In Italia ci sono oltre 34.000 alberghi. Un gran bel numero, se si considera che la Francia e la Spagna, ben più estese, ne hanno rispettivamente poco più e poco meno di 18.000. Secondo i dati presenti nell'Annuario del turismo e della cultura 2009 realizzato dal Centro Studi Tci, nel nostro Paese i 3 stelle sono quasi 15.000 (43,9%), i 4 stelle sono 4.200 (12,4%) e i 5 stelle "solo" 280 (0,8%). Fin qui sembra tutto facile, ma non è affatto così. Perché per la classificazione delle stelle la competenza è affidata alle singole regioni, e non è detto che ci sia omogeneità. In altre parole, non è detto che un 4 stelle in Toscana, per esempio, abbia gli stessi servizi e la stessa qualità di un 4 stelle sulla Costiera amalfitana. Per non parlare dei prezzi. Ma se in Italia non è facile orientarsi, per una volta non è detto che guardando all'estero le cose migliorino. Anzi.

Il criterio di assegnazione delle stelle varia da Paese a Paese, e in alcuni casi è totalmente inesistente, come negli Stati Uniti o in Brasile. In Francia, invece che andare da 1 a 5 stelle, come da noi, si va da 0 a 4, con la categoria lusso che è indicata da "4 stelle deluxe" (a 0 ci sono le strutture che potremmo definire ostelli, le più semplici). Nel Regno Unito e in Germania la faccenda è ancora più complicata perché sta alla singola struttura richiedere o meno di essere certificata, e così può accadere che nella stessa città ci siano alberghi a 4 stelle e alberghi senza alcuna stella di pari qualità. Gli australiani invece, particolarmente meticolosi, prevedono anche le mezze stelle.

Poiché la strutture alberghiere seguono la legislazione locale, ovvero del Paese che le ospita, e non quelle del Paese d'origine, le grandi catene internazionali, che hanno standard di qualità omogenei in tutto il mondo, si trovano di fronte al paradosso di avere talvolta 5 stelle, talvolta 4 deluxe, altre ancora nessuna, come negli Usa o in Brasile. Ma niente paura: se un tour operator vi propone un Westin Palace hotel a Rio de Janeiro, sappiate che è sostanzialmente uguale a quello in cui siete stati a Parigi e a New York, anche se forse il ranking di prezzo è (di poco) inferiore.

Ci sono infine i casi in cui le stelle diventano semplicemente una questione di immagine: il Burj Al Arab di Dubai, per esempio, è il primo hotel al mondo ad avere 7 stelle. In questo caso non parliamo più di classificazione (pubblica), ma di certificazione (privata). Vi state perdendo? Niente panico. La classificazione spetta agli Stati (o come per l'Italia, alle Regioni); la certificazione, invece, avviene a opera di enti privati che stabiliscono in totale autonomia i parametri che devono essere soddisfatti. Un esempio di certificazione è quella che il Tci  fa quando assegna la Bandiera arancione ai Comuni dell'entroterra: significa che questi Comuni hanno soddisfatto gli standard (eccellenze artistico-storiche e accoglienza turistica di qualità) stabiliti dal Tci stesso. La Sgs Italia è il primo ente al mondo a certificare gli alberghi a 7 stelle, come il Burj Al Arab o il Town House di Milano, in Galleria Vittorio Emanuele II.

E se l'extralusso diventa un must per una determinata fascia altissima di clienti, molti di più sono coloro che cercano strutture originali e con un buon rapporto qualità prezzo.  Come il Null Stern Hotel di Sevelen, in Svizzera, uno "0 stelle" della Confederazione elvetica, nato dalla ristrutturazione di un ex rifugio antiatomico (nella foto). Spartano e un po' clastrofobico, ma senza dubbio molto sicuro. Coi tempi che corrono, non è poco.