Ogni città ha un suo colore predominante e non è certo quello delle facciate dei palazzi. Quello di Napoli è l’azzurro, ma non uno qualunque: un colore particolare, l’azzurro partenopeo. Lo chiama così Vittorio Russo, capitano di lungo corso, viaggiatore e scrittore che conosce la città come conosceva gli anfratti delle navi.
Suoi sono i Percorsi d’autore per la nuova edizione della Guida Verde Touring "Napoli e il Golfo" da cui emerge che la città è «un manicomio sensoriale dove le percezioni s’imbrogliano e si fondono in un’impressione unitaria». Confermando le sensazioni dei visitatori che, arrivando in città, pensano sempre di essere giunti in un mondo a sé. «Ho una mia opinione sulla singolarità della città, a partire da certi aspetti irripetibili. Per esempio, la sua odonomastica evoca prospettive di frastornante seduzione.
Si può camminare lungo un segmento lunghissimo di storia percorrendo Spaccanapoli, che è il decumano superiore della città greca. Non è indispensabile avere conoscenze erudite per subire il fascino vociante di questa Babele eterna». Babele che si presenta davanti agli occhi a ogni passo. «Basta procedere nel formicolio di vita che si svolge intorno, lasciarsi accogliere come dall’abbraccio di uno sciame di farfalle, variegato, odoroso, morbido, deliziosamente untuoso. Basta cogliere le voci a distesa che magnificano cefali guizzanti, alici che scintillano al sole, polpi rossigni intinozze giganti, scuncigli e trecce dimitili. Sono grida a squarciagola, canti come onde sinusoidali, inconfondibili, chiari e incomprensibili, cantilene arcaiche: puniche, arabe, greche».
Così Napoli emerge come città che spalanca i sensi, tutti. «Succede ai richiami degli acquaioli, dei vinai, dei venditori ambulanti di susamielli (ciambelle di sesamo e miele), di franfellicche (dolcetti di miele e zucchero) e di taralli alla sugna. Si percepiscono come un invito irresistibile gli odori caldi che salgono dalle vaste padelle di una friggitoria dove sfrigolano panzarotti e ghirigori di pasta crisciuta». Suoni, odori e visioni di una città poliforme. «Più avanti si leva nell’aria come uno squillo di tromba la voce tonsillare di un venditore di père é musso. Il naso s’ingorga di aromi di spezie, di fumo, di sugna che si scioglie e arde in gola».
Ogni aspetto contribuisce a quell’immagine di manicomio sensoriale della città-mondo in cui perdersi diventa un privilegio. «Si passeggia nella storia di una città vecchia di ventotto secoli. Procedi seguendo l’istinto, tanto a Napoli non è possibile smarrirsi». E poi c’è quel colore... «Il magico azzurro che è la cromia della città. Questo di Napoli è un odore prima che una tinta. È un odore che vibra nell’aria, che sa di sapori della quotidianità.
L’azzurro colora l’aria, si fa brezza lieve e perciò suono, che a Napoli esiste solo come armonia. L’azzurro di questa città andrebbe identificato come azzurro partenopeo, perché non ne esiste un altro simile. Dovrebbe entrare nella nomenclatura binomiale della classificazione scientifica. L’azzurro napoletano forse non è nemmeno un colore, è piuttosto un sentimento, un’atmosfera». Napoli, la versione di Russo Lo scrittore che ha curato i Percorsi d’autore della nuova edizione della Guida Verde, ci racconta la sua, originale, Partenope Guida Verde
Napoli / foto Shutterstock
LA NUOVA GUIDA VERDE CAMPANIA
Accanto e intorno a Napoli c'è molto altro. C'è la Campania, che somiglia a un grande teatro con il Vesuvio al centro della scena: Napoli ai suoi piedi, il Tirreno di fronte e alle spalle l’entroterra, quell’articolata cavea di cime e valli dove secoli di ruralita` contadina hanno lasciato tracce profonde. Per racontarla ecco la nuova Guida Verde Touring "Campania" che cattura la dimensione umana e naturalistica di una regione esuberante, complessa, stratificata.
Storia, arte, poesia, piaceri del mare e della buona cucina, ricchezze culturali e antropologiche si mescolano in un pastiche che costituisce l’essenza del Mediterraneo: ecco in successione il Golfo di Napoli con le sue isole, la penisola sorrentina, la Costiera amalfitana, il Cilento, Salerno, Caserta e il Sannio beneventano del silenzio e della luce. Fino all’Irpinia e ai suoi paesi dimenticati, a cui Franco Arminio dedica una poetica ricognizione.
Pompei / foto Shutterstock
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