Nell'immaginario comune, il termine "paesaggio" è spesso meno immediato rispetto ad altri sostantivi dalle sfumature simili, come panorama o ambiente. Dare un premio a un paesaggio, poi, risulta ancor più sibillino. Come si valuta un paesaggio? Come si fa a dire se un paesaggio è "migliore" di un altro? La risposta viene dal Consiglio d’Europa, che dal 2008 organizza un Premio europeo del Paesaggio per "premiare iniziative concrete ed esemplari per il raggiungimento degli obiettivi di qualità paesaggistica nel territorio". Ogni due anni viene valutato e premiato, in parole semplici, chi prende provvedimenti "volti alla salvaguardia, alla gestione e alla pianificazione sostenibile di un paesaggio" - provvedimenti che dimostrino "una efficacia durevole" e possano in tal modo "servire da modello per le altre collettività territoriali europee".
Un premio alla natura, dunque, ma soprattutto all'uomo che la abita, la protegge, la trasforma sapientemente. L'Italia, che partecipa al premio come altri 38 Stati, ogni biennio deve presentare un candidato: per sceglierlo, il Ministero della Cultura ha indetto a sua volta il Premio Nazionale del Paesaggio. Ecco, nel 2020-2021 i candidati sono stati un centinaio, ma la vittoria è andata in Lombardia: il progetto vincitore si intitola “La biodiversità dentro la città: la Val d’Astino di Bergamo”. Una storia bellissima, davvero esemplare nella sua linearità, una di quelle che dovrebbero funzionare da esempio per tante altre comunità. Una storia che vi andiamo a raccontare, anche perché al suo interno Touring Club Italiano ha fatto la sua piccola parte grazie all'iniziativa Aperti per Voi.
LA VALLE D'ASTINO, CAMPI E BOSCHI APPENA FUORI BERGAMO
Dove ci troviamo? La valle d'Astino è un piccolo scampolo di terra in mezzo ai colli alla periferia occidentale di Bergamo. Alcuni campi coltivati, filari, siepi, un bel bosco dove ancora nidificano uccelli rapaci, qualche casa, un grande monastero fondato nel 1107 dall'ordine vallombrosano e poi più volte ricostruito nel tempo. Una superficie piccola, quindi: "l'area appartenente alla Fondazione MIA è di circa 60 ettari, cioè meno di un chilometro quadrato" racconta il presidente della Fondazione, Fabio Bombardieri. "Ma nello stesso tempo un'area preziosa per la sua naturalità a due passi, davvero due passi, dalla città".
La Fondazione della Misericordia Maggiore - MIA è il motore di tutto il progetto, l'ente che attraverso il suo intervento ha decretato la "rinascita della valle". Un ruolo avuto quasi per caso, sebbene la Misericordia sia da secoli (è nata nel lontano 1265) uno dei soggetti imprescindibili del tessuto sociale bergamasco. "Deve sapere che la valle d'Astino è stata a lungo un luogo degradato" spiega Bombardieri. "Da lungo tempo il Monastero cadeva a pezzi, i terreni erano ormai poverissimi in quanto sfruttati soltanto a mais, di altri edifici esistevano solo ruderi in mezzo agli sterpi. Anch'io, che sono nato poco lontano, l'ho sempre visto a pezzi. E non le dico le idee di speculazioni immobiliari. C'è chi avrebbe voluto ricavarne un campo da golf. Per fortuna l'Amministrazione Comunale ha posto dei vincoli, incrementati poi con l'istituzione del Parco dei Colli di Bergamo, nato nel 1977. Certo, i vincoli non evitavano il degrado".
Astino rimane sui tavoli della politica a lungo, ma nessuno sembra volersene fare carico. La svolta arriva nel 2007. "In quell'anno, per non lasciar scadere un opzione di acquisto fatta ai proprietari del tempo, l'Amministrazione propone l'acquisto alla Fondazione, con l'idea poi che il complesso potesse diventare sede universitaria o del Conservatorio locale" continua Bombardieri. La Fondazione acquista, ma gli studenti alla fine non arrivano. Che fare? L'unica via è quella di rimboccarsi le maniche e provare a fare qualcosa di nuovo con quelle terre e quell'antica struttura. Così inizia la nuova storia di Astino: una storia di successo, grazie alla pianifcazione condivisa, alla collaborazione tra pubblico e privato, alla solidità della visione scientifica - tutti elementi nominati tra le motivazioni del Premio nazionale.
