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Quando entri nel magazzino delle spezie di Branca, quello dell’amaro, la prima impressione che hai è quella di essere arrivato in una farmacia cinese. La sensazione, inebriante e misteriosa, è la stessa di quei negozietti stretti e ingombri di merce che si trovano per le vie di Canton o Hong Kong. Sovrapposti fino a confondersi si sente odor di genziana e china, zedonia e valanga, brionia e arancia amara e poi mirra, rabarbaro cinese, anice stellato e altre spezie. Del resto quando è nato, 160 anni fa, il Fernet Branca era né più né meno che una medicina naturale, consigliata per combattere il colera ma anche disturbi di stomaco assortiti. La produceva il signor Bernardino Branca in un stabilimento in corso Porta Nuova, a Milano. Da allora ne hanno fatta di strada i Branca: il loro amaro è venduto in 160 Paesi. Ed è riuscito a passare tra le strette maglie dell'epoca del proibizionismo americano: era un medicinale. Strada e storia che sono ripercorse in un museo d’impresa inaugurato nel 2009.
Un museo che ha una particolarità quasi unica tra gli oramai tanti musei d’impresa italiani. Non occupa uno stabilimento in disuso, monumento architettonico alle glorie che furono, ma è parte di un sito produttivo che da oltre cent’anni sforna bottiglie su bottiglie. Lo stabilimento che ha tutta l’aria di una fabbrica primo Novecento, con tanto di ciminiera di mattoni, si trova in via Resegone, al margine sud del quartiere Bovisa, ovviamente a Milano. Quando è stato costruito, nel 1907, intorno era davvero tutta campagna. Da allora la produzione non si è mai mossa da qui. Invero negli anni sono stati aperti altri stabilimenti in giro per il mondo, ma di recente si è deciso di concentrare tutta la produzione qui. Oppure in Argentina: il Paese al mondo che consuma più Fernet Branca, soprattutto nella versione Branca Cola, ovvero allungato con Coca Cola, come fosse un Cuba libre.
Nel museo oltre a imparare come viene prodotto il Fernet, il cui nome deriva da un biologo svedese e non è, come qualcuno pensa e dice, una parola in dialetto milanese; si possono ammirare le campagne pubblicitarie che hanno reso famosa la Branca negli anni. Dal logo con l’aquila che sovrasta il mondo, realizzato nel 1893 dall’artista triestino Leopoldo Metlicovitz, alle campagne degli anni Venti, disegnate in Francia dagli artisti di grido della Belle Epoqué. La visita comprende anche un’escursione alla parte produttiva, tra botti di rovere per stagionare gli amari, linee di imbottigliamento, calderoni per mischiare le spezie e magazzini dove sono stoccate le spezie. Non c’è trucco e non c’è inganno: tutto è alla luce del sole. L’unica cosa che non si scopre è la formula del Fernet: è segreta. Come quella di tutte le bevande che hanno fatto storia.
Info: Museo Branca,
visite guidate di gruppo e su prenotazione (collezione@branca.it)
la visita dura 1 ora e 40 minuti
via Resegone 2,
la visita dura 1 ora e 40 minuti
via Resegone 2,
tel. 02.8513970; www.museobranca.it
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