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La domanda cui oggi si troveranno a rispondere 4,28 milioni di elettori residenti in Scozia è semplice: «Siete d’accordo che la Scozia diventi una nazione indipendente?». Se i sì dovessero vincere la Scozia diventerebbe una nazione indipendente a partire dal 24 marzo 2016, anche se qualcuno sostiene che servirebbe più tempo per mettere a punto la separazione. A quel punto che cosa cambierebbe per i turisti italiani in visita a Edinburgo, alle Highlands o Glasgow?
Per ora è fantaturismo, però le questioni che si potrebbero aprire sono davvero molteplici. Per esempio: come si farebbe con i documenti? Per entrare nella nuova Scozia libera basterebbe la semplice carta d'identità come accade oggi, o servirebbe addirittura il passaporto? Giuridicamente molto dipenderebbe dal status della nuova nazione: verebbe riconosciuta da tutti i governi, incluso il nostro, o rimarrebbe in un limbo a mezza via come per esempio succede per il Kossovo?
E i confini, che cosa accadrebbe ai nuovi posti di frontiera lungo il vallo di Adriano? Oggi in Europa siamo abituati praticamente a non averne quasi più. Ma cosa accadrebbe alla politica di libera circolazione delle persone che l'Unione Europea porta avanti da anni? Si applicherebbe anche alla Scozia? Difficile a dirsi, visto che l'ammissione della Scozia all'Ue non è né immediata né scontata. La Spagna ha già detto che si opporrebbe. E il nuovo presidente della Commissione Europea Junker ha dichiarato che «non basta certo spedire una lettera per essere ammessi», lasciando intendere che l'iter sarebbe lungo e periglioso. Come lunghi e perigliosi potrebbero essere i viaggi verso Edimburgo. Per esempio: cosa accadrà ai treni provenienti da Londra che dovranno attraversare la neonata frontiera? Ai passeggeri toccherà scendere, passare il confine a piedi e risalire su un nuovo convoglio? Gli scozzesi cambieranno lo scartamento dei binari come fecero a suo tempo i sovietici, o i franchisti spagnoli, spaventati da possibili invasioni a mezzo treno da parte dei gurkha nepalesi fedeli a Sua Maestà? O semplicemente si dovrà perdere del tempo aspettando che i doganieri espletino tutte le procedure doganali?
E quanto alla lingua? Alzi una mano chi pur sapendo perfattemente l'inglese riesce a capire cosa dice uno scozzese. Che accadrà? A Edimburgo finiranno per fare come a Parigi, per cui se gli rivolgi una domanda in un inglese standard faranno finta di non aver capito e ti risponderanno nel loro dialetto (ops, lingua) che capisce solo chi ha un Mc nel cognome?
E poi, come la mettiamo con la moneta? Ci sarà ancora la vecchia cara sterlina con la faccia di Sua Maestà, adotteranno il bistrattato euro, o una nuova moneta con banconote dai colori del tartan ancorata al valore del whisky? Ad oggi la Banca d'Inghilterra ha fatto sapere che sarebbe contraria a permettere a un'altro Stato indipendente di utilizzare la loro moneta, sarebbe incompatibile con i principi di sovranità, dicono. Mentre per entrare nell'euro servirebbero tempi tecnici, approvazioni da Bruxelles, e soprattutto una vera volontà degli scozzesi di entrare a far parte dell'Unione. Volontà che si potrebbe ovviamente scontrare con il parere contrario di Londra, che potrebbe opporre il veto. I Bancomat dovrebbero comunque funzionare, visto che il circuito è internazionale, anche se non è ben chiaro cosa accadrebbe se il nuovo governo non fosse riconosciuto da tutti i Paesi. Si finirà come a Mogadiscio a cercare la nuova moneta da loschi figuri che la scambiano al mercato nero?
Detto che per la bandiera gli scozzesi non avrebbero grossi problemi, avendone già una in cui si riconosco tutti, quella in cambo blu marino sormontata dalla croce di Sant'Andrea bianca. I problemi piuttosto sarebbero per i britannici che sarebbero costretti a rivedere la loro vecchia, cara Union Jack. Essendo sia simbolicamente che graficamente l'unione delle bandiere dei quattro regni con compongono il Regno di Gran Bretagna si troverebbe immediatamente orfana di un pezzo. Già si immagina lo shock dei venditori di souvenir di Londra, costretti a buttare nel Tamigi migliaia di magneti, posaceneri e bandierine.
Ma nel panico in questi giorni sono anche gli affezionati consumatori del principale prodotto da esportazione scozzese (dopo il petrolio del mare del Nord): il whisky. Cosa accadrà? Il governo di Edimburgo per finanziarsi alzerà le tasse sui torbati e sui single malt? Il governo di Londra imporrà il bando, per cui dalle parti di Piccadilly Circus prosperarà immediatamente il mercato nero, con grande gioia degli irlandesi.
L'unica felice, forse, potrebbe essere la Regina Elisabetta. Certo, perderebbe un bel pezzo del suo regno. Ma diventerebbe immediatamente la sovrana di una nuova nazione indipendente. Così come accade per altre nazioni che facevano parte dell'Impero Britannico, Canada ed Australia per citarne due, la Regina Elisabetta rimarrebbe sovrana: nelle intenzioni degli indipendentisti infatti la Scozia diventerebbe una monarchia parlamentare. Ma forse Elisabetta gradirebbe non essere ricordata come la regina sotto cui si è smembrata l'Unione sancita nel 1707.
Alla fine gli unica davvero felici, oltre agli indipendentisti (ovvio), sarebbero i viaggiatori collezionisti di "bandierine": quelli che aspirano a visitari quanti più Stati possibili nel corso della loro vita. Nel giro di una notte si troverebbero con una nazione in più da aggiungere al loro carniere.
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