Il Touring Club Italiano sostiene Va' Sentiero, il progetto di sette ragazzi che da maggio 2019 hanno iniziato a percorrere tutto il Sentiero Italia. Alla pagina www.touringclub.it/vasentiero tutti gli articoli dedicati al cammino, con resoconti periodici e approfondimenti sulle varie tappe. Seguite anche voi Va' Sentiero e partecipate al cammino!​

Facciamo il punto. I ragazzi di Va' Sentiero, che stanno terminando il terzo e ultimo anno di cammino lungo il Sentiero Italia, sono tornati sulla penisola, dopo aver attraversato nella primavera 2021 la Sicilia e la Sardegna. Ora devono affrontare tutto il Meridione: se l'anno scorso hanno percorso la "deviazione" che dal Molise li ha portati fino in Salento, a Santa Maria di Leuca, quest'anno l'obiettivo è riprendere il Sentiero Italia proprio in Molise (a Roccamandolfi, punto in cui i due itinerari si separano) e arrivare a Reggio Calabria. In questo modo i quasi 8.000 chilometri del trekking più lungo del mondo saranno tutti dietro le spalle. Un numero che fa sempre paura, quando si pensa a quante tappe, quanti chilometri di dislivello, quanta fatica; ma che - già a ripercorrere il vissuto di questi mesi - regala anche centinaia di panorami spettacolari, di incontri inaspettati, di momenti memorabili.

PRIMA PARTE: IL MATESE E IL TABURNO

Ma bando alla nostalgia, che per quella ci sarà tempo più avanti. Tornati sul "continente" dalla Sardegna, i ragazzi avevano davanti a sé tutta la Campania. "Sensazioni miste" commenta Andrea. "Da una parte, un certo mal di Sardegna, come ci aveva fatto presagire Martino, un pastore di Orgosolo... dall'altra il sollievo di tornare tra foreste e vette, all'ombra dei faggi - eravamo davvero cotti dopo le ultime settimane di caldo intenso. Pensa che arrivati a Roccamandolfi, il borgo Bandiera Arancione molisano dove già eravamo passati lo scorso anno, abbiamo tirato pure fuori le giacche...". 

Le tappe nella parte più settentrionale della Campania sono state cinque, tra le province di Caserta e Benevento: Roccamandolfi - Piedimonte Matese - Faicchio - Telese Terme - Piano di Prata - Santuario del Taburno. "Dapprima abbiamo camminato nel parco regionale del Matese" ricorda Andrea "in un ambiente bellissimo: soprattutto nella prima tappa, quella fino a Piedimonte Matese, i panorami erano stupendi, complice una limpida e fresca giornata: il lago carsico del Matese, a 1000 metri di quota, il monte Miletto, finalmente i faggi, simbolo dell'Appennino... lungo il percorso si scorgevano anche parti del Molise e della Puglia. È stato bello anche tornare a camminare tra borghi che profumano di storia e cultura, quest'aspetto c'era un po' mancato ultimamente... per esempio abbiamo trovato belle atmosfere a San Gregorio del Matese o a Castello del Matese, dove ci hanno accolto dei ragazzini che giocavano a calcetto e tifavano Napoli... avevamo proprio cambiato regione!". 

 Tappa Roccamandolfi - Piedimonte Matese. Foto Andrea Buonopane​
Tappa Roccamandolfi - Piedimonte Matese. Foto Andrea Buonopane​

Tra le altre tappe, molto impegnativa quella da Piedimonte Matese a Faicchio, con mille metri di salita, "anche se per fortuna tutta in ombra", e poi un'infinita discesa dove non sono mancati i problemi: "spesso in Campania la segnaletica non è presente, bisogna un po' inventarsi la strada tra rovi ed erbacce". Altrettanto lunga quella tra Telese Terme e Piano di Prata, entrando in un secondo parco regionale, quello del Taburno-Camposauro, in zona di ricordi sanniti e Forche Caudine: "la giornata era nuvolosa e ventosa, ai piedi del Monte Sant'Angelo abbiamo incontrato una faggeta stupenda, direi una delle più belle finora attraversate lungo il Sentiero Italia". Altre tappe sono state invece più di collegamento.

