di Massimo di Nonno
3° Premio Fotografia
Nel mese di novembre del 2022, e per due rotazioni, ho viaggiato a bordo della nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere che svolge operazioni di salvataggio dei migranti provenienti dalle coste libiche nel mar Mediterraneo. Spesso le cronache ci parlano di numeri. Quanti sono sbarcati o, peggio, quanti sono annegati. Ma dietro i calcoli matematici ci sono vite umane.
Quando sono recuperati dalle barche instabili non si sa nulla della loro vita. Ma non conta, sono solo esseri umani. In questo pezzo di viaggio sanno di essere in luogo sicuro dove non esistono comfort, però hanno la certezza di essere vivi e trattati con umanità. In questa specie di arca, e per il periodo che sono a bordo, qualsiasi differenza viene annullata. Ciò che conta è la vita umana.
Un membro dell’equipaggio di MSF controlla con un binocolo l’orizzonte dal ponte di comando della Geo Barents in cerca di barconi con migranti nelle aree SAR (Search and Resque) nel mar Mediterraneo al confine con le acque libiche. La Geo Barents di MSF ha svolto il 34% delle operazioni di salvataggio grazie a questo controllo che si svolge ininterrottamente giorno e notte.
Un gruppo di uomini di varie nazionalità si lava immediatamente dopo il recupero dal barcone sul quale viaggiavano. Subito dopo i salvataggi viene fornita la prima assistenza. A tutti viene data la possibilità di lavarsi, in quanto spesso hanno del carburante sulla pelle che genera delle ustioni cutanee, e viene data loro una tuta da ginnastica che gli consente di cambiarsi.
Due amici provenienti dall’Africa subsahariana stesi su uno dei ponti della Geo Barents, durante la navigazione che li porterà verso l’Italia. Il ragazzo che indossa l’anello ha dichiarato che l’anello è molto importante per lui perché un ricordo di suo padre.
Una scena notturna del ponte della nave. Durante questa rotazione (la numero 19 del novembre 2022) sono state recuperate 572 persone di varie nazionalità. La nave era al colmo delle sue capacità di accoglienza e le condizioni di viaggio non facili. Inoltre le autorità italiane ritardavano ad assegnare un porto di sbarco complicando così la permanenza a bordo. Alla fine è stato assegnato il porto di Catania ma le procedure di sbarco sono state complesse in quanto si voleva procedere ad uno sbarco “selettivo”, ovvero solo i soggetti fragili, e lasciare a bordo gli altri definiti dal Ministro degli Interni “carico residuale”. Solo dopo le verifiche delle autorità sanitarie è stato concesso ai 273 rimanenti a bordo il permesso di sbarcare.
Tre ragazzi provenienti dal Gambia sostano a poppa della nave durante la rotazione numero 18.