Un lungo viaggio di
due secoli nella storia della bicicletta, raccontata attraverso 350 pezzi, tra album e figurine. È quello che propone fino ad aprile 2020 il
Museo della Figurina di Modena, una delle realtà istituzionali che fa parte di Fondazione Modena Arti Visive. La mostra si intitola
"Bici davvero! Velocipedi, figurine e altre storie". Ed è un vero e proprio atto d'amore verso questo rivoluzionario mezzo di trasporto, simbolo di libertà e caro anche al Touring, che proprio con la bicicletta nacque 125 anni fa (il primo club si chiamò appunto Touring Club Ciclistico Italiano).
La rassegna è curata da Francesca Fontana e Marco Pastonesi, giornalista a lungo editorialista della Gazzetta dello Sport. “La libertà del pedalare – scrive Pastonesi -, correre, viaggiare, sconfinare, perfino sorpassarsi e superarsi, perché in sella non si è mai soli, c’è sempre qualcuno con cui confrontarsi e accompagnarsi, ed è se stessi. E poi anche la libertà di sognare, fantasticare, inventare”. Oltre alle figurine, all’interno del percorso s’incontrano anche alcuni esemplari di biciclette, come quella del ciclista Romeo Venturelli, concessa in prestito dal Comune di Pavullo nel Frignano, quella da barbiere proveniente dal museo Ciclocollection di Riva del Garda e una penny-farthing di fine '800 dalla collezione di Giannetto Cimurri.
"Corse velocipediste", 1896, Pubblicità estratto di carne Liebig, Londra, Dalla serie di 6 figurine "Sport", Courtesy Comune di Modena, Museo della Figurina – Fondazione Modena Arti Visive
Il percorso espositivo si apre con una sezione storica che analizza l’evoluzione della bicicletta e celebra i suoi pionieri: a partire dal barone tedesco Karl Drais von Sauerbronn che nel 1817 inventò la Draisina, una “macchina da corsa” spinta dalla sola forza delle gambe, passando per Pierre ed Ernest Michaux che negli anni sessanta dell’Ottocento applicarono i pedali alla ruota anteriore, fino alle rivoluzionarie e leggerissime biciclette in carbonio dei nostri giorni. Le figurine documentano l’evoluzione dell’abbigliamento mutuato, per gli uomini, da quello dei fantini, costituito da casacche in seta, stivali e cappellini ippici, in seguito rimpiazzati da abiti più pratici che lasciano scoperte gambe e braccia.
"Biciclette e ciclomotori Gloria", 1950-55, Su disegno di Franco Mosca, Ristampa di una cartolina pubblicitaria, Courtesy Comune di Modena, Museo della Figurina – Fondazione Modena Arti Visive
È però il vestiario femminile a subire le trasformazioni maggiori: il nuovo mezzo di trasporto rende necessario l'abbandono delle gonne ottocentesche a favore di gonne-pantalone, galosce e stivaletti, per muoversi agevolmente senza rinunciare all'eleganza. Una sezione della mostra mette in evidenza quanto guidare una bicicletta, per una donna, fosse comunque molto più complicato che per un uomo: basti pensare che la versione femminile del modello Ariel aveva due pedali su un solo lato della grande ruota anteriore, per cui le signore erano costrette a cavalcare all’amazzone.
La mostra prosegue con una serie di copertine di riviste, cartoline e bolli chiudilettera, di norma tratti da cartelloni pubblicitari e dedicati a particolari marche di bicicletta o a componenti come selle, fanalini e mozzi. Tra quelle esposte, alcune grafiche realizzate da artisti quali Plinio Codognato e Leopoldo Metlicovitz.
"Una bicicletta e il tuo cuore", 1942, Su disegni di Filippo Romoli, Calendarietto da barbiere profumi Bertelli, Milano, Courtesy Comune di Modena, Museo della Figurina – Fondazione Modena Arti Visive
La sezione, Attenzione, ciclisti in giro, propone figurine di fine Ottocento-inizio Novecento che ironizzano sulle difficoltà dei primi ciclisti e sul contrasto tra vecchi e nuovi mezzi, raffigurando cani che azzannano ruote, scontri con pedoni e cavalieri, ingorghi stradali, capitomboli vari. Alcune serie dedicate al mondo del futuro prefigurano soluzioni innovative come i fanali per le auto, per evitare le collisioni con ciclisti e pedoni al buio, o la nascita della Società protettrice dei pedoni contro i nuovi mezzi di locomozione. Queste ultime introducono al tema della sicurezza stradale, su cui la mostra ha inteso porre l'accento e su cui ancora tanto resta da fare per scongiurare la strage silenziosa che racconta la morte di un ciclista al giorno.
"Ciclismo", 1972, Edizioni Panini, Modena, Dall'album "München 72" per la raccolta di 270 figurine, Courtesy Comune di Modena, Museo della Figurina – Fondazione Modena Arti Visive
Una parte dell'esposizione si concentra sui concorsi a premio associati alle figurine, che conobbero un vero e proprio boom nell’Italia degli anni trenta: tra i vari regali da scegliere o premi da vincere, la bicicletta non manca quasi mai.
La mostra si conclude con le sezioni dedicate alle corse e ai ciclisti, attraverso figurine di campioni, all'epoca considerati veri e propri eroi, e imprese che nel dopoguerra restituirono agli italiani l'entusiasmo e la voglia di sognare, dando loro nuovi simboli nei quali riconoscersi. Una vetrina rende omaggio a Fausto Coppi, di cui nel 2019 ricorre il centenario della nascita e nel 2020 il sessantesimo della morte.
"Giro di Francia 1950", 1952, Pubblicità caffè Lavazza, Torino, Dalla serie di 6 figurine "Avvenimenti sportivi 1950", Courtesy Comune di Modena, Museo della Figurina – Fondazione Modena Arti Visive
Bici davvero! Velocipedi, figurine e altre storie
Modena, Museo della Figurina, Palazzo Santa Margherita (corso Canalgrande 103)
Orari: mercoledì-giovedì-venerdì: 11-13 / 16-19; sabato, domenica e festivi: 11-19.