
Spesso le parole "crisi climatica" o "emergenza climatica" rimangono un po' astratte nel nostro immaginario. Certo, anche a casa nostra assistiamo a eventi meteorologici sempre più estremi e ci troviamo immersi in giornate sempre più calde, ma non ci rendiamo bene conto delle conseguenze di questi fenomeni in giro per il mondo. È (anche) per questo che le 40 fotografie di Alessandro Grassani, esposte al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano fino al 27 aprile, sono così impattanti e importanti.
Intitolata "Emergenza climatica. Un viaggio ai confini del mondo", la mostra offre uno spaccato inquietante di quello che sta succedendo in quattro angoli del mondo a noi molto lontani: il Bangladesh, il Kenya, la Mongolia, Haiti. Grassani si è soffermato su una conseguenza specifica del cambiamento climatico: la necessità per molte popolazioni rurali di abbandonare le terre rurali abitate per generazioni e conseguentemente di trasferirsi in città. Temperature estreme, periodi prolungati di siccità, inondazioni, innalzamento del livello del mare sono tutti effetti della crisi climatica che sconvolgono ritmi ancestrali: agricoltori, pescatori, pastori non riescono più a vivere della terra o del mare, come erano sempre stati abituati a fare, e sono costretti a cambiare le loro abitudini, cercando nelle metropoli mezzi di sussistenza alternativi. Le "migrazioni climatiche" hanno però effetti devastanti, perché anche in città non ci sono risorse o opportunità per tutti, anzi: spesso le condizioni di vita sono ancora più misere che nelle campagne.

Ci si trova allora al centro di tante storie, che hanno per protagoniste le persone fotografate da Grassani, ritratte nel corso di numerose e lunghe spedizioni all'estero. Alcune di queste storie le possiamo intuire dalla profondità degli scatti, altre sono esplicitate tramite codici QR collegati alle fotografie. Come quella di Erdene Tuya, 29 anni, mongola, la cui famiglia negli ultimi anni ha perso gran parte dei capi di allevamento a causa del freddo rigido (-50°); o come Nadie Preval, 28 anni, haitiana, che per pochi spiccioli ha venduto il terreno che possedeva in campagna, ormai non più produttivo a causa delle condizioni climatiche, e che Grassani ha ritratto nella baracca dove vive in miseria con la figlia e il marito a Port-au-Prince. “Ho guardato le fotografie di Alessandro" afferma Denis Curti, curatore della mostra "con una forte propensione ambientalista... e devo dire che, subito, ho spostato la mia attenzione su altro. Da un'attesa documentaria alla sorpresa "umanista". Alessandro si muove come uno sciamano contemporaneo. Il suo talismano è la macchina fotografica. E il suo è un esercizio inquieto all'interno di un mondo che appare capovolto. L'emergenza climatica vive dentro e fuori ognuno di noi”.

Le immagini di Grassani, classe 1977, fotografo e giornalista visivo che collabora con il New York Times, sono potenti, a volte strazianti. Sono anche bellissime dal punto di vista estetico, alcune vere e proprie opere d'arte per la composizione, le luci, l'attenzione al colore. Quando l'estetica va di pari passo con il messaggio significa che un fotogiornalista ha fatto centro. E questo è senz'altro il caso di Grassani.

L'occasione è ideale anche per visitare la vicina chiesa di Sant'Eustorgio, tra i capolavori dell'arte milanesi, e il Museo Diocesano, ricco di interessanti opere dal II al XXI secolo e impegnato nella sensibilizzazione verso queste tematiche. "Attraverso le fotografie di Alessandro Grassani diamo voce a persone che soffrono nell'indifferenza generale, la stessa che troppo spesso avvolge il problema del cambiamento climatico" conclude Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano "così da stimolare attraverso l'arte la conoscenza di una delle più grandi minacce globali contemporanee, e la partecipazione attiva nel contrastarla".

INFORMAZIONI
- ALESSANDRO GRASSANI. Emergenza climatica. Un viaggio ai confini del mondo. A cura di Denis Curti
- Museo Diocesano Carlo Maria Martini, piazza Sant’Eustorgio 3, Milano. Dal 18 febbraio al 27 aprile 2025
- Martedì - domenica, ore 10-18; ultimo ingresso ore 17.30; lunedì chiuso
- La visita alla mostra è inclusa nel biglietto d'ingresso al Museo Diocesano. Ingresso ridotto per gli iscritti TCI
- Sito web www.chiostrisanteustorgio.it