Il nome di Veio risuonerà nella testa di molti. Quando sui libri di scuola si studiava il popolo etrusco, la città alle porte di Roma era invariabilmente nominata: d'altronde tