Wildlife Photographer of The Year 2018 al forte di Bard (Ao)
All'edizione 2018 del concorso hanno partecipato 45mila immagini, provenienti da 95 Paesi di tutto il mondo. Tutti gli scatti vincitori del 2018 sono in mostra (in anteprima italiana) al Forte di Bard, in Valle d'Aosta, come peraltro avviene da parecchi anni a questa parte. Si tratta di 100 scatti eccezionali, premiati in 19 categorie (comportamento mammiferi, comportamento uccelli, piante, scatti creativi e così via) sia nella categoria adulti sia in quella ragazzi, riservata ai minori di 18 anni.
Vi presentiamo qui alcune immagini, vincitrici e finaliste, ma vi assicuriamo: tutte le immagini del Wildlife Photographer of the Year sono davvero eccezionali, vuoi per il soggetto ritratto, vuoi per la tecnica, vuoi per l'occhio che ha saputo cogliere un determinato particolare, vuoi ancora per il lavoro che c'è dietro allo scatto (e che vi raccontiamo nelle didascalie alle immagini). Tra l'altro, quest'anno ben sei fotografi italiani sono stati premiati o inclusi tra i 100 finalisti.
C'è poi un importante messaggio, dietro molte fotografie: "Il Wildlife Photographer of the Year mette in evidenza alcune delle problematiche più attuali della società e dell’ambiente” ha commentato qualche anno fa Sir Michael Dixon, Direttore del Museo di Storia Naturale di Londra. “Come possiamo proteggere la biodiversità? Siamo in grado di vivere in armonia con la natura? Le immagini vincitrici toccano i nostri cuori e ci sfidano a pensare in modo diverso all’ambiente".
GLI ORARI DELLA MOSTRA
Wildlife photographer of the year è un premio organizzato dal Natural History Museum di Londra. La mostra al Forte di Bard (uscita Pont Saint-Martin dall'autostrada Torino-Aosta) dura fino al 2 giugno 2019; martedì-venerdì 10-17; sabato, domenica e festivi 10-19; chiuso il lunedì (eccezionalemente aperto lunedì 4 marzo e lunedì 29 aprile); www.fortedibard.it. Biglietto ridotto per i soci Tci.
© Valter Bernadeschi - Wildlife Photographer of the Year
Finalista categoria "Ritratti animali"
Obiettivo Sony ILCE-7RM2 + 28mm f2.8 + convertitore ultrawide; 1/800 sec a f8; ISO 1250; Nimar II; Telecomando Nikonos; Monopiede Feisol
Allungando la sua fotocamera davanti a sé usando due pali monopiede e un galleggiante, Valter scivolò nell'acqua ghiacciata delle isole Svalbard per fotografare i trichechi che aveva individuato dal suo gommone. I suoi movimenti attirarono presto l'attenzione di alcuni giovani curiosi che iniziarono a nuotare verso di lui. Entusiasmato da questo incontro pacifico, Valter riuscì a scattare questo ritratto intimo... a distanza di un palo. È probabile che questi trichechi vivano fino a 40 anni trascorrendo le loro giornate a sondare il fondale marino, usando i loro baffi e i peli sul muso per trovare ed estrarre cibo. La loro pelle spessa li protegge dal freddo mentre si nutrono principalmente di molluschi, come le vongole. Nell'acqua artica, il flusso di sangue verso la superficie della pelle viene ridotto per mantenere il calore.
© Isak Pretorius - Wildlife Photographer of the Year
Finalista categoria "Ritratti di animali"
Obiettivo Canon EOS-1D X Mark II + 600mm f4; 1/400 sec in f4; ISO 1600
"Adoro creare foto che abbiamo un forte impatto", dice Isak, che è spesso alla ricerca degli animali più iconici dello Zambia. Stava fotografando un branco di leoni quando questa leonessa si allontanò. Intuendo che stesse andando a bere, Isak si posizionò vicino alla pozza d'acqua più vicina. L'animale apparve poi attraverso l'erba lunga, incorniciato da un muro di verde lussureggiante. I leoni uccidono più del 95% delle loro prede durante la notte e trascorrono la maggior parte della giornata a riposare. Anche se bevono spesso quando l'acqua è disponibile, sono anche in grado di consumare un'umidità sufficiente dalla loro preda e dalle loro piante - rendendoli perfettamente adatti al loro habitat arido. Eppure, nonostante questo, il numero dei leoni sta diminuendo in modo significativo.
© Jan van der Greef - Wildlife Photographer of the Year
Vincitore categoria "Black and white" (Bianco e nero)
Obiettivo Canon EOS-1D X Mark II + 500mm f4; Estensore 1.4x III; 1/5000 di secondo a f5.6; ISO 4000; treppiede Gitzo + testa Jobu
Nel giardino dell'hotel in Perù dove alloggiava Jan aveva notato che quando i colibrì ruotavano attorno alle punte di una certa pianta e chiudevano la coda per un momento appariva una bella croce. Dalla bassa posizione della sua sedia a rotelle, gli ci sono volute due mezze giornate per ottenere lo scatto perfetto, "i loro movimenti veloci per me simboleggiano la libertà della nostra immaginazione", ha detto. Endemico del Perù, il colibrì Oreonympha nobilis passa la giornata a nutrirsi di piante dolci e ricche di nettare. A differenza degli uccelli, il vistoso asfodelo Kniphofia uvaria non è originario della regione, ma è diventato una fonte di cibo apprezzata dai colibrì, attratti dal delizioso nettare dei suoi fiori rossi brillanti.
© Marsel van Oosten - Wildlife Photographer of the Year
Vincitore assoluto 2018 e vincitore categoria "Animal Portraits" (Ritratti animali)
Obiettivo Nikon D810 + Tamron 24-70mm f2.8 a 24mm; 1/320 sec a f8; ISO 1600; Flash SB-910
Difficile fotografare i rinopitechi dorati. Mentre le scimmie saltavano da un albero all'altro, Marsel faceva fatica a tenere il passo, scivolando e inciampando sui tronchi. A poco a poco, tuttavia, il fotografo olandese ha imparato a predire il loro comportamento ed è riuscito a "catturare" questo maschio e questa femmina a riposo. Uno scatto eccezionale, con il sole che filtra attraverso la chioma della foresta e le scimmie immerse in una luce magica, con i peli dorati che brillano contro il verde fresco della foresta. Questa coppia appartiene a una sottospecie di rinopitechi dorati limitata alle montagne Qinling, in Cina. Tra i primati più belli e apprariscenti del mondo, queste scimmie rischiano di scomparire: il loro numero è diminuito costantemente nel corso dei decenni e ora ci sono meno di 4.000 individui rimasti.
© Wayne Jones - Wildlife Photographer of the Year
Finalista categoria Under Water (Subacquea)
Un pesce gobide giallo pigmeo galleggia dentro la sua casa fatta dall'uomo: una bottiglia che giace sul fondo del mare. Per scattare questa foto, Wayne aveva sistemato la sua macchina fotografica a pochi centimetri dalla stretta apertura della bottiglia. Si stava concentrando sugli occhi azzurri e sporgenti del ghiozzo, quando il movimento del pesce offuscò il resto del corpo in una nuvola di giallo. Di solito questa specie si trova in coppia. Nei loro rifugi, ricavati da vecchi buchi scavati dai vermi o da bottiglie vuote e lattine, la femmina depone diversi lotti di uova, mentre il maschio assume il compito di guardia per difendere la sua progenie dagli intrusi. La plastica è purtroppo un elemento crescente dell'ambiente marino.
© Emanuele Biggi - Wildlife Photographer of the Year
© Georgina Steytler - Wildlife Photographer of the Year
Vincitore categoria "Behaviours Invertebrates" (Comportamento degli invertebrati)
Obiettivo Canon EOS-1D X + 600mm f4 + extender 1.4x; 1/4000 di secondo a f8; ISO 1000
Georgina si era appostata la mattina presto di fronte a una pozza d'acqua con l'obiettivo di fotografare gli uccelli, ma la sua attenzione fu deviata subito verso queste vespe industriose. Erano visibilmente impegnate sulla sponda della pozza, facendo palle di fango e portandole poi ai loro nidi vicini. Per avere una buona angolazione, la fotografa si è sdraiata nel fango, quindi si è pre-focalizzata su una probabile traiettoria di volo e ha iniziato a "sparare" raffiche di foto. Le femmine di questa specie di vespa usano le palle di fango per costruire i loro nidi: le raccolgono in gruppi, poi vi realizzano delle cavità all'interno delle quali depongono le loro uova. Prima di chiuderle di nuovo, le vespe inseriscono nelle cavità i corpi paralizzati di ragni come cibo per le loro larve quando si schiudono.
© Skye Meaker - Wildlife Photographer of the Year
Notoriamente timidi e sfuggenti, i leopardi residenti nella Mashatu Game Reserve sono difficili da individuare. Ma un giorno Skye ebbe fortuna. Dopo aver seguito le tracce dei leopardi per alcune ore, aveva incontrato Mathoja, una femmina molto conosciuta. In un attimo fugace, poco prima che il leopardo si addormentasse, Skye riusci a scattare un ritratto pacifico di questa maestosa creatura. Chiamato dalle guide locali, Mathoja significa "quella che cammina zoppicando", un titolo che le è stato dato dopo un grave infortunio alla gamba. Sebbene le sue possibilità di sopravvivenza fossero scarse, Mathoja è diventata un adulto sano. Ha avuto fortuna - questa specie è stata classificata come vulnerabile e molti leopardi sono cacciati illegalmente per le loro pelli.
© Greg Lecoeur - Wildlife Photographer of the Year
Finalista categoria "Fotogiornalismo naturalistico"
Obiettivo Nikon D7200 + Tokina 10-17mm; 1/250 sec a f11; ISO 100; custodia NauticamNAD7200; due strobe Ikelite DS161
"L'oceano è vittima dell'attività umana", spiega Greg. Questo pesce rana non poteva nascondersi tra la plastica, e la vicina massa di alghe Sargassum non era abbastanza grande rispetto a quele che normalmente proteggono questa specie assai specializzata. Alcuni studiosi classificano la massa di plastica trasportata dalle correnti oceaniche come il settimo continente. Maestro di mimetismo e vorace predatore grazie ai suoi agguati, il pesce rana di solito sorprende la sua preda camuffato tra le isole galleggianti di alghe marroni, usando l'esca sulla sua testa per attirare il malcapitato che passa vicino. Negli ultimi decenni, è stato costretto a condividere il suo habitat con alcuni dei 12,7 milioni di tonnellate di plastica che finiscono negli oceani ogni anno. Ridurre il nostro utilizzo di plastica è l'unica soluzione.