300 OPERE, PERLOPIU’ INEDITE
Da una attività meticolosa di
indagine archeologica, epigrafica e storico-politica avvenuta su
siti e necropoli datate nell’Alto Medioevo, con l’appoggio e la collaborazione del MIbact, si è arrivati a poter esporre
oltre 300 opere. Più di 100 i musei e gli enti prestatori; oltre
50 gli studiosi coinvolti nelle ricerche.
32 i siti e i centri longobardi rappresentati in mostra,
58 i corredi funerari esposti integralmente,
17 i video originali e le
installazioni multimediali (touch screen, oleogrammi, ricostruzioni 3D, ecc.); 4 le cripte longobarde pavesi, appartenenti a soggetti diversi, aperte per la prima volta al pubblico in un apposito itinerario; centinaia i materiali dei
depositi del MANN vagliati dall’Università Suor Orsola Benincasa, per individuare e studiare per la prima volta i manufatti d’epoca altomedievale conservati nel museo napoletano.
LONGOBARDI, CONQUISTATORI O ANCHE MEDIATORI?
Il dubbio è ovviamente retorico. Ricostruendo le grandi sfide economiche e sociali affrontate dai Longobardi e le relazioni del popolo barbaro con le civiltà mediterranee il profilo che si delinea è di una
comunità sicuramente conquistatrice e guerriera, che non disdegnava, anzi
alimentava la mediazione culturale in secoli di guerre e scontri. Il
Ducato di Benevento, rimasto in vita come stato indipendente sin oltre la metà dell’XI secolo, non solo conservò memoria e retaggio del
Regno di Pavia abbattuto da Carlo Magno nel 774, ma elaborò un proprio originale ruolo di trait d’union fra le culture mediterranee e l’Europa occidentale.
La mostra nasce con l’intento di
aprire lo sguardo dalla metà del VI secolo, dalla presenza gotica in Italia alla fine del I millennio), approfondendo l’eredità del popolo longobardo che
nel 568, guidato da Alboino, varca le Alpi Giulie e inizia la sua espansione sul suolo italiano: una terra divenuta crocevia strategico tra Occidente e Oriente, un tempo cuore dell'Impero Romano e ora sede della Cristianità, ponte tra Mediterraneo e Nord Europa.