Variegate anche le sistemazioni per la notte: a Faicchio, la Protezione civile locale ha ospitato il gruppo sulle brande nella sua sede, lasciando ai ragazzi anche vari cartoni di pizza al trancio e cornetti ripieni ("un'accoglienza straordinaria, sono stati la schiscetta del giorno dopo!"); nel parco del Taburno, presso Frasso Telesino, un gestore di un'area picnic ha lasciato che i ragazzi piantessero le loro tende ("ci siamo lavati nella fontana, non c'era elettricità... una serata quanto mai rilassante"); arrivati al santuario della Madonna del Taburno, in bellissima posizione panoramica, il team ha dormito nelle cuccette degli ex monaci ("abbiamo trascorso momenti di vera pace!"). Tra parentesi, qualcuno ha approfittato per visitare lo spettacolare paese di Sant'Agata dei Goti, poco lontano, altra Bandiera Arancione Touring.

 Tappa Piedimonte Matese-Norghio. Foto Andrea Buonopane
Tappa Piedimonte Matese-Norghio. Foto Andrea Buonopane
 Tappa Norghio-Telese Terme. Foto Andrea Buonopane
Tappa Norghio-Telese Terme. Foto Andrea Buonopane
 Santuario di Maria Santissima al Taburno. Foto Andrea Buonopane
Santuario di Maria Santissima al Taburno. Foto Andrea Buonopane

E poi, finalmente è tornato il Walk with Us! "Ci mancava tanto" commenta Andrea "l'obiettivo di radunare altre persone che avessero voglia di camminare con noi era sempre stato prioritario per Va' Sentiero, e c'era dispiaciuto molto aver dovuto sospendere questa possibilità a causa della pandemia. Ora finalmente abbiamo potuto accogliere nuovamente altre persone: subito è tornato Amedeo, 66 anni, che aveva camminato con noi lo scorso anno fino alla Puglia e ci aspettava con una bella birra a Campitello Matese; poi CostanzaLisa e Beatrice; poi ancora Francesco, un ragazzo di Sorrento, che ci ha raggiunto a sorpresa a Telese Terme - non c'eravamo messi d'accordo, ho sentito che chiedeva di noi al bar del paese...". Soltanto i primi dei tanti giovani e meno giovani che hanno fatto compagnia a Va' Sentiero in Campania.   

Tappa Telese Terme-Piano di Prata. Foto Andrea Buonopane

SECONDA PARTE: IL PARTENIO, FINO A SALERNO

È Diego a raccontarci la seconda parte della spedizione campana, dal Santuario di Maria Santissima al Taburno fino a Dragonea. "Si tratta di cinque tappe: dal parco regionale del Taburno si procede verso sud, attraversando il parco regionale del Partenio e poi proseguendo verso Salerno e la Costiera Amalfitana" racconta. "Dalla provincia di Benevento si passa dunque per quella di Avellino fino ad arrivare nel Salernitano". È proprio lungo questo tratto - per la precisione nella località di Contrada - che il Sentiero Italia, infatti, propone una deviazione per i monti Lattari e la Penisola Sorrentina, deviazione accolta dai ragazzi nel loro cammino; una volta terminata la camminata lungo la penisola, il team è tornato a Contrada per riprendere il cammino verso il Cilento, la Basilicata e il sud, lungo la traccia "ufficiale".

Chiediamo a Diego come sono state queste cinque tappe (Taburno - rifugio Acqua delle Vene - Santuario di Montevergine - Celzi - Mercato san Severino - Dragonea). "Guarda, ti direi abbastanza varie: alcune con dislivelli importanti, con passaggi in fitti boschi di latifoglie e belle viste panoramiche; altre più di collegamento, su strade asfaltate e tra paesi" ricorda Diego.

