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La cultura fa bene. Non solo alla testa e allo spirito, ma anche all’economia. Lo certifica il rapporto “Io sono cultura 2018 - L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Symbola e Unioncamere e presentato giovedì 7 marzo nella sede del Touring Club Italiano.
Una ricerca da cui emerge chiaro, se ancora ce ne fosse bisogno, che la cultura produce ricchezza ed è un motore di sviluppo assai concreto per l’Italia. Un motore che – soprattutto verso l’estero – fa leva sull’immaginario dell’Italian style e sul suo valore simbolico riconosciuto ovunque. Valore simbolico che si traduce in oggetti, prodotti ed esperienze che spingono il settore cultura, sia verso l’’eccellenza che verso una crescita assai concreta. Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo, fatto da imprese, PA e no profit, genera più di 92 miliardi di euro e attiva altri settori dell’economia, arrivando a muovere nell’insieme 255,5 miliardi, ovvero il 16,6% del valore aggiunto nazionale.
«Cultura e creatività sono la chiave di volta in tutti i settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e cresce il loro ruolo nell’economia» ha spiegato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. «La bellezza è uno dei nostri punti di forza. Tanto che, secondo un’indagine della rivista US News e dell’Università della Pennsylvania, siamo addirittura il primo Paese al mondo per la influenza culturale. Un primato legato anche alla nostra capacità di trasmettere cultura e bellezza nelle produzioni e al nostro soft-power. Proprio questo intreccio caratteristico dell’Italia, tra cultura e manifattura, coesione sociale e innovazione, competitività e sostenibilità, rappresenta un’eredità del passato ma anche una chiave per il futuro».
Ma cosa si intende per Sistema produttivo culturale e creativo? Si intendono tutte quelle attività economiche che producono beni e servizi culturali, ma anche tutte quelle attività che non producono beni o servizi strettamente culturali, ma che utilizzano la cultura come input per accrescere il valore simbolico dei prodotti, quindi la loro competitività. Per cui certamente editoria e comunicazione, musei e teatri, ma anche tutta la filiera legata al Design e ma anche alla creazione di Software e videogame.
Tutte attività che generano occupazione e ricchezza, spesso in controtendenza con un panorama economico non certo brillante. Il solo Sistema Produttivo Culturale e Creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone, che rappresentano il 6,1% del totale degli occupati in Italia. Un dato che lo scorso anno è cresciuto dell’1,6%. Mentre nel suo complesso il sistema cresce più di quanto non faccia l’Italia: nel 2017 ha prodotto un valore aggiunto del 2,0%.
Ma il ruolo della cultura non si ferma alla sola quantificazione dei valori della filiera. Assai importanti sono anche i legami tra cultura e turismo, perché la cultura costituisce uno degli attrattoti fondamentali che spingono le persone a mettersi in viaggio. È evidente se si guarda la situazione di un regione come la Lombardia spesso, a torto, poco considerata come destinazione turistica. E invece è la prima regione per spesa turistica attivata dalla domanda di cultura (3,9 miliardi di euro) e quinta per incidenza della stessa sul totale della spesa culturale (47,6%, quasi 10 punti in più della media nazionale). Segno che concerti e mostre, fiere internazionali (prima fra tutti il Salone del Mobile, intimamente legato al processo di produzione culturale) ed eventi sono sempre più una motivazione di visita.
«Cultura e creatività sono la chiave di volta in tutti i settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e cresce il loro ruolo nell’economia» ha spiegato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. «La bellezza è uno dei nostri punti di forza. Tanto che, secondo un’indagine della rivista US News e dell’Università della Pennsylvania, siamo addirittura il primo Paese al mondo per la influenza culturale. Un primato legato anche alla nostra capacità di trasmettere cultura e bellezza nelle produzioni e al nostro soft-power. Proprio questo intreccio caratteristico dell’Italia, tra cultura e manifattura, coesione sociale e innovazione, competitività e sostenibilità, rappresenta un’eredità del passato ma anche una chiave per il futuro».
Ma cosa si intende per Sistema produttivo culturale e creativo? Si intendono tutte quelle attività economiche che producono beni e servizi culturali, ma anche tutte quelle attività che non producono beni o servizi strettamente culturali, ma che utilizzano la cultura come input per accrescere il valore simbolico dei prodotti, quindi la loro competitività. Per cui certamente editoria e comunicazione, musei e teatri, ma anche tutta la filiera legata al Design e ma anche alla creazione di Software e videogame.
Tutte attività che generano occupazione e ricchezza, spesso in controtendenza con un panorama economico non certo brillante. Il solo Sistema Produttivo Culturale e Creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone, che rappresentano il 6,1% del totale degli occupati in Italia. Un dato che lo scorso anno è cresciuto dell’1,6%. Mentre nel suo complesso il sistema cresce più di quanto non faccia l’Italia: nel 2017 ha prodotto un valore aggiunto del 2,0%.
Ma il ruolo della cultura non si ferma alla sola quantificazione dei valori della filiera. Assai importanti sono anche i legami tra cultura e turismo, perché la cultura costituisce uno degli attrattoti fondamentali che spingono le persone a mettersi in viaggio. È evidente se si guarda la situazione di un regione come la Lombardia spesso, a torto, poco considerata come destinazione turistica. E invece è la prima regione per spesa turistica attivata dalla domanda di cultura (3,9 miliardi di euro) e quinta per incidenza della stessa sul totale della spesa culturale (47,6%, quasi 10 punti in più della media nazionale). Segno che concerti e mostre, fiere internazionali (prima fra tutti il Salone del Mobile, intimamente legato al processo di produzione culturale) ed eventi sono sempre più una motivazione di visita.
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