La parte del mondo che racconta è l’Asia Centrale, che assieme a quella che un tempo veniva chiamata l’Africa Nera, è una delle parti meno visitate del pianeta. Peccato, perché è una miscela di paesaggi spettacolari e volti umani, una miniera di storie millenarie e follie contemporanee che aspettano solo di essere viste e raccontate. Una zona che negli ultimi decenni pare avere attratto più scrittori che turisti, ma sono pochi ad averla raccontata con così tanta dovizia di informazioni, gusto per il surreale e capacità di rendere l’atmosfera delle cinque repubbliche nate nel 1991 all’indomani della dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Ted Rall oltre a essere un bravo giornalista è anche un ottimo disegnatore, per cui il suo libro è un po’ fumetto e un po’ testo, un ibrido ben riuscito che riesce a mischiare analisi storica e politica e reportage di viaggio, informazioni pratiche (anche se oggi un poco datate visto che il libro è stato scritto nel 2006) e empatia verso i popoli che abitano il luogo più remoto della terra. Alle volte sembra Joe Sacco, altre Bill Bryson. Sempre riesce a raccontare in modo dissacrante una realtà che a dire il vero offre materiale a bizzeffe grazie alla sua infinita serie di autocrati ereditati dal regime sovietico che governano questa manciata di stati potenzialmente ricchi, ma ne fatti piuttosto poveri e abbastanza disperati. Paesi in cui la polizia, almeno ai tempi dei viaggi di Ted Rall, era un problema molto maggiore dei briganti perché le buone abitudini sono dure a morire e 70 anni di Unione Sovietica non passano certo in vano.
Certo, da quando Stan Trek è stato scritto diverse cose sono cambiate anche nei Paesi dell’Asia centrale: in Turkmenistan il Turkmenabashi (Saparmyrat Nyýazow) è morto ed è stato sostituito da un altro dittatore dal nome impronunciabile (Gurbanguly Berdimuhammedow) e dal modo di fare perlomeno eccentrico, mentre non sono cambiate le condizioni di miseria in cui vive la popolazione. Il Kirghizistan ha vissuto una mezza rivoluzione e ora ha deciso di dedicarsi al turismo per risollevare le sorti della sua economia. Mentre il Tagikistan rimane il più povero dei Paesi dell’aerea e non riesce a capire da dove iniziare per cambiare.