Tappa Mercato San Severino-Corpo di Cava. Foto Sara Furlanetto
Castello di Mercato San Severino. Foto Andrea Buonopane
Tappa Mercato San Severino-Corpo di Cava. Foto Sara Furlanetto

"Mi ha colpito che a distanza di pochi giorni siamo stati ospiti di un altro santuario, dopo quello del Taburno: ma mentre là l'atmosfera era più semplice e rurale - ci hanno persino dato le chiavi del complesso! - al Santuario di Montevergine abbiamo trovato un complesso grande, affollato, turistico, tutto diverso!" prosegue Diego. "Il santuario, enorme, è circondato da una vera e propria cittadella, con bar ristorante, negozi di souvenir, una guardia medica e persino un tabacchi. In ogni caso, è stato molto interessante visitarlo e abbiamo percepito quanto fede e devozione siano un aspetto importante per la comunità locale: davvero uno specchio della cultura e della tradizione".

Per inciso, il Santuario di Montevergine, nel Comune di Mercogliano, è uno dei più visitati d'Italia: i pellegrini vi arrivano per venerare un antico quadro raffigurante la vergine Maria seduta su un trono con in braccio il bambino Gesù, risalente al XIII - XIV secolo (quadro cui è dato il nome di "Mamma Schiavona"). Il culto non è legato a un'apparizione, ma a un monaco eremita vissuto nel medioevo, Guglielmo da Vercelli. "Dal 1939 al 1946 il santuario ospitò segretamente la Sacra Sindone di Torino" spiega Francesco "e, pensa, i monaci benedettini invece di indossare il consueto saio si vestono di bianco in onore della Madonna". 

 Tappa Rif. Acqua delle Vene > Santuario di Montevergine (Mercogliano). Foto Sara Furlanetto
Tappa Rif. Acqua delle Vene > Santuario di Montevergine (Mercogliano). Foto Sara Furlanetto

Un altro luogo degno di nota lungo questo percorso è il rifugio Acqua delle Vene, all’ingresso dell’Oasi WWF “Montagna di Sopra” di Pannarano. "È stato stupendo arrivare in questo bosco fitto fitto dopo una giornata di caldo: una semplice casa di legno, dove non prende il cellulare, immersa nel silenzio... abbiamo passato una serata tranquilla come non sperimentavamo da tempo, c'era un'atmosfera bella, che ha fatto bene al gruppo". L'oasi è all'interno del parco del Partenio e tutela un prezioso tratto di foresta appenninica, dominata dai faggi ma ricca anche di agrifogli e di tassi.

 Tappa Santuario del Taburno > Rif. Acqua delle Vene. Foto Sara Furlanetto
Tappa Santuario del Taburno > Rif. Acqua delle Vene. Foto Sara Furlanetto

Come sempre, non sono mancati i momenti gastronomici e festaioli. In particolare, i ragazzi si sono fermati da un amico di Francesco che ha offerto loro delle mozzarelle di bufala (come non assaggiarle, in Campania?); mentre a Dragonea sono scattati i festeggiamenti proprio per il compleanno del cambusiere Francesco "in una località dove già si gode il riflesso del turismo della Costiera Amalfitana" conclude Diego "mi piacerebbe ritornare in un'altra stagione, con meno gente intorno".   

Tappa Bucciano > Rif Acqua delle Vene. Degustazione di mozzarella di bufala. Foto Sara Furlanetto
Tappa Bucciano > Rif Acqua delle Vene. Degustazione di mozzarella di bufala. Foto Sara Furlanetto

TERZA PARTE: I MONTI LATTARI E LA PENISOLA SORRENTINA

Ed eccole, la Penisola Sorrentina, la Costiera Amalfitana, tra le mete più note del Belpaese, quelle che il mondo ci invidia. Mentre la gran parte dei turisti esplora calette e paesi lungo la tortuosa litoranea costiera, chi vuole camminare trova nell'entroterra vari itinerari di diversa difficoltà, che attraversano e percorrono la piccola catena dei Monti Lattari (che culmina nei 1.444 metri del monte San Michele): l'Alta Via dei Monti Lattari, il sentiero CAI-300, il Sentiero degli Dei. In particolare quest'ultimo, a mezzacosta, è diventato particolarmente famoso per lo spettacolare scenario sulla Costiera: è un percorso breve ("solo 10 km") che collega la località di Bomerano (frazione di Agerola) con la località di Nocelle (frazione di Positano).

