Grazie anche a un finanziamento della Università Iulm di Milano, l'archeologo napoletano Filippo Avilia ha studiato nel tratto di mare vicino a Castel dell'Ovo varie strutture di tufo che fanno pensare a un attracco arcaico. Si tratta di quattro tunnel sommersi, una strada larga tre metri che presenta ancora i solchi scavati dai carri e una lunga trincea; tutti reperti databili circa a 25 secoli fa, quando il livello dell'acqua era più basso (tanto che l'isolotto di Megaride, su cui sorge oggi Castel dell'Ovo, era una penisola). Forse quei reperti a meno di dieci metri di profondità erano parte di un porto?
Mario Negri, rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm di Milano, ha detto ai microfoni durante la presentazione della scoperta: “Guardando Castel dell’Ovo a destra, ci si butta in acqua, si nuota per un po’ e sotto 10 metri ci sono delle fondazioni che potrebbero, sottolineo potrebbero, essere le tracce archeologiche del primo porto di Napoli. Siamo proprio al momento fondativo di questa straordinaria città”.
Le ricerche sottomarine riprenderanno a maggio con una verifica lungo tutto l'isolotto per scoprire resti di altri insediamenti.