Vanno bene le Olimpiadi, i record del mondo, la passione sportiva, la voglia matta di non perdere neanche una goccia di sudore di Bolt, uno spruzzo della Pellegrini o un palleggio di Messi che però a Rio de Janeiro non ci sarà. Ma andare a Rio senza dedicare almeno 48 ore a scoprire a «cidade meravigliosa» non è umanamente pensabile. Ecco una guida per organizzare al meglio 48 ore nell’antica capitale brasiliana, senza contare che potete sempre esplorare la zona del porto, dove sono concentrate tutte le novità aperte in occasione delle Olimpiadi.
GIORNO 1.
MATTINA. Alle volte nella vita bisogna scegliere. A Rio anche. Corcovado o Pão de Açúcar? La vista è stupenda da tutte e due, e il tragitto (con una cremagliera nel caso del Cristo Redentor, in funicolare per il Pão de Açúcar) merita comunque. Però forse una panoramica generale della città dall’alto può anche bastare, anche perché l’ascensione è comunque abbastanza cara.
Tra le due forse meglio la salita ai 710 metri della montagna che domina il centro della città con la sua statua del Cristo Redentor, piuttosto che il pur scenografico panettone contornato dalle onde dell’Atlantico che sorge alle spalle della zona di Urca. Qualunque cosa scegliate il consiglio è prenotare per evitare le code e non andar troppo tardi, per sfruttare la luce migliore ed evitare che il cielo si veli troppo.
PRANZO. In Brasile la cucina tradizionale è abbastanza ripetitiva, e se non vi piace da matti la carne la scelta rischi di essere ridotta. E comunque churrasco pranzo e cena forse è troppo. Detto che per strada ci sono chioschi dove provare ottimi succhi freschi di frutti a noi sconosciuti le possibilità comunque non mancano. io è una città internazionale, che negli anni è stata teatro di immigrazioni da tutto il globo così le possibilità variano. Se volete uno snack veloce ultimamente è piuttosto di moda la cucina levantina, figlia dell’antica immigrazione di libanesi e siriani che negli ultimi anni è tornata di moda causa forza maggiore. Di locali se ne trovano ovunque, specie intorno a Copacabana.
POMERIGGIO.
Inutile negare che esistano: le favelas fanno parte del paesaggio di Rio de Janeiro così come i carrugi di Genova. La prima, il morrò da Providencia, dicono sia stata costruita nel 1897 dai veterani di guerra. Da allora ne sono state costruite e distrutte centinaia. Non tutte sono luoghi inaccessibili dove verrete assaliti appena mettete dentro il naso. Alcune sono state bonificate dal governo a partire dal 2009, in diverse si può anche alloggiare. Se andare o meno sta a voi: però la municipalità ha realizzato delle guide gratuite che si trovano in tutti gli uffici del turismo, e diverse associazioni organizzano visite con le comunità di quartiere che cercano di stabilizzare la situazione e sono molto attive nel sociale. La più visitata è Rocinha, la più grande del Sudamerica. Info su: visitefavelario.com.br.
SERA. Quando si dice Rio si pensa immediatamente a tante cose diverse: una di queste è certo la musica. Non c’è sera in cui in città non si possa sentire un buon concerto di samba, bossa, forrò, musica popular brasileira e qualunque altro genere. Spesso sono concerti gratuiti, che scaldano le notti di bar e piazze. La zona più nota è certamente Lapa, specie nel finesettimana. Ma al lunedì per esempio si può andare a sentire una roda de samba al Pedra do Sal, che inizia presto assai, alle 19, quando batte la campana della cappella di Nossa senhora da Conceiçao. |l mercoledì sera c’è jazz gratuito in praça Tiradentes, dalle 21 basta andar lì e qualcosa accade. Così come accade sempre qualcosa il venerdì sera nella Praça São Salvador a Laranjeiras, nuovo quartire centro della movida.
Durante il fine settimana c’è molta animazione anche a Santa Teresa: basta una chiatarra e un tamburo e la festa comincia. Unica avvertenza: tutto questo accade genericamente abbastanza presto e non va quasi mai avanti fino a notte fonda. Se volete tirar tardi andate al Galeto Sat’s a Copacabana, un ridotto di giornalisti, musicanti e vagabondi che ospita una bella umanità. Un posto piccolo e antico, dove prendere una birra, una caipirinha, mangiucchiare qualcosa e andar avanti a far due chiacchiere.
GIORNO 2.
MATTINA. Certo, siete a Rio, una spiaggia dovete pur vederla e soprattutto viverla. Ma meglio lasciarla per il pomeriggio. La mattina potete andare verso il Jardim Botanico, un parco con oltre 8mila piante che si trova,appena oltre la laguna das Freitas dove si tengono le gare di canottaggio. E il Parque Lage, al cui interno si trova l’interessante scuola di arti visuali di Rio. I giardini del parco sono stati disegnato da Roberto Burle Marx, paesaggista che in Brasile è un’icona come Renzo Piano da noi.
PRANZO. Ecco, adesso che il sole è alto (ma è pur sempre inverno, comunque) e vi siete procurate la vostra acqua di cocco potete andare in spiaggia. Anzi potete affittare una bicicletta del sistema cittadino di Bikesharing (http://mobilicidade.com.br/bikerio.asp) e dare un occhio alle tre più conosciute: Leblon, Ipanema e Copacabana. Non perdete il Posto 9, a Ipanema, perché è lì che si è fatta una parte della storia di questo quartiere. Poi pedalate verso l’immenso marciapiede bianco e nero di Copacabana e nel mentre fermatevi alla spiaggia dell’Arpoador, che è anche uno dei posti preferiti dai carioca per guardare il tramonto. Queste sono le spiagge urbane. Poi certo si potrebbe andare anche alle spettacolare e incontaminata spiaggia di Itacoatiara, a Niteroi, una buona mezz’ora di traghetto dal centro di RIo. Oppure a Sud, oltre Barra da Tijuca, come Praia do Secreto e Prainha. Ma servirebbero più di 48 ore.
POMERIGGIO. Invertendo la rotta del traffico cittadino potete andare verso il Centro storico, con la sua architettura primo Novecento. Qui si trovano alcuni dei musei più interessanti della città, come il Centro Culturale Banco do Brasil, e la Casa França-Brasil, un centro di arte contemporanea ospitato nel più antico palazzo neoclassico della città. Già che vi trovate date un occhio alla due chiese: Candelária e Carmo, animate da una profonda devozione. Non distante, nella zona del porto rimessa a nuovo da non perdere anche la Galleria dos Pretos Novos, che è in parte una galleria e in paese un memoriale dedicato alla schiavitù.
SERA. Se non siete stanchi, ed è abbastanza improbabile, potete ancora andar in giro a scoprire la vita interminabile di Rio. Se c’è ancora luce fate un salto nel quartiere di Urca: più che in una metropoli da 7 milioni di abitanti sembra di stare in un paesino della costa croata. È una zona residenziale che si trova appena sotto il Pan di Zucchero con una bella passeggiata lungo la baia di Botafogo. Il Bar Urca non è certo il miglior posto dove mangiare però ha una vista imbattibile. E serve crocchette di baccalà, e altro cibo di strada della tradizione carioca ottimo per accompagnare un chope de cerveja, ovvero una birretta chiara e fresca e dimostrare a tutti quanto siete stati bravi ad entrare nei panni del perfetto carioca che chiacchiera, chiacchiera e chiacchiera.