"Noi abbiamo percorso la penisola in quattro tappe di cammino" spiega Giacomo "ovvero Dragonea - valico di Chiunzi - Rifugio San Michele al monte Faito - Colli di Fontanelle - Termini. Quest'ultima è proprio la punta estema della penisola. È stata una bella esperienza, anche se il caldo umido in quei giorni era opprimente e non è stato facile portare a termine alcune tappe, tra l'afa devastante e i dislivelli comunque importanti: si procede con un logorante saliscendi e il sentiero in alcuni tratti è anche parecchio impervio. A volte mi ha dato fastidio anche l'affollamento sulla costa, davvero eccessivo... Sarà che veniamo da luoghi silenziosi e incontaminati, ma sono stato colpito dallo sfruttamento totale del territorio, non me l'aspettavo, non c'è un centimetro di spiaggia libera... io non sono certo un tipo da all inclusive" ride Giacomo. "Ma ovviamente le viste panoramiche sulla costa, le isole, persino sul Vesuvio sono mozzafiato; e il reticolo di vie e stradine che si inerpica verso l'alto, lasciando la strada costiera, è davvero affascinante. I paesini in alto, dove il turismo si vede ancora poco, sono spettacolari".

 Tappa Monte Faito > Colli Fontanelle. Foto Sara Furlanetto
Tappa Monte Faito > Colli Fontanelle. Foto Sara Furlanetto
 Tappa Monte Faito > Colli Fontanelle. Foto Sara Furlanetto
Tappa Monte Faito > Colli Fontanelle. Foto Sara Furlanetto
Tappa Corpo di Cava > Valico di Chiunzi. Foto Sara Furlanetto

Naturalmente non sono mancati gli incontri. "Innanzitutto quello con Elio, un ragazzo di 28 anni originario di Meta di Sorrento" continua Giacomo. "Ha conosciuto per caso Va' Sentiero, si è innamorato del progetto e ha voluto dare il suo supporto ospitandoci nel suo paese, dove tra l'altro non era affatto facile alloggiare gratuitamente! Abbiamo riscontrato in lui una simpatia e una gentilezza fuori dal normale, siamo stati benissimo... è sempre bello vedere come il cammino porti a te persone dal cuore grande. Dopo aver camminato con noi in quei giorni, Elio ci ha raggiunto anche in altre tappe più a sud".  

Un altro incontro da ricordare è stato quello con Antonio, un "pastore atipico" incontrato grazie alle guide Aigae e ai giovani che hanno accompagnato Va' Sentiero in questa tratta del Sentiero Italia. "Antonio vive lungo il Sentiero degli Dei e ha saputo rivoluzionare il suo mestiere" racconta Giacomo "sfruttando il successo dell'itinerario: i turisti-camminatori lo trovano lungo il percorso, si innamorano della sua esperienza e dei suoi formaggi e lo compensano volentieri. È stato interessante sentire il suo punto di vista: uno spunto di riflessione per vedere come possono evolvere certi lavori, magari diventando un'esperienza o un'attrazione turistica".  

L'incontro con Antonio, Sentiero degli Dei. Foto Sara Furlanetto
L'incontro con Antonio, Sentiero degli Dei. Foto Sara Furlanetto

A Giacomo ha colpito particolarmente l'ultima tappa dei Monti Lattari, quella che porta fino a Punta Campanella e poi a Termini. "Mi è piaciuta tanto: sei a mezza costa, sul mare, godi del panorama, ci sono bellissimi scorci - come quelli su Capri e le isolette Li Galli, dette anche le Sirenuse, dalla leggenda delle sirene che attiravano Ulisse. Dal 1989 al 1993 una delle isole fu acquistata e abitata da Rudolf Nureyev, che aveva una relazione sentimentale con Freddie Mercury... e pare proprio che il cantante dei Queen fosse stato lì, lui, il mio idolo massimo!" ride Giacomo. "Poco più in là, ecco Isca, poco più di uno scoglio: venne acquistato dalla famiglia De Filippo e fu luogo di ispirazione per tante opere di Eduardo". 

