Era una notizia attesa e auspicata, fin da quando l'idea, nel 2020, venne alla direttrice de "La Cucina Italiana", Maddalena Fossati Dondero. Questa mattina, nel corso della XX sessione del Comitato intergovernativo dell'Unesco a New Delhi, è stato deciso all'unanimità che la “La cucina italiana tra sostenibilità e biodiversità culturale” diventi un Patrimonio immateriale dell'Unesco.
È una novità e un grande riconoscimento per la nostra storia gastronomica: altri alimenti e altre tradizioni erano già stati insigniti del prestigioso riconoscimento (dal pasto gastronomico francese al kimchi coreano, fino alla baguette e anche alla dieta mediterranea), ma quella italiana è la prima cucina al mondo che viene riconosciuta dall'Unesco nella sua "interezza". Secondo le motivazioni, la cucina italiana è infatti una "miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie", "un modo per prendersi cura di se stessi e degli altri, esprimere amore e riscoprire le proprie radici culturali, offrendo alle comunità uno sbocco per condividere la loro storia e descrivere il mondo che li circonda". L'Unesco sottolinea come il cucinare all'italiana "favorisca l'inclusione sociale, promuovendo il benessere e offrendo un canale per l'apprendimento intergenerazionale permanente, rafforzando i legami, incoraggiando la condivisione e promuovendo il senso di appartenenza".
Più che per gli ingredienti, le ricette o le preparazioni, sono quindi l'importanza sociale del cucinare e dello stare a tavola a essere sottolineati, l'attività comunitaria, la pratica multigenerazionale. "Il cucinare è per gli italiani un'attività comunitaria che enfatizza l'intimità con il cibo, il rispetto per gli ingredienti e i momenti condivisi attorno alla tavola. Svolge una funzione inclusiva, consentendo a tutti di godere di un'esperienza individuale, collettiva e continuo di scambio, superando tutte le barriere interculturali e intergenerazionali".

Anche il Touring si unisce all'apprezzamento per il lavoro svolto dal comitato promotore (composto da La Cucina Italiana, Casa Artusi e Accademia Italiana della Cucina) e dal Ministero della Cultura. Da sempre - fin da quando, nel 1931, pubblicò la prima Guida gastronomica d'Italia - la nostra fondazione si propone come facilitatore nell'esplorazione del patrimonio gastronomico italiano, delle sue tradizioni, delle sue buone pratiche. Ne è recente prova il volume "il Buonpaese. Un viaggio nei territori del gusto italiano", il benvenuto per chi si iscrive o rinnova l'iscrizione al Touring nel 2026, soltanto la prima di una di molte iniziative e campagne di sensibilizzazione a tema enogastronomico. Nelle sezioni del volume, si alternano racconti, immagini e graphic novel di grandi autori, saggi a tema ambientale e politico, itinerari per guardare da vicino le forme e le specificità enogastronomiche di ogni regione italiana. Perché anche attraverso il gusto si può sostenere una cultura del viaggio diversa da quella massificata.
Da notare come nelle 21 tradizioni italiane iscritte nella Lista dei patrimoni culturali immateriali Unesco ben nove siano riconducibili al settore agroalimentare: la cucina italiana, l'arte dei pizzaiuoli napoletani, la transumanza, la costruzione dei muretti a secco in agricoltura, la coltivazione della vite ad alberello dello zibibbo di Pantelleria, la dieta mediterranea, la cava e cerca del tartufo, il sistema irriguo tradizionale, l'allevamento dei cavalli lipizzani.