Ti consigliamo tre libri di mare da leggere questa estate, sotto l'ombrellone o su un prato di montagna, o anche sul divano di casa.
1. Diego Zúñiga - Terra di campioni
Nelle prime pagine di Terra di Campioni non sai che aspettarti. Ci sono dei ragazzini, un fiume, una sperduta cittadina cilena accaldata, le avventure di ogni adolescente che non sa come passare il tempo e fa quel che offre il posto dove vive: questi si immergono per ore nel fiume, facendo a gara a chi rimane più sott’acqua, in apnea. Con l’andare delle pagine la storia dei ragazzini diventa la storia di uno solo di loro, che si chiama Martínez e non è come gli altri. Perché lui, che ha come mito un pugile e suo padre anche se non c’è mai, sott’acqua senza respirare ci sa rimanere per minuti e minuti. Ma al punto in cui la storia scritto da Diego Zúñiga, diventa in tutto e per tutto la storia di Martínez, quel che doveva succedere è già successo: il ritmo delle parole, l’onda dei pensieri, la poesia scarna di certe frasi, la progressione dei fatti, ti hanno già conquistato. E alla fine mentre si legge non importa neanche sapere se si tratta di una storia vera e, se casomai fosse vera, sapere quale parte è vera e quale è ricamata, perché è una storia appassionante, densa, ricca.
Una storia di mare, di pescatori, di immersioni; una storia di giovani che si guadagnano da vivere pescando sott’acqua e neanche lo sanno che quel che fanno è un sport, che in quel che fanno sono campioni. Una storia ambientata in posti da niente, virgole sulle mappe, Caleta Negra, un villaggio di poche baracche che a chiamarle case si fa un complimento, nascosti in delle calette sul Pacifico nel nord del Cile, non distante da Iquique, città questa sì che esiste davvero – Zúñiga, viene da lì –, stretta tra le onde e le dune del deserto.
La storia di formazione di Martínez , detto Chungungo, come uno di quei pesci che si immerge ad arpionare con il suo fucile. Uno di quei pesci che gli varranno il titolo di campione del mondo di pesca subacquea ai Mondiali del 1971. Che a quanto pare è una storia vera, perché un Campionato mondiale a Iquique nel 1971 c’è davvero stato, e l’ha davvero vinto un cileno, Raul Choque. Sportivo che è stato complimentato da Salvator Allende, allora era ancora presidente del Cile, la cui vicenda storica nelle pagine finale del libro irrompe sott’acqua e a Caleta Negra. Dando un ultimo scossone a un libro bello, amaro, coinvolgente che parla di mare – certo – ma anche di vita e di storia.
- Terra di Campioni, Diego Zúñiga
La Nuova Frontiera pag. 224, 17 €
Traduzione di Federica Niola
2. Paolo Rumiz - La rotta per Lepanto
Come ogni luogo mitico, Lepanto nessuno sa bene dove sia. Di certo il nome è un ricordo che sta nelle pagine dei libri di storia: Lepanto, luogo della battaglia del 7 ottobre 1571, epico scontro navale tra la Lega Santa formata da veneziani, spagnoli, genovesi, truppe pontificie e altri contro la flotta dell’impero ottomano. Una vittoria leggendaria, una battaglia in cui il mare divenne rosso sangue, il cielo fu oscurato dal fumo e dai dardi e le sorti della storia cambiarono, almeno per un po’.
Lepanto, luogo dal nome mitico che Paolo Rumiz anni fa – il viaggio è del 2004 – decise di raggiungere nell’unico modo adatto al raggiungimento del teatro di una battaglia navale: in barca. E così decise di farlo ovviamente partendo da Venezia, da quell’Arsenale da dove vennero messe in mare tutte quelle galere che a forza di remi arrivarono a Lepanto per combattere, e ridiscendere l’Adriatico per arrivare fin nel golfo di Corinto, in Grecia. Lo fa navigando per settimane in quello che all’epoca quasi non chiamavano neanche mare, ma “canal” – neanche fosse un prolungamento del Canal Grande – tanto era schiacciante la potenza delle imbarcazioni che battevano la bandiera del Leone di San Marco. Venezia che lungo la costa istriana, dalmata e alle isole ioniche aveva antichi possedimenti – Parenzo, Zara, Corfù – attracchi e città amiche che Paolo Rumiz tocca.
Tocca e racconta nel suo consueto modo di viaggiare, punteggiato di incontri, chiacchiere, fuggevoli tocchi di storia e tante esperienze. Perché alla fine in un buon libro di viaggio c’è l’autore – che da protagonista ovvio non manca –, ma anche quel poco di cornice paesaggistica, di storia e di storia che ti fanno arrivare all’ultima pagina soddisfatto, arricchito e con una mezza idea, perché no, di partire e seguire la medesima rotta. Che porta a Lepanto, frazione del comune di Nafpaktia, sulla costa ionica.
- La rotta per Lepanto, Paolo Rumiz
Bottega Errante edizioni, pag. 144, 16 €
3. Veronica della Dora - Dove nel buio la luce dimora
Nella notte scura c’è una luce all’orizzonte: segna il cammino ai naviganti, rassicura i diportisti, affascina i bambini. Viene da lontano, ma non troppo; la si vede a sprazzi, ogni due o tre secondi, dipende dai posti; è un fascio di luce che attraversa il cielo, rischiare le nuvole e combatte con costanza per bucare le infide nebbie. È la luce dei fari, costruzioni spesso ardite poste al confine tra terra e mare, solidamente piantati ai bordi su qualunque pezzo di terra, anche infimo, emerga dal mare. Luoghi d’isolamento che attraggono lo sguardo dei marinai – o almeno lo facevano prima dell’arrivo della navigazione satellitare – e le fantasie di tanti che in mare neanche sono mai andati. Perché se è vero che sono stati costruiti con uno scopo ben preciso – segnalare i pericoli, avvisare i naviganti, limitare i naufragi – è altrettanto vero che i fari sono diventati parte del nostro immaginario, simbolo di una vita ritirata, avvolta nella natura, al limite dell’avventura. Prodigi dell’ingegneria costruiti in zone spesso improbabili, luogo della mente dove in tanti sognano di andare per una vacanza diversa, per una scelta di vita che poi chissà mai se saprebbero affrontare.
Di fari, reali e non solo, e del loro valore simbolico racconta con una miriade di aneddoti, divagazioni, citazioni e dettagli Dove nel buio la luce dimora, di Veronica della Dora, docente di geografia culturale alla University of London (già autrice di un bel libro pubblicato sempre da Einaudi sulla montagna), nata al lido di Venezia, cresciuta all’ombra del faro di San Nicolò, dalle dimensioni modeste e il suo profilo rosso scuro. Un volume assai ricco, bello anche come oggetto, ricco di immagini, fotografie e disegni. Un libro di quelli che uno vorrebbe trovarsi sul tavolino di una stanzetta d’albergo, magari quella volta in cui sta viaggiando nelle Orcadi scozzesi, o facendo zig zag tra le Incoronate, per potersi accomodare sul sofà e mettersi a viaggiare con l’immaginazione e provare a capire dove viene l’incredibile fascinazione che abbiamo per i fari e il ruolo che essi giocano nel nostro immaginario.
- Dove nel buio la luce dimora, Veronica della Dora
Einaudi pag. 286, 34 €