Quel che resta dopo una rivoluzione sono sogni e speranze, un bel po’ di promesse da mantenere e, inevitablimente, qualche sgradevole conto economico che tocca fare. Così mentre in Libia oramai da giorni infuriano gli scontri per destituire il colonnello Gheddafi, nel piccolo Barhein si cerca una mediazione per scongiurare ulteriori scontri, i Paesi che hanno già consumato la loro rivoluzione cercano di ritornare a una precaria normalità.
È il caso della Tunisia, dove tutto ha avuto inizio, ed è soprattutto il caso dell’Egitto. Mentre il popolo festeggia l’allontanamento dal potere del presidente Mubarak come un evento lungamente atteso, gli addetti ai lavori pensano a come far ripartire un sistema che rappresenta l’11% del Pil del Paese. "Nessun turista è stato coinvolto negli scontri e ora la vita sta tranquillamente riprendendo la sua normalità", ha spiegato nei giorni scorsi Ashraf Rashes, ambasciatore egiziano in Italia.
E convincere gli italiani a tornare in Egitto è di primaria importanza, soprattutto per i resort sul mar Rosso, da Sharm a Marsa Alam. Nel 2008 sono arrivati circa 13 milioni di turisti, di cui ben 864mila italiani (dati Banca d’Italia). Un numero consistente, che era stimato in crescita: tra gennaio e novembre dello scorso anno gli italiani sbarcati in Egitto erano 914mila, facendo dell’Italia il terzo mercato per il turismoo egiziano. Quest’anno, ovviamente, andrà meno bene. A febbraio, durante i 18 giorni delle proteste a piazza Tahrir, tutti gli arrivi sono stati praticamente azzerati, e gli operatori temono il tracollo anche per i mesi a venire. “I danni per le mancate partenze ammontano ad almeno 5 milioni di euro”, ha dichiarato Roberto Corbella, presidente di Astoi, l’associazione dei tour operator italiani. Mentre Omar Suleiman, nuovo vice presidente egiziano, ha fissato in almeno un milione di dollari i mancati ricavi per il mese di febbraio.
Durante le settimane della protesta la maggioranza dei voli sono stati regolari: sia quelli delle compagnie di bandiera (Alitalia e Egyptair), sia quelli di MeridianaFly, principale operatore italiano verso Sharm e Marsa Alam che ha sospeso i voli solo per pochi giorni. E da questa settimana la Farnesina ha revocato gli allarmi per chi viaggia con destinazione Egitto. Anche se, come sempre, invita alla prudenza e sul sito “viaggiaresicuri.it”, pur registrando un progressiva normalizzazione della situazione, "raccomanda di evitare le principali città interessate dai movimenti di protesta non ancora sopiti (Il Cairo, Suez, Alessandria, Ismailia). La situazione appare per il momento sotto controllo invece nelle località turistiche del mar Rosso”.
E così i tour operator italiani si stanno riorganizzando. Phone&Go, filiazione italiana dell'egiziana Flash Tour International di proprietà di Fouad Hassoun, domenica 27 febbraio opererà il primo charter da Malpensa verso Marsa Alam e Sharm. "Rientrato l'allarme della Farnesina abbiamo subito ripreso con l'attività, lanciando una campagna speciale Egitto, con forti sconti sulle nostre destinazioni", racconta Irene Mungai, responsabile marketing della società. Destinazioni, quelle sul mar Rosso, che i turisti del nord Europa non hanno mai veramente abbandonato.
“Siamo stati a Sharm questo fine settimana con il primo volo diretto dall’Italia e lì c’erano già migliaia di inglesi”, racconta Marika Porta di Domina. Gli italiani arriveranno. “Con noi sul volo ce n’erano una sessantina e altri sono arrivati la domenica Ma dal 5 i voli torneranno operativi e speriamo che tutto torni alla normalità entro Pasqua. Il nostro Coral Bay non ha mai chiuso, anche se al momento ovviamente alcune parti sono chiuse, non perchè ci siano stati problemi, ma per mancanza di clienti”, prosegue Porta.
E in effetti problemi a Sharm El Sheik non ce ne sono stati. Le rivolte delle scorse settimane hanno toccato solo marginalmente Sharm, da un decennio tra le mete preferite degli italiani. Qui le cronache raccontano di hotel quasi vuoti, spiagge deserte e bar chiusi. Dal 28 gennaio il tasso di occupazione delle camere è stato dell’11%, contro il 75% degli anni precedenti. E questo in una zona del Paese dove non c’è stata traccia di disordini e proteste. Così l’unico che in queste settimane non ha abbandonato Sharm è forse l’ospite meno ben voluto della situazione: l’ex presidente Hosni Mubarak. Dato prima per malato, poi per fuggito in Arabia Saudita e per qualche momento anche per morto, pare invece che l’ottantrenne Mubarak sia riparato nella sua residenza sul mar Rosso fin dai primi momenti della rivolta. I cronisti del network americano Abc l’hanno avvistato settimana scorsa mentre faceva colazione sulla spiaggia. Se c’è lui, vien da pensare, vuol dire che quello è il posto più sicuro dell’Egitto.
Sia come sia, le rivoluzioni popolari hanno in sé un germe di positività. La pensa così anche Hala el-Khatib, segretario generale dell’Associazione degli albergatori egiziani, che alla Reuters ha spiegato: “Il turismo si risolleverà molto alla svelta, i turisti capiranno che la rivoluzione è una svolta positiva per l’Egitto”. Una svolta che in queste ore si sta allargando tumultuosamente alla Libia, cerca di attecchire in Algeria, chiede spazio in Marocco e in Oman. Svolta che nel breve periodo avrà dei costi per tour operator e operatori turistici, ma che nel lungo periodo avrà solo benefici. Si auspica per tutti.