 La vista su Capri - Foto Sara Furlanetto
La vista su Capri - Foto Sara Furlanetto

Anche in questo tratto molte le pause cultural-gastronomiche. A partire da quella a Vietri sul Mare, dove Giacomo ha ritrovato un vecchio amico dell'Erasmus, Raffaele, "che ha nel frattempo ha avuto un figlio e ha aperto una fattoria"; e poi quello con la cantina di Marisa Cuomo a Furore, dove si produce il rinomato Fiorduva: "un blend di vitigni molto buono" spiega Francesco "realizzato grazie anche ad antiche viti, davvero enormi, che escono dai muretti a secco dei terrazzamenti della Costiera. Ci hanno spiegato che si utilizzava questa strategia perché le piante ricevessero più acqua, grazie alle pietre dei muretti". A proposito di terrazzamenti: Francesco è stato colpito dalle differenze dei metodi di coltivazione sui due versanti della penisola. "Su quello amalfitano il terreno è stato terrazzato, mentre su quello sorrentino si utilizzano palizzate con reti e pali di castagno. Proprio il castagno della zona è famoso... pensa che l'Amerigo Vespucci, la famosa nave scuola, è stato costruito a Castellammare proprio con il legno di castagno di questi boschi".

Francesco non la finisce più di raccontarci le leccornie campane sperimentate lungo il cammino: pesto cetarese, alici di Cetara, pasta di Gragnano, panuozzi, fiordilatte... ce n'è per tutti i gusti. "Elio mi ha spiegato che la cucina sorrentina può essere anche agrodolce" conclude "non è raro veder cucinare il pesce con la frutta o le melanzane con il cioccolato". 

 Tappa Corpo di Cava-Varco di Chiunzi. Foto Andrea Buonopane
Tappa Corpo di Cava-Varco di Chiunzi. Foto Andrea Buonopane
Granita d'obbligo al Selfie bar di Nerano. Foto Sara Furlanetto.
 Tappa Colli Fontanelle > Termini. L'arrivo a Punta Campanella. Foto Sara Furlanetto.
Tappa Colli Fontanelle > Termini. L'arrivo a Punta Campanella. Foto Sara Furlanetto.

QUARTA PARTE: I MONTI PICENTINI

Sono molti i luoghi attraversati dal Sentiero Italia di cui poche persone sono a conoscenza, anche nella stessa regione dove sono situati. È il caso, per esempio, dei Monti Picentini, un massiccio campano che si trova a est di Avellino e Salerno, non lontano dalla costa. "È un'area di montagne calcaree-dolomitiche anche piuttosto alte per gli standard del Meridione: le vette più elevate raggiungono i 1800 metri. Finalmente siamo tornati a scalare qualche roccia!" sorride Martina. "Quest'area è ricca di boschi bellissimi e rigogliosi, soprattutto faggete, ma si trovano anche aceri, cerri, pini neri, castagni e un ricco sottobosco dove crescono funghi, tartufi, fragole... il tutto è protetto da un parco regionale, il cui presidente è una vera forza della natura! Si chiama Fabio Guerriero e ci ha davvero colpito per il suo entusiasmo e la sua schiettezza, nonché per la sua passione nel far vivere un'area protetta grande e poco nota. Pensa che è anche venuto a dormire con noi nel convento di Sant'Antonio per accompagnarci nella tappa del giorno dopo". 

