1971, Marina di Nicotera, costa tirrenica della Calabria, tra Tropea e Gioia Tauro. Ai margini di una fitta pineta, lungo una bianchissima spiaggia, viene inaugurato il complesso turistico "Gioia del Tirreno". È un'opera innovativa e sorprendente: è sia all'avanguardia per soluzioni stilistiche e funzionali sia integrata nell'ambiente circostante. Per quarant'anni diventa un apprezzato villaggio, offrendo svago e bellezza a generazioni di vacanzieri. Poi, nel 2011, la chiusura e l'inevitabile deterioramento, con la vegetazione che si sta impossessando delle strutture. Fino al rischio che il complesso sia inesorabilmente compromesso, anche a causa di possibili speculazioni edilizie e agli interessi della criminalità organizzata.


Foto aerea - da "L'Architettura", maggio 1972

La storia è raccontata dall'Associazione Pietro Porcinai APS Onlus, che ha recentemente lanciato un appello per rilanciare la struttura (appello sottoscritto anche dal Touring Club Italiano). Pietro Porcinai era l'insigne paesaggista fiorentino che lavorò alla progettazione della Gioia del Tirreno, realizzando un vero e proprio "restauro della natura" (come amava definirlo) sul sito di un aeroporto militare dismesso. Sue le tecniche orticolturali d'avanguardia, per esempio. Insieme a Porcinai, al complesso (che fu finanziato dalla Cassa del Mezzogiorno) lavorò il giovane architetto Pierfilippo Cidonio.

"Una grande perla da contemplare e da godere" disse il grande critico dell'architettura Bruno Zevi. Perché pur essendo un villaggio a tutti gli effetti, prima gestito da Club Mediterranée, poi da Valtur e infine dalla società Pirelli Real Estate - Prelios, le piscine, i campi sportivi, le gallerie ricoperte da rampicanti fioriti, le cellule residenziali erano talmente immerse nella vegetazione e tra le dune da risultare quasi parte integrante del paesaggio. 


La piscina del villaggio Valtur, 2000 - foto Giorgio de Rossi, in Grifoni T


La "galleria" del villaggio Valtur, 2000 - foto Giorgio de Rossi, in Grifoni T. 

"A metà anni Settanta" spiega l'associazione "il complesso dava da lavorare a 550 persone, di cui 300 della comunità locale. Si sfioravano le centomila presenze annue: un effetto positivo sul tessuto economico locale". Logico quindi che la sua chiusura abbia arrecato una ferita alla comunità di Nicotera, già provata da altre situazioni delicate. "Ma anche all'intero patrimonio culturale italiano" commentano dall'associazione.

L'impegno dell'associazione, che nel 2016 ha iniziato a dare visibilità al bene, ha portato tre anni dopo a un primo risultato. "Il villaggio era in vendita. Non c'erano garanzie vincolanti sull'integrità dell'area, con il rischio concreto di demolizioni parziali o totali del complesso, di nuove costruzioni intensive e di interventi disorganici, che sarebbero andate a compromettere il disegno originario. In più l'inchiesta Rinascita Scott ha rivelato diretti interessi delle 'ndrine locali sul complesso. Ecco perché abbiamo chiesto al Ministero della Cultura di riconoscerne il particolare interesse paesaggistico e architettonico. E nel 2019 ci siamo riusciti: il Decreto Ministerale numero 186 ha finalmente creato una prima protezione per il villaggio". 


Le cellule abitative del villaggio Gioia del Tirreno, 2018 - foto Marco de Petrillo


L'area della piscina del villaggio Gioia del Tirreno, 2018 - foto Marco de Petrillo

Ma ancora non basta. Ora c'è da capire cosa fare del villaggio, impedendo che qualcuno possa comprare il bene e rivenderlo con la promessa di speculazioni edilizie. "Il futuro per Gioia del Tirreno è investire nell'ecoturismo" dicono dall'associazione "in attività improntate a preservare le risorse naturali e a minimizzare gli impatti sull'ambiente. Solo così si potrà seguire la sensibilità ecologica e la sostenibilità già indicate da Porcinai". 

L'associazione ha lanciato un appello alle istituzioni e alle forze politiche, economiche e sociali e poi ha pubblicato una petizione indirizzata tra gli altri al Presidente e al Consiglio Regionale della Calabria e al Sindaco del Comune di Nicotera per dare maggiore visibilità alla vicenda e all'appello. "Il recupero dell’area sarebbe anche un volano significativo per creare occupazione in diversi comparti e un argine ai pervasivi circuiti della criminalità organizzata" commentano. 

La scena del teatro del villaggio Gioia del Tirreno, 2018 - foto Marco de Petrillo

Anche il Touring Club Italiano appoggia il lavoro dell'Associazione Pietro Porcinai e si augura che questo modello di turismo innovativo negli anni Settanta possa trovare nuova veste e nuova linfa per continuare a essere all'avanguardia anche ai nostri giorni. 

Una delle scale lungo la "galleria" del villaggio Gioia del Tirreno, 2018 - foto Marco de Petrillo

PER SAPERNE DI PIÙ
Sito web dell'Associazione Pietro Porcinai
- Petizione su Change.org