Salendo da Argegno la valle d’Intelvi – che unisce il Lago di Como con quello di Luganon – è una scoperta che si conquista faticosamente. Faticosamente perché la statale si arrampica tornante dopo tornante, lasciandosi il lago di Como alle spalle e conquistando quota in un panorama di un verde denso, ricco di fitti boschi che non ci si aspetta di trovare. Qui e lì spuntano sontuose ville novecentesche che in estate ospitavano la borghesia lombarda in cerca di frescura, intorno ordinati prati verdi, in alto, verso le vette delle Prealpi mai troppo aguzze qualche pascolo, nel mezzo piccoli paesi poco abitati riempiono il paesaggio. Almeno fino a quando non si arriva alla sella di San Fedele, che è il paese più grande della valle, ed anche il punto in cui inizia la discesa verso il Ceresio, il lago di Lugano che a suo modo chiude la valle d’Intelvi dall’altro lato, fino a Porlezza. Un territorio in cui il patrimonio naturalistico è stato tutelato con lungimiranza, o dove forse è stato lo spopolamento tipico delle montagne a salvaguardare l’ambiente. Fatto è che un tempo la valle d’Intelvi era una meta turistica – ci sono ancora gli impianti di risalita, a Lanzo – e oggi è ancor poco frequentato e ancor meno conosciuto. Un territorio sostenibile, dove muoversi con le biciclette elettriche, che si possono noleggiare in vari punti, o con i mezzi pubblici, sfruttando per esempio la funivia che da Argegno sale a Pigra (che porta anche le bici) e poi con i bus.