Le tappe del Sentiero Italia sui Picentini sono cinque: si parte da Contrada (la località dove il percorso si biforca, come dicevamo prima) e si prosegue per Serino - Piano di Verteglia - Acerno - Senerchia - Contursi Terme. "Molti i momenti da ricordare" continua Martina "dalla notte sulle tende sospese ai piani di Verteglia alla visita della grotta di Scalandrone fino alla salita sul monte Terminio e sul monte Polveracchio, altre cime vicine ai 1800 metri, quest'ultima compresa in un'oasi WWF". Salutate con grande gioia anche le prime gocce di pioggia dopo mesi: "nella tappa da Acerno a Senerchia ci siamo pure rimessi la mantella, sempre incredibile come le sensazioni cambino con il variare del meteo!".

I Picentini, tra l'altro, sono considerati la riserva d'acqua più grande del Sud: alcuni dei corsi d'acqua che nascono nel gruppo montuoso si dirigono verso il Tirreno, come il Sele, mentre l'Ofanto sfocia nel mar Adriatico. "Siamo andati a visitare la partenza dell'acquedotto pugliese a Caposele, dove c'è un piccolo museo: ed è stato bello ricordare tutti i chilometri che avevamo camminato l'anno scorso lungo questo stesso acquedotto, in Puglia... L'acquedotto in sé è davvero un'opera ingegneristica importante, pensata per ovviare alla siccità cronica del sud e aperta nel 1909: pensa che l'acqua ci mette 5 giorni per arrivare da qui a Santa Maria di Leuca". Francesco aggiunge che a Napoli si diceva che la bontà del caffè derivasse proprio dalla bontà dell'acqua del fiume Serino, che nasce sempre nei Picentini.

 Tappa Serino > Rif Verteglia. Verso il monte Terminio. Foto Sara Furlanetto
Tappa Serino > Rif Verteglia. Verso il monte Terminio. Foto Sara Furlanetto
 Tappa Serino > Rif Verteglia. Tende sospese al rifugio Verteglia. Foto Sara Furlanetto
Tappa Serino > Rif Verteglia. Tende sospese al rifugio Verteglia. Foto Sara Furlanetto

«A un tratto la verità brutale ristabilisce il rapporto tra me e la realtà. Quei nidi di vespe sfondati sono case, abitazioni, o meglio lo erano» (Alberto Moravia). Se il nome dei Picentini è noto a pochi, basta pronunciare la parola Irpinia perché a tanti venga subito in mente il tragico terremoto del 23 novembre 1980, che tanta devastazione e poi tante polemiche e tanti strascichi politico-giudiziari lasciò dietro di sé. "Il borgo di Senerchia, nonostante il sisma, resiste in piedi, ma in parte è abbandonato e ancora oggetto di incentivi statali e progetti di ricostruzione e trasformazione" racconta Martina. Siamo nella zona più a est del parco regionale, dove i Picentini incontrano la valle del Sele: l'epicentro dello spaventoso terremoto fu a Castelnuovo di Conza, pochi chilometri da Senerchia. 

 Tappa Acerno > Senerchia. Il borgo vecchio di Senerchia. Foto Sara Furlanetto
Tappa Acerno > Senerchia. Il borgo vecchio di Senerchia. Foto Sara Furlanetto

Per il capitolo incontri, anche in questa tranche di percorso bisogna segnalarne molti. Il primo è senz'altro quello con Giovanni, "il Giova", che chi segue Va' Sentiero fin dal suo inizio sa bene essere il fidatissimo "driver" della spedizione. Giovanni, autista in pensione, non era potuto essere con i ragazzi in Sicilia e in Sardegna per motivi familiari. "Finalmente è tornato" ride Martina "ed è stato bellissimo, senza di lui non era veramente Va' Sentiero... è un po' come se il tempo si fosse messo in pausa da novembre scorso, quando ci siamo salutati a Santa Maria di Leuca. Mi sono commossa quando l'abbiamo visto per la prima volta!". 