L'ATTENZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ. AMBIENTALE E SOCIALE
In primis, i terreni. "Siamo andati a vedere che cosa avevano fatto i monaci vallombrosani nel 1100, l'epoca d'oro della valle" ricorda Bombardieri "e abbiamo recuperato le loro culture. Abbiamo viti, ulivi, meli, peri, erbe aromatiche, erbe officinali, luppolo, lino, canapa da fibra... La fioritura del lino a giugno è fantastica!". Una pluralità di coltivazioni antiche, dunque, ma non son solo: insieme al parco e alla Regione, è stato studiato un piano di gestione basato sul biologico in modo da salvaguardare la flora e la fauna locali. Nel 2016 i coltivatori, che hanno nel frattempo aderito a una Carta Etica, si costituiscono in associazione e viene poi creato un marchio per i prodotti agricoli di Astino, che contribuisce alla loro diffusione nei sistemi di filiera corta in raccordo con la città.
Campi di lino e di canapa nella Valle d'Astino - foto Fondazione MIA
L'Orto botanico presso il Monastero - foto Fondazione MIA
UN MONASTERO DA RICOSTRUIRE
Poi c'erano il monastero e gli altri edifici. Grandi spazi, tra cui un chiostro magnifico e la affascinante torre del Beato Guala, la parte più antica del complesso. "È stata una lenta ma continua opera di recupero" spiega Bombardieri. "Con i contributi iniziali, pari a 3,25 milioni di euro arrivati dalla Curia, dalla Regione e da UBI Banca, abbiamo iniziato con la ristrutturazione della chiesa del Santo Sepolcro e della cosiddetta cascina Mulino, che nel tempo sarebbe diventata un punto di riferimento per le scuole e i campi estivi. Poi siamo riusciti anche a mettere in sicurezza i tetti e le mura del Monastero. E con un altro progetto abbiamo finalmente ripulito le facciate e le aree circostanti, iniziando anche a recuperare gli spazi interni". Un luogo di ristoro nelle cantine, uno spazio per mostre al piano terra... grazie ai nuovi locali sono partite una serie di attività culturali.
Il Monastero prima del restauro - foto Fondazione MIA
Il Monastero dopo il restauro - foto Fondazione MIA
Il restauro all'interno della chiesa del Santo Sepolcro - foto Fondazione MIA
"UN LUOGO IDENTITARIO DELLA CITTÀ"
Chiediamo a Bombardieri come ha reagito la città alla rinascita di Astino. "Bergamo è affezionatissima alla valle!" racconta. "La vera svolta è arrivata nell'anno di Expo, il 2015. Tutto era centrato sul cibo per il pianeta, ricorda? Noi siamo entrati nella rete dei luoghi da visitare nella Regione. E grazie al passaparola è stato un boom, un successo inaspettato, anche difficile da gestire, con Astino che per la prima volta era piena di gente tutte le sere e tutti i weekend. Quasi una invasione. Da quel momento Astino è ritornata sulla mappa dei bergamaschi: da metà primavera a inizio autunno è un polo culturale frequentatissimo, la cittadinanza non potrebbe farne a meno. C'è chi viene per camminare, chi per pedalare, le famiglie girano nella valle in tutta tranquillità...".
A proposito di pedalate, non poteva mancare la mobilità dolce: i percorsi pedonali sono stati resi fruibili negli anni e le piste ciclabili sono state tra gli ultimi progetti della Fondazione, in particolare quella lungo la strada d'accesso e quella che parte dalla chiesa della Madonna del Bosco, chiamata percorso di San Francesco. "Ora stiamo lavorando a un'accademia di formazione sul tema della cucina, una scuola professionalizzante" spiega Bombardieri "che possa anche gestire la ristorazione del complesso". Altri progetti? "Naturalmente finire i restauri, c'è ancora tanto da fare. Poi continuare con le attività culturali. Poi fare bella figura in Europa!".
Le cantine del Monastero - foto Fondazione MIA
Il Premio, appunto. Immaginiamo sia stato una bella soddisfazione, anche perché Astino è stato definito "modello esemplare replicabile in altri territori per la tutela, gestione, valorizzazione, e anche trasformazione di un paesaggio". "La vittoria ci ha fatto aprire gli occhi" spiega Bombardieri "non ci avremmo mai sperato. Un successo di tutti, a partire dalle istituzioni pubbliche come l’Università, la Regione, la Provincia, il Comune e il Parco dei Colli. Spesso qui si pensa soltanto a lavorare, senza fermarsi ad apprezzare il risultato. Vedere come Bergamo sia diventato un punto di riferimento italiano e internazionale per la valorizzazione e trasformazione del paesaggio... beh, non può che riempire di gioia".
INFORMAZIONI
- Il sito web di Fondazione Mia/Monastero di Astino
- Il comunicato del Ministero della Cultura riguardo al Premio Nazionale del Paesaggio
- Il sito di Aperti per Voi, dove trovare la scheda della chiesa del Santo Sepolcro e scoprire come diventare volontari Touring