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Per tutto maggio 2017, il sito del Touring Club Italiano - in collaborazione con Hertz - segue il Giro d'Italia edizione numero 100, partito il 5 maggio da Alghero per concludersi il 28 maggio a Milano. A raccontarci le tante storie del Giro d'italia 2017 è Gino Cervi, scrittore e giornalista, nonché cultore di storia del ciclismo, autore di volumi di storia dello sport e curatore di guide turistiche (tra cui molte del Touring Club Italiano). Seguiteci lungo le strade del nostro Bel Paese!
IL MUGNAIO ERETICO
“Io ho detto che, quanto al mio pensier et creder, tutto era un caos, cioè terra, aere, acqua et foco insieme; et quel volume andando così fece massa, aponto come si fa il formazo nel latte, et in quel diventorno vermi, et quelli furno gli angeli”.
Domenico Scandella, detto Menocchio, era nato nel 1532 a Montereale Valcellina, un paese lungo la pedemontana che corre tra i magredi e le Prealpi Carniche. Il Giro è passato di lì proprio ieri prima di svoltare a destra e imboccare i 15 km della salita di Piancavallo. Domenico Scandella, detto Menocchio, aveva in affitto qualche campo e due mulini e campava, lui e la sua numerosa famiglia, di quello. Ma a differenza della gran parte degli uomini della sua estrazione sociale, Menocchio leggeva tantissimo.
“Io ho detto che, quanto al mio pensier et creder, tutto era un caos, cioè terra, aere, acqua et foco insieme; et quel volume andando così fece massa, aponto come si fa il formazo nel latte, et in quel diventorno vermi, et quelli furno gli angeli”.
Domenico Scandella, detto Menocchio, era nato nel 1532 a Montereale Valcellina, un paese lungo la pedemontana che corre tra i magredi e le Prealpi Carniche. Il Giro è passato di lì proprio ieri prima di svoltare a destra e imboccare i 15 km della salita di Piancavallo. Domenico Scandella, detto Menocchio, aveva in affitto qualche campo e due mulini e campava, lui e la sua numerosa famiglia, di quello. Ma a differenza della gran parte degli uomini della sua estrazione sociale, Menocchio leggeva tantissimo.
La stampa era nata da neanche un secolo e stava cambiando il mondo. A Menocchio piacevano in particolare i testi che parlavano di religione e di filosofia. E negli anni in cui, di là dalle Alpi, il terremoto della riforma protestante sconquassava l'Europa cattolica, questa cosa non era vista proprio di buon occhio da Santa Romana Chiesa. Il mugnaio Menocchio doveva poi essere un chiacchierone. Si era fatto un'idea tutta sua di come il mondo si era creato e non perdeva occasione di andare a dirlo in giro. Così come andava in giro a dire quel che pensava di come era nato Gesù, dei preti e dei sacramenti. Alla fine qualche vicino che non gli tanto voleva bene, andò a raccontare tutto all'inquisitore di Aquileia e di Concordia. Era il 1584 e qual giorno per Menocchio il mugnaio iniziarono i guai. Per sedici anni venne messo sotto torchio dal Tribunale del Santo Uffizio, che non sapeva se essere più terrorizzato, scandalizzato o banalmente stupito che un mugnaio potesse aver concepito un pensiero cosmogonico così semplicemente rivoluzionario da farsi capire da tutti: la genesi come un grande pentolone di cagliata.
“Et la santissima maestà volse che quel fosse Dio et li angeli; et tra quel numero de angeli ve era anche Dio (...) fece poi Adamo et Eva, et populo in gran moltitudine per impir quelle sedie delli angeli scacciati. La qual moltitudine non facendo li commendamenti de Dio, mandò il suo figliol, il quale li Giudei lo presero, et fu crocifisso”.
“Et la santissima maestà volse che quel fosse Dio et li angeli; et tra quel numero de angeli ve era anche Dio (...) fece poi Adamo et Eva, et populo in gran moltitudine per impir quelle sedie delli angeli scacciati. La qual moltitudine non facendo li commendamenti de Dio, mandò il suo figliol, il quale li Giudei lo presero, et fu crocifisso”.
QUANDO NON GIRANO LE PALE
Oggi la diciannovesima tappa che si lasciava le spalle le Dolomiti a San Candido – dove il prossimo settembre si terrà la prima edizione dell'Eroica Dolomiti – e che attraverso la Carnia e seguendo il corso del Tagliamento è entrata in Friuli, per arrampicarsi infine a Piancavallo, è stata una ribollente cosmogonia casearia. E il mugnaio Dumoulin non è stato crocifisso – e neppure affidato al braccio secolare come avvenne a Menocchio l'eresiarca tra il 1599 e il 1600 - ma nel calderone ci è caduto dentro.
