Il turismo enogastronomico italiano sta vivendo una trasformazione profonda. Non si tratta più soltanto di visitare cantine o degustare prodotti tipici, ma di un'esperienza complessa che intreccia cibo, cultura, benessere e scoperta autentica dei territori. È quanto emerge chiaramente dall’ultimo Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano, che nella sua diciassettesima edizione scatta una fotografia definita per capire un settore complesso in cui i dati di riferimento sono frammentati.
Il rapporto 2025, curato da Roberta Garibaldi, presidente dell'Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, ritrae un paesaggio assai florido in cui il viaggiatore è sempre più consapevole e alla ricerca di significati oltre che di sapori. E non si parla solo di turisti italiani, anzi. Per la prima volta in 17 edizioni, è stata condotta un'indagine sui turisti tedeschi, inglesi, americani, austriaci, svizzeri e francesi, con l'obiettivo di comprendere le loro aspettative e le esperienze effettivamente vissute nel nostro Paese. Che siamo in cima ai desideri degli altri in fatto di sapori e cucina non è infatti una novità, ma leggerlo nero su bianco aiuta a capire le prospettive di un settore trainante della nostra economia.

Toscana, Sicilia e Sardegna le più desiderate
L'Italia soddisfa ampiamente la voglia di buono che muove turisti da tutto il mondo e gode di una reputazione inattaccabile: cibo e vino sono il primo elemento associato al nostro Paese dal 34-55% dei turisti stranieri, con la sola eccezione dei francesi che tendono a evocare prima i monumenti, ma che dibattiamo con i “cugini” sul primato enogastronomico non fa notizia. Sette turisti su dieci hanno indicato l'enogastronomia come motivazione primaria di almeno una delle loro vacanze più recenti, con i francesi in testa (74%), seguiti da austriaci e svizzeri (71%) e oltre la metà dei turisti internazionali (56-81%) dichiara di voler vivere esperienze enogastronomiche in Italia nei prossimi tre anni, con picchi tra i francesi (70%) e i visitatori dell'area alpina (81%).
Toscana, Sicilia e Sardegna emergono come le mete più desiderate, scelte da oltre il 40% dei turisti in tutti i mercati. Ma il dato più interessante riguarda il margine che si può ancora guadagnare in termini di partecipazione alle esperienze enogastronomiche offerte nella Penisola. Britannici e statunitensi mostrano ad esempio un divario superiore a venti punti tra l'interesse dichiarato e l’esperienza vera e propria di un viaggio. Si può fare di più, quindi.

Nei paesaggi del cibo per vacanze culturali e di benessere
La bellezza e l'integrità del paesaggio rurale sono indicate dall'85% dei turisti come elemento fondamentale nella scelta della destinazione. Gli agricoltori vengono riconosciuti come i veri custodi del paesaggio, coloro che con il loro lavoro quotidiano mantengono vivi ecosistemi fragili e preziosi.
È interessante notare come il turismo enogastronomico si associ naturalmente ad altre forme di viaggio: il 66% lo abbina a vacanze culturali, il 61% a soggiorni al mare, il 59% a esperienze nella natura e outdoor, il 55% al benessere e relax. Non sono compartimenti stagni, ma dimensioni che si fondono in un'esperienza integrata dove il cibo diventa filo conduttore tra emozione, cultura e rigenerazione personale.
Emerge quindi che il cibo è sempre più un “prodotto culturale” capace di raccontare la storia, le tradizioni e i valori di una comunità. Proficuo è quindi pensare il prodotto turistico musei, attrattori culturali ed eventi possono trovare nell'enogastronomia un linguaggio comune. Una sezione dedicata al vino all'interno di un museo, collegata alla visita di cantine storiche, non serve solo a mostrare la produzione enologica, ma permette di raccontare la storia del luogo e il legame tra cultura e territorio. La visita a un museo della terracotta può essere affiancata alla scoperta di aziende che conservano l'olio in orci tradizionali. Sono questi intrecci a rendere l'esperienza memorabile e autentica, trasformando il viaggio in un percorso di conoscenza profonda.

Una delle tendenze più innovative è l'emergere del "gusto longevo", che connette enogastronomia, benessere e stili di vita sostenibili. Un esempio chiarificatore è quello della Blue Zone sarda – l'Ogliastra-Barbagia, dove l'incidenza di centenari è tra le più alte al mondo – offre un modello replicabile: cammini del gusto, menù della longevità, percorsi educativi sulla dieta mediterranea diventano strumenti per promuovere un turismo a impatto positivo sulla salute individuale e sul benessere collettivo.
Dai "longevity trips" che combinano trekking soft, laboratori di cucina tradizionale e incontri con anziani custodi di saperi, emerge una nuova filosofia: l'esperienza gastronomica evolve da semplice piacere a componente di benessere psico-fisico, con una crescente integrazione tra offerta ristorativa, ospitalità e pratiche di wellness.