Il secondo invece è con i ragazzi di Woodvivors. "Si tratta di un gruppo di giovani come noi, capitanati da Francsco, filmaker palermitano che ha avuto l'intuizione iniziale di percorrere il Sentiero Italia insieme a due mule e un'asina, con l'obiettivo di scoprire e raccontare il mondo rurale" spiega Martina. "C'eravamo scambiati tanti mesaggi e videochiamate e finalmente è arrivato il momento in cui ci siamo incontrati! Loro stanno percorrendo il sentiero da sud a nord, quindi in direzione opposta alla nostra: un progetto simile e parallelo, quindi, anche se focalizzato proprio sulla documentazione e valorizzazione del mondo contadino". 

Poi incontri locali, naturalmente: quello con i ragazzi di Ama Next Generation a Montella, un gruppo che "nasce con l'intento di valorizzare e promuovere la bellezza dei territori irpini oltre che ad essere parte attiva sui temi dell'ambiente e della musica tramite eventi ed iniziative ad hoc"; e quello con una famiglia produttrice di botti, i Cioni: "si parla sempre di vini e vigneti ma mai di botti! I Cioni sono veri artigiani, che cercano di recuperare legna italiana a chilometro zero - soprattutto di castagno -e si tramandano le arti del mestiere di padre in figlio" spiega Martina. "La loro è un'impresa a conduzione familiare, nonostante l'azienda sia piuttosto grande. E mi ha emozionato vedere un ragazzo della nostra età, Gerardo, già così esperto e appassionato di un mestiere così antico: lui lo fa da quando aveva 13 anni".  

Gerardo Cione a Caposele. Foto Sara Furlanetto
Gerardo Cione a Caposele. Foto Sara Furlanetto
Tappa Contursi Terme > Sicignano degli Alburni. Foto Sara Furlanetto
Tappa Contursi Terme > Sicignano degli Alburni. Foto Sara Furlanetto

QUINTA PARTE: CILENTO E ALBURNI

Una tappa di collegamento ha portato i ragazzi da Contursi Terme a Sicignano degli Alburni, alle porte del parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. "Sicignano ci ha davvero colpiti" racconta Yuri "con il suo grande castello ai piedi delle bastionate calcaree degli Alburni, un contesto davvero suggestivo". Il castello Giusso, così chiamato dal conte che nel 1851 acquistò tutti i beni di Sicignano, ha origini longobarde e fu costruito e ricostruito più volte. Le viste, come potete vedere dagli scatti di Sara qui sotto, sono davvero spettacolari.

Sicignano degli Alburni. Foto Sara Furlanetto
Sicignano degli Alburni. Foto Sara Furlanetto

Il percorso del Sentiero Italia nel parco nazionale tocca la sua parte settentrionale, senza più avvicinarsi al mare: le tappe sono Sicignano degli Alburni - Casone d'Aresta - Rifugio Monte Motola - Rifugio Cervati - Sanza - Fortino; da qui poi il percorso prosegue in Basilicata. "È stato un bel cambio di paesaggio, dai boschi dei Picentini alle rocce calcaree degli Alburni, anche se pure da queste parti il faggio cresce rigoglioso" spiega Yuri. "La tappa più complicata e in un certo modo eroica è stata quella tra i due rifugi, con un dislivello notevolissimo, ben 1300 metri tra il paese di Piaggine e la cima del monte Cervati, che con i suoi 1899 metri è la cima più alta della Campania. La vetta è una specie di dosso appoggiato su una grossa conca, costellato di sassi, dove i sentieri scompaiono tra le pietre: ci ha ricordato un po' la Maiella. E non ti dico la vista, spettacolare: sul mare, sul vallo di Diano, sul monte Gelbison, sulla cui cima spicca il santuario della Madonna del Monte Sacro di Novi Velia".

Tappa Casone Aresta > Rifugio Monte Motola. Foto Sara Furlanetto
Monte Cervati. Foto Sara Furlanetto

Yuri ci racconta del piacere di trovare in questa tratta due rifugi accoglienti e funzionanti. "Il Rifugio Monte Motola, innanzitutto, dove la gestora, Marianna, ha aperto le porte apposta per noi. Un'accoglienza straordinaria: ci ha portato lasagne, straccetti, vino, birra, dolci... e il rifugio è stupendo, si nota il tocco femminile, anche perché Marianna - che porta avanti la Cooperativa Archeoarte, formata solo da donne - è aiutata da due ragazze, Anna e Imen, di origine marocchina. Quella sera è arrivata anche una nuova camminatrice, il tramonto è stato suggestivo, si vedeva il Vesuvio... insomma una serata memorabile".

