Sera, quasi notte. E’ una sera di settembre, una di quelle sere nelle quali ti accorgi che l’estate è finita davvero. Non c’è nessuno per le strade, i bar sono semivuoti e non si sente quasi più il rumore degli insetti notturni. Ci troviamo a Bagnone, in Lunigiana; passeggiamo per le stradine che non abbiamo mai visto davvero, nonostante si abiti abbastanza vicino. Il borgo è molto bello e visto a quell’ora lo è ancora di più. Il buio uniforma e nasconde bene alcune brutture che la luce metterebbe in evidenza.
A un certo punto, ai lati della strada, vediamo un cartello che riporta, sopra uno sfondo marrone: Via del Volto Santo.
Introduzione al percorso: La Via del Volto Santo, un cammino in dieci tappe
LE BELLEZZE DI PONTREMOLI

INIZIA IL CAMMINO: VERSO ARZENGIO E CERETOLI
Incontro Marco Ghelfi, da sempre appassionato di storia e di archeologia e appena salutati mi sommerge con una marea di parole con quell’entusiasmo che caratterizza chi fa qualche cosa con passione e piacere. Gli chiedo di raccontarmi del ritrovamento della pietra di Ceretoli e lui lo racconta così “Ricordo di aver visto la pietra con inciso il labirinto da ragazzino, di averne parlato con alcuni amici ma poi, nella disattenzione della gioventù avevo completamente rimosso il momento. Un giorno di pochi anni fa mentre tornavo a casa dopo una giornata passata nel bosco, all’altezza di un muretto vicino alla chiesa, mi fermo con il trattore per cambiare marcia. Un raggio di sole illumina, in quel momento, proprio una parte del muretto che si trovava sul mio lato destro e li intravedo la stessa pietra che avevo visto da bambino”. E mentre lo racconta riesco anch’io, tramite la sua voce e i suoi occhi, a rivivere la stessa emozione. L’emozione che in quel momento l’ha colto e spinto a scendere dal trattore per recuperare quella pietra dimenticata da anni. Ancora di più mi fa capire quanto Marco tenga a questa parte di terra e come vorrebbe farla conoscere, così come la conosce lui, anche ad altri. “Non è un vero labirinto, ma allo stesso tempo qualche cosa di più di un labirinto a filetto; vi è incisa infatti la triplice cinta, i chiodi della croce ed altri segni di chiara origine cristiana. Insomma, un bel mistero”
IL MISTERO DELLA PIETRA DI CERETOLI
Molti sono gli interrogativi che circondano le origini di questa pietra, basti pensare che per molti storici la presenza del segno di una triplice cinta, un quadrato che racchiude un quadrato più piccolo e che ne racchiude un altro ancor più piccolo, attraversati da alcune linee orizzontali e verticali indica un sito ricco di energia fisiche che possono essere esaltate dalla momenti di forte spiritualità. Un ritrovamento che potrebbe indicare Ceretoli come un luogo noto per certe sue caratteristiche spirituali importanti oppure al contrario essere una semplice incisione fatta da uno dei tanti pellegrini di passaggio che voleva solamente lasciare un ricordo d se. Gli indizi sul terreno, non purtroppo quelli documentari che al momento latitano, fanno ipotizzare che provenga dalla vicina chiesa di S. Martino, santo a cui i Longobardi erano assai devoti. “Nei pressi della chiesa è molto probabile esistesse un hospitale. Sul retro, ed inglobati nella attuale costruzione, si vedono ancora quelli che sembrano antiche mura che costituivano le fondamenta del luogo di ricovero per pellegrini. Due o tre stanze, per accogliere persone e animali. Inoltre è ancora presente una fonte di acqua fresca, sicuramente utilizzata dai viandanti”.
Ceretoli non finisce però di sorprenderci; all’interno del borgo infatti, sopra una pietra d’angolo e su di un architrave, sono incise due figure antropomorfe il cui vero significato ancora oggi si ignora. La complessità delle due figure e il tratto comune fa immaginare che la stessa mano le abbia create ma resta comunque difficile dare una datazione precisa ed una altrettanto precisa motivazione della loro creazione. È probabile che la loro attuale collocazione non sia quella originaria e che le pietre, prelevate da un altro luogo, siano state riutilizzate. Disegni talmente particolari che lo stesso sito web del Centro Ufologico Nazionale, nella sezione dipinti e graffiti, li inserisce come possibili testimonianze di alieni giunti in visita sul nostro pianeta.
LA CHIESA DI DOBBIANA
Riposano infatti alcune immagini e rappresentazioni del Volto Santo che troviamo raffigurato sia su una grande tela che sul paliotto di marmo. Sotto il dipinto, protetto da un’anta in vetro, si cela l’antica statua raffigurante il Volto Santo (nella foto a destra) nel cui petto è conservato un reliquiario con frammento della Santa Croce. La statua ancora oggi oggetto di un’appassionata devozione popolare è portata in processione due volte l’anno, in concomitanza delle feste legate al culto della Santa Croce: il 3 maggio e il 14 settembre.

ARRIVO A LUSIGNANA
A domani per la seconda tappa!
Prima tappa: da Pontremoli a Lusignana (Ms)
Seconda tappa: da Lusignana a Bagnone (Ms)
Terza tappa: da Bagnone a Monti (Ms)
Quarta tappa: da Monti a Fivizzano (Ms)
Quinta tappa: da Fivizzano ad Argegna (Lu)
Sesta tappa: da Argegna a Piazza al Serchio (Lu)
Settima tappa: da Piazza al Serchio a Castelnuovo di Garfagnana (Lu)
Ottava tappa: da Castelnuovo di Garfagnana a Barga (Lu)
Nona tappa: da Barga a Borgo a Mozzano (Lu)
Decima tappa: da Borgo a Mozzano a Lucca