La richiesta di prodotti sostenibili e del contatto con i produttori
Il turista consapevole dimostra forte sensibilità verso le pratiche sostenibili: il 50% desidera visitare aziende che adottano sistemi di risparmio idrico e fonti rinnovabili, il 46% cerca realtà con progetti a favore della comunità locale, il 44% apprezza chi lavora con fornitori in situazioni di disagio economico o sociale.
La sostenibilità non è più un'opzione, ma un elemento distintivo che orienta le scelte. E questo vale anche per la mobilità: cresce l'uso della bicicletta (13-19% tra tedeschi e francesi) per raggiungere le aziende, segnale di una ricerca di esperienze a minore impatto ambientale.
I dati del rapporto mostrano che c’è ancora un margine significativo tra le esperienze desiderate dal turista e quelle effettivamente vissute, segnalando opportunità inesplorate. L'acquisto di prodotti tipici direttamente dai produttori è in cima ai desideri (39-51%), così come i percorsi tematici multi-prodotto (36-55%), le visite a mercati e botteghe del gusto (31-50%), e le esperienze nei ristoranti locali autentici (34-54%). Particolarmente interessante è la crescita di interesse verso i percorsi tematici. Questo indica che i turisti vogliono narrazioni coerenti del territorio, itinerari che connettano più esperienze in un racconto unitario.

Guide e iniziative Touring per viaggiare consapevoli e rigenerare i territori
Il rapporto evidenzia anche problemi importanti, che mettono a repentaglio l’economia di molti territori escludi dai grandi flussi turistici. Il 48% degli arrivi internazionali si concentra in sole sei province, mentre le aree interne soffrono di spopolamento e perdita di servizi. Negli ultimi dieci anni l'Italia ha perso il 30% delle aziende agricole e 400mila imprese artigiane.
Proprio qui il turismo enogastronomico può diventare leva di rigenerazione, riportando valore economico e sociale nelle campagne attraverso circuiti di filiera corta, visite esperienziali e rilancio delle produzioni tradizionali. Ma serve un approccio che unisca politiche agricole, strategie turistiche e innovazione sociale.
Il turista cerca sempre più esperienze che coniughino bellezza e benessere, tradizione e innovazione, piacere e consapevolezza. I territori italiani hanno tutte le carte per rispondere a questa domanda, trasformando ogni viaggio in un'occasione di scoperta autentica, rigenerazione personale e partecipazione alla vita delle comunità.
L'Italia dispone di un capitale culturale e gastronomico straordinario. Per valorizzarlo pienamente serve una rete dove istituzioni, imprese e comunità collaborino nella cura del territorio. La cosiddetta “destination stewardship” – la custodia responsabile della destinazione – diventa il modo per gestire i flussi, tutelare le identità locali e garantire benefici diffusi.
In perfetta sintonia con questa evoluzione del turismo enogastronomico, il Touring Club Italiano rinnova il proprio impegno nella valorizzazione del patrimonio gastronomico, paesaggistico e culturale. Lo fa con Bandiere Arancioni, l'iniziativa di rigenerazione dei borghi dell’entroterra; con Aperti per Voi, per cui vengono resi accessibili beni culturali; e dotando chi è in viaggio, per turismo lavoro o semplicemente in transito da luogo a luogo, di strumenti fondamentali per il viaggiatore contemporaneo.

Ristoranti d'Italia 2026 rappresenta molto più di una semplice guida: è un ritratto autentico del Paese nato dalle conversazioni a tavola con chef, osti e ristoratori in tutta la Penisola. Una particolare attenzione è dedicata all'Italia meno vista e turistica: 69 itinerari del gusto (11 in più rispetto alla scorsa edizione) conducono nei piccoli borghi dove la cucina rimane radicata e la maestria si coltiva di generazione in generazione.

Vinibuoni d’Italia 2026, dal canto suo, offre una selezione di vini che privilegia il rapporto qualità-prezzo e l'accessibilità. In linea con la filosofia del Touring, anche questa guida valorizza le produzioni territoriali e le piccole cantine che custodiscono tradizioni vinicole autentiche, rendendo la cultura del vino comprensibile e fruibile a tutti i viaggiatori.

A fare da collante e da bussola per le riflessioni sul mondo enogastronomico è invece Il Buonpaese, il volume esclusivo per gli iscritti TCI, che approfondisce il legame tra gastronomia e paesaggio. Il concetto chiave è evocativo: mangiare significa nutrirsi di paesaggi, poiché natura, storia e tradizioni artigianali entrano in ogni sapore e il viaggio diventa così scoperta autentica delle specificità territoriali italiane, dal piatto al calice.
L’offerta editoriale del Tci riflette la missione della fondazione, essere sostenitore e promotore del patrimonio e del bene comune del Paese, guidando i viaggiatori verso un turismo più consapevole, rispettoso e profondamente radicato nei territori.