Oggi la diciannovesima tappa che si lasciava le spalle le Dolomiti a San Candido – dove il prossimo settembre si terrà la prima edizione dell'Eroica Dolomiti – e che attraverso la Carnia e seguendo il corso del Tagliamento è entrata in Friuli, per arrampicarsi infine a Piancavallo, è stata una ribollente cosmogonia casearia. E il mugnaio Dumoulin non è stato crocifisso – e neppure affidato al braccio secolare come avvenne a Menocchio l'eresiarca tra il 1599 e il 1600 - ma nel calderone ci è caduto dentro.
E questa volta non ci sono alibi gastroenteriche. Sulle rampe di Piancavallo le pale del mugnaio olandese si sono imballate e solo facendo appello alla classe che solo un cieco o un prevenuto potrebbe disconoscergli non è naufragato tra il formaggio e i vermi che vispi gli saltavano intorno da tutte le parti.
FORMADI SALMISTRA'
A due giorni dalla fine la classifica generale del Giro d'Italia è un formaggio pressato e sotto sale, come quello che si produce non lontano da qui, tra Spilimbergo, Clauzetto e Vito d'Asio, e che per questo chiamato asìno, con l'accento sulla ì. Quattro corridori – Quintana maglia rosa, Dumoulin, Nibali e Pinot – in meno di un minuto; e se vogliamo allungare la salmuerie, ci sono anche Zakarin e Pozzovivo entro il minuto e mezzo. Domani sul monte Grappa sarà battaglia, ma per favore risparmiamoci i caduti.
A due giorni dalla fine la classifica generale del Giro d'Italia è un formaggio pressato e sotto sale, come quello che si produce non lontano da qui, tra Spilimbergo, Clauzetto e Vito d'Asio, e che per questo chiamato asìno, con l'accento sulla ì. Quattro corridori – Quintana maglia rosa, Dumoulin, Nibali e Pinot – in meno di un minuto; e se vogliamo allungare la salmuerie, ci sono anche Zakarin e Pozzovivo entro il minuto e mezzo. Domani sul monte Grappa sarà battaglia, ma per favore risparmiamoci i caduti.
foto Leonardo Piccione/Bidonmagazine.com
TITO E LANDA INSEGNANO
Oggi con me al Giro c'era un ospite di eccezione. Tito, quattro anni e mezzo, grande intenditore di sport, di ciclismo in particolare. Dopo aver dedicato il nostro pre-corsa a un intenso scambio di doppie dell'album del Giro, in auto, salendo a Piancavallo, ha dispensato pillole di saggezza: “Ho deciso che da grande non voglio fare il portiere. Farò il ciclista. Perché è più divertente e poi in giro si vedono e si imparano tante cose”.
Oggi con me al Giro c'era un ospite di eccezione. Tito, quattro anni e mezzo, grande intenditore di sport, di ciclismo in particolare. Dopo aver dedicato il nostro pre-corsa a un intenso scambio di doppie dell'album del Giro, in auto, salendo a Piancavallo, ha dispensato pillole di saggezza: “Ho deciso che da grande non voglio fare il portiere. Farò il ciclista. Perché è più divertente e poi in giro si vedono e si imparano tante cose”.
Il piccolo Tito - foto Leonardo Piccione/Bidonmagazine.com
Se non fosse andato a sbattere sul Blockhaus, ci scommetto che nella classifica-formaggio ci sarebbe stato anche Mikel Landa che, dopo due secondi posti nei tapponi dello Stelvio e delle Dolomiti, oggi ha stravinto. Dopo l'arrivo di Bormio aveva detto a Marco Pastonesi che “nel ciclismo qualche volta si vince, qualche volta s'impara.” E Landa il basco da questo Giro, cominciato con la sfortunata caduta sul Blockaus, ha imparato molto. A noi ha insegnato che è un grande campione.
PS
Se volete leggere la storia di Menocchio Scandella e del suo microcosmo leggete il saggio - che è soprattutto una straordinaria lezione sul mestiere dello storico - di Carlo Ginzburg, Il formaggio e i vermi (1976).
PS
Se volete leggere la storia di Menocchio Scandella e del suo microcosmo leggete il saggio - che è soprattutto una straordinaria lezione sul mestiere dello storico - di Carlo Ginzburg, Il formaggio e i vermi (1976).
Mikel Landa all'arrivo - foto Lapresse/Gian Mattia D'Alberto
Il "Giro del Touring" è realizzato in collaborazione con Hertz, partner storico dell'associazione, che ha messo a disposizione di Gino Cervi una vettura ibrida Hertz Green Collection per seguire le tappe della Corsa Rosa.
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