazionano cinque vagoni merci di quelli antichi, tutti in legno. All’interno è stata allestita una mostra di immagini che raccontano tutta la vita del poeta.

Fotografie che lo ritraggono lo mostrano come un Dalì più elegante, con lo stesso baffetto sbarazzino ma sempre in giacca e cravatta. Ad accompagnarti tra le sale raccontando la storia di Quasimodo c’è Federico – figlio di Mastroeni –, ventitré anni e una gran passione per questo posto che frequenta fin da bambino. Il parco comprende anche la torre saracena del borgo, costruita dagli arabi, dove sono conservate alcune gouaches dipinte da Quasimodo a ricordo della sua infanzia siciliana. Da qualche anno, al museo sono arrivate anche tutte le carte (soprattutto lettere e libri) dell'archivio famigliare Quasimodo, donate dal figlio Alessandro nel frattempo deceduto. «Con i fondi inesistenti che abbiamo, stiamo provando a catalogare tutto», racconta Mastroieni.

Certo, vien da pensare che strano Paese sia questo, dove un museo dedicato a un premio Nobel della letteratura, non a un qualunque scrittore di provincia, viene allestito e portato avanti da una associazione privata, da persone di buona volontà e grande dedizione, che ci mettono impegno e passione, non da una istituzione pubblica. Però così è, se vi pare, come diceva un altro scrittore da Nobel, sempre siciliano.

Allora viene naturale chiedere a Carlo Mastroeni, che nella vita fa l'avvocato, chi glielo faccia fare. «La passione. Anche se ci si stanca e si investe tanto, però ormai è quasi un’avventura di famiglia, che una volta intrapresa la porti avanti» racconta. Negli ultimi anni con loro hanno dei ragazzi del servizio civile, che tengono aperto e aiutano nelle attività correnti, e durante i tanti eventi che si organizzano.

Per finanziarsi partecipano a bandi, opporre vendono oggetti minuti legati al poeta di Roccalumera: bottiglie di vino rosso di Capo Faro, che era tra i suoi preferiti; gadget come magliette e cartoline; una biografia approfondita ricostruita con i documenti originali conservati qui nell'archivio, ma anche le ormai rare copie della prima edizione economica, del 1970, della raccolta di tutte le poesie di Quasimodo. «Un fondo di magazzino di un distributore che stava chiudendo che abbiamo ritirato» racconta. Tutto serve per sostenere la cultura.

INFORMAZIONI

Per visite al Parco Quasimodo a Roccalumera (Me) prenotare al numero 320.4468804 o via mail su parcosalvatorequasimodo@gmail.com.
Tutte le info sul sito web www.parcoquasimodo.it.