La crisi economica portoghese è poco raccontata, ma molto pesante. Il governo conservatore attualmente in carica ha deciso che a mali estremi sono necessari estremi rimedi. E che con la cultura non si mangia. Quindi come fare soldi velocemente? Vendendo il patrimonio artistico. Nello specifico circa un'ottantina di opere di Mirò acquistate nel 2006, per 34 milioni di euro, dal Banco Portugues de Negocios, poi entrato in crisi e nazionalizzato due anni dopo dall'allora governo socialista. Cambiata la guida del Paese, cambiata la filosofia, ma il buco economico è rimasto quindi il primo ministro, Pedro Passos Coelho, con l'avallo nemmeno troppo irritato del ministro della cultura, ha affidato alla casa d'aste Christie's il compito di mettere in vendita le opere per racimolare tra i 35 e i 70 milioni di euro.
In effetti la collezione non era mai stata esposta al pubblico e stava ben nascosta nei caveau. Anche se comprende alcune opere di grandissimo valore e fondamentali sul lavoro dell'artista come l'olio su tela del 1968 Mujer y pajaros. Tra i più interessati a fare acquisti ovviamente gli spagnoli, anzi i barceloneti che avrebbero così potuto ampliare la già ricca presenza di Mirò in città. Ma quando tutto era già pronto, le opere erano già a Londra, la data dell'asta fissata e i collezionisti avvisati, proprio Christie's si è tirata indietro. Troppe le polemiche in Portogallo, con diecimila firme raccolte, mozioni parlamentari dell'opposizione, persino azioni legali. E proprio questo è stato il punto di svolta per la casa d'aste che ha ritenuto inopportuno rimanere in questo ginepraio e ha cancellato la vendita.
Vendere (o svendere) il patrimonio artistico è la strada per combattere la crisi? Secondo noi no, ma visto quanto sono in crisi alcuni Paesi saranno sempre di più le “svendite” artistiche? L'Italia come dovrebbe comportarsi con il suo patrimonio? Diteci che cosa ne pensate?