Gli Stati Uniti si preparano a un cambiamento radicale nelle procedure di ingresso per i turisti stranieri. L'amministrazione Trump ha pubblicato lo scorso 10 dicembre sul Federal Register una proposta che renderebbe obbligatoria la dichiarazione di cinque anni di attività sui social media per ottenere l'ESTA, l'autorizzazione elettronica che permette ai cittadini di 42 Paesi, Italia compresa, di viaggiare negli USA senza visto per soggiorni fino a 90 giorni.
Quello che sulla modulistica era solo una opzione ma senza l’obbligo di compilazione, diventerebbe un obbligo. Nell’ipotesi della sua entrata in vigore, i viaggiatori dovranno fornire non solo la lista completa di tutti gli account social utilizzati negli ultimi cinque anni su social come Facebook, Instagram, X, TikTok e LinkedIn, ma anche non pochi dati personali, numeri di telefono personali e professionali degli ultimi cinque anni, indirizzi email privati e di lavoro dell'ultimo decennio, dati anagrafici completi dei familiari diretti.
La proposta prevede inoltre modifiche tecnologiche significative. Su tute una nuova applicazione che richiederà un selfie in alta definizione oltre alla tradizionale foto del passaporto, consentendo un riconoscimento facciale più accurato. Al selfie in hd si aggiungerebbero impronte digitali, scansione dell'iride e, se l'infrastruttura tecnica lo permetterà, persino campioni di DNA.

I primi effetti e le cancellazioni
Le conseguenze di questa possibile ulteriore stretta sugli ingressi negli Usa, si stanno già facendo sentire, anche se la proposta è ancora in una fase preliminare di consultazione pubblica. L'effetto più preoccupante riguarda l’ansia che sta già portando molti potenziali viaggiatori a cancellare i loro viaggi negli Usa, temendo ispezioni invasive e possibili rifiuti all'ingresso, stanno già cancellando i loro viaggi programmati negli Stati Uniti. Gli effetti potrebbero essere rilevanti, tanto che la US Travel Association prevede che il 2025 si chiuderà con un calo del 6,3% degli arrivi di stranieri rispetto al 2024.
La proposta è attualmente in consultazione pubblica per 60 giorni, con scadenza il 9 febbraio 2026. Durante questo periodo, cittadini, associazioni, aziende e governi stranieri possono inviare commenti e osservazioni al Dipartimento della Sicurezza Interna. Al termine della consultazione, la Customs and Border Protection potrà modificare alcune parti del progetto, confermarlo nella forma attuale o, in teoria, accantonarlo, anche se le dichiarazioni politiche della Casa Bianca lasciano intendere una forte volontà di procedere.
L'iniziativa arriva in un momento particolarmente critico. Gli Stati Uniti si preparano ad accogliere, insieme a Canada e Messico, la Coppa del Mondo di calcio del 2026, che dovrebbe attirare centinaia di migliaia di tifosi da tutto il mondo. Le nuove regole, se approvate, potrebbero entrare in vigore proprio nel secondo trimestre del 2026, creando un potenziale collo di bottiglia nelle richieste di autorizzazione proprio quando milioni di visitatori internazionali cercheranno di ottenere l'ESTA per assistere alle partite.
Porte aperte alla Gold Card
Al possibile danno anche la probabile beffa. L’amministrazione Trump, ha lanciato proprio questa settimana un programma alternativo per chi può permettersi di pagare cifre milionarie. La Trump Gold Card, presentata il 10 dicembre, come la proposta ESTA, offre un percorso accelerato verso la residenza permanente e la cittadinanza americana a chi versa un milione di dollari nelle casse federali, oltre a una commissione non rimborsabile di 15.000 dollari per l'elaborazione della domanda.
Per le aziende che vogliono sponsorizzare dipendenti esiste una versione corporate da 2 milioni di dollari, mentre è in arrivo la Trump Platinum Card da 5 milioni che permetterà di trascorrere fino a 270 giorni all'anno negli Stati Uniti senza pagare tasse sul reddito estero. Trump ha difeso la posizione del governo come un modo per attrarre i migliori talenti generando entrate per il governo federale. Intanto, per chi non ha un milione di dollari da investire, restano i controlli sui social, l'incertezza sui tempi di approvazione e il rischio di vedersi negare l'ingresso per un post di troppo.