Come dicevamo, dal Monte Motola i ragazzi sono arrivati a un secondo rifugio, il Cervati, gestito dalla comunità montana Vallo di Diano. "Un'altra perla, gestita da Peppino, persona umile e simpatica. La struttura è stata costruita in una piccola conca a lato di una radura circondata dagli alberi, così da essere protetto dal vento e dai fenomenti atmosferici. E poi, vanta una stupenda biblioteca, dove ho trovato 3 o 4 libri di Walter Bonatti, il mio idolo!".

Marianna, Anna e Imen al Rifugio Monte Motola
Tramonto dal rifugio Monte Motola. Foto Sara Furlanetto
Peter Hoogstaden e Peppino d'Amico al rifugio Cervati. Foto Sara Furlanetto
Il Rifugio Cervati, rifugio gestito dalla comunità montana Valle di Diano. Foto Sara Furlanetto

Al Cervati i ragazzi hanno incontrato anche l'associazione Grotta, Briganti e Cacio, che tra i suoi obiettivi vuole valorizzare la grotta di Vallicelli dove un tempo si rifugiavano briganti e pastori. "Ci hanno spiegato anche le virtù di una varietà di pera locale, che cresce soltanto nel territorio di Monte San Giacomo" spiega Francesco. "Si chiama pera lardara, è un frutto di colore giallo oro, con la polpa di colore marrone scuro; quando è matura, viene conservata in contenitori ricolmi d'acqua e poi la si consuma in insalate natalizie insieme a alici, olive, peperoni. La consistenza è simile a quella del lardo, da qui il nome". A proposito di specialità gastronomiche: a Petina Va' Sentiero ha incontrato anche il caciocavallo impiccato, che viene fatto sciogliere sopra le braci su fette di pane. "Siamo capitati in una sera in cui si stava svolgendo una sagra locale" racconta Yuri "ne abbiamo approfittato per chiacchierare con gli abitanti, compresa una signora di 98 anni che ci ha concesso una bellissima intervista".  
Come un po' in tutte le tappe della Campania, Va' Sentiero è stato raggiunto da altre persone desiderose di camminare con i ragazzi e di conoscere il progetto. Difficile parlare di tutti coloro che hanno fatto almeno una tappa con loro: qui citiamo Gianluigi, un professore di microbiologia che proprio al rifugio Cervati ha dormito in tenda con i suoi due cani. "Mi ha colpito molto conoscerlo in un contesto così informale" spiega Yuri "lui studia le opportunità e la funzione dei probiotici nello spazio, una ricerca che mi ha davvero affascinato". Alberta si è unita a Va' Sentiero dopo una vacanza in barca, è originaria di Venezia e lavora a Londra come avvocato marittimo; Davide ha raggiunto i ragazzi per qualche giorno da Bari dopo aver scoperto il progetto sui social media... Yuri ci parla anche di un walk with us più... particolare: "A camminare con noi è stato anche George, un cane che ci ha seguiti in tutta la prima tappa senza che riuscissimo a staccarcelo di dosso! Una volta terminato il percorso, quando lo volevamo portare al luogo di partenza, non c'è stato verso di farlo salire sul furgone... e il giorno dopo non c'era più".

Alberta al rifugio Cervati - foto Sara Furnaletto

Ecco, siamo giunti alla fine anche del racconto di Va' Sentiero in Campania. Mancano solo due regioni all'arrivo: un piccolo tratto di Basilicata e poi la lunga cavalcata per tutta la Calabria, fino ad arrivare a Reggio e poi a Messina. Appuntamento a breve per gli ultimi dispacci da Va' Sentiero!