
È una mostra significativa per Milano, quella appena inaugurata a Palazzo Reale: perché rende omaggio a un artista importante, troppo spesso dimenticato, che fu profondamente legato alla città lombarda e recitò un ruolo di primissimo piano nel mondo della cultura tra fine Settecento e inizio Ottocento. Parliamo di Andrea Appiani (1754-1817), maestro del neoclassicismo italiano, celebrato dai suoi contemporanei e poi passato in secondo piano rispetto ai romantici che gli succedettero, forse anche a causa del suo stretto legame con Napoleone - di cui fu il "primo pittore" nell'epoca del Regno d'Italia di Bonaparte.

"La mostra giunge al termine di un lungo percorso di studi e ricerche su Palazzo Reale" ha spiegato all'inaugurazione dell'esposizione Domenico Piraina, direttore della struttura milanese. "Un palazzo che è sempre stato centro del potere, dagli Sforza ai Visconti e poi con Napoleone, sotto cui, nel 1805, assunse la denominazione reale. Abbiamo cercato nel tempo di ricostruire la sua peculiarità decorativa e architettonica, in parte smarrita e dispersa dopo le bombe della seconda guerra mondiale. E Appiani, che vi operò negli anni napoleonici, doveva senz'altro essere rimesso al centro".
Così è particolarmente emozionante, entrando nella celebre Sala delle Cariatidi, ammirare quel lunghissimo fregio decorativo dedicato a Napoleone (conosciuto come "i Fasti") ricostruito grazie a un tecnica di fine art là dove doveva essere un tempo - i 35 affreschi en grisaille, che contornavano tutta la sala, furono distrutti durante i bombardamenti del 15 agosto 1943. "Se fossero resistiti, i 100 metri dell'opera avrebbero consegnato ai posteri un'immagine diversa di Appiani" commenta Francesco Leone, uno dei curatori della mostra. "La suggestione, peraltro, è che gli originali siano ancora da qualche parte, visto che furono fotografati già staccati dalle pareti negli anni Trenta. Chissà, magari un giorno li troveremo in qualche scantinato. Ma per ora abbiamo voluto rendere omaggio ad Appiani e a questo palazzo con una ricostruzione mai avvenuta prima". Appiani aveva affrescato anche la Sala del Trono con un'"Apoteosi di Napoleone", anch'essa scomparsa: in mostra si può ammirare il grande cartone preparatorio (5x3 metri) giunto dal Louvre.



Se l'ingresso nella Sala delle Cariatidi è il punto focale della mostra, sono altrettanto interessanti le otto sezioni precedenti, allestite nei suggestivi spazi degli Appartamenti reali, in cui vengono presentate oltre 100 opere provenienti da da grandi collezioni nazionali (come la GAM di Milano, dove i volontari Touring di Aperti per Voi accolgono i visitatori nell'ambito di una coprogettazione con il Comune) e internazionali (come il Louvre, il Musée Carnavalet e lo Châteaux de Malmaison et Bois-Préau di Parigi). Tutte mostrano una personalità sfaccettata, capace di realizzare cartoni monumentali, affascinanti ritratti, medaglie onorifiche, grandi progetti decorativi - tutto con uno stile unico, riconosciuto per equilibrio, grazia e rigore formale.
"Ancor prima di Napoleone, Appiani era già definito il più grande pittore del Settecento lombardo" spiega Leone. "Tra suoi capolavori ci sono gli affreschi sensazionali della chiesa di San Celso, in corso Italia, realizzati nel 1795, quindi appena prima dell'arrivo dell'imperatore francese. Affreschi che erano stati accolti da tutta la città con grande ammirazione". Di quegli affreschi nella mostra sono presentati cartoni che rivelano un'attenzione estrema al movimento, ai dettagli, alla composizione. "Come Canova fu maestro della scultura dell'epoca, così Appiani lo fu dell'affresco" conferma un altro curatore, Fernando Mazzocca.


E poi, come dicevamo, si scoprono i ritratti. Oltre al legame con la corte imperiale e con Napoleone, immortalato nei momenti salienti della sua ascesa, Appiani intratteneva rapporti con le figure chiave della vita culturale milanese, come Parini, i fratelli Verri, Monti, Foscolo. Da commissioni religiose, aristocratiche e politiche nascevano capolavori, di cui in mostra vengono riproposti originali, ma anche disegni e schizzi: ciascuno trasuda personalità e distintività. Come il grande ritratto di Hortense, la figlia di Jossephine de Beauharnais, bellissima e disinibita, al cui fianco l'Apollo del Belvedere è raffigurato di schiena, quasi a schermirsi di tanto fascino. "In vita Appiani fu un innovatore e una personalità riconosciuta" racconta Piraina "alla morte fu Giovanni Berchet a tenere l'orazione funebre; Bertel Thorvaldsen gli dedicò un monumento, oggi a Brera. Altro che pittore di regime: è tempo di celebrarlo per la sua figura a tutto tondo".


INFORMAZIONI
Appiani. Il Neoclassicismo a Milano.
Palazzo Reale, Milano, fino all’11 gennaio 2026; sito web.
Ingresso ridotto per gli iscritti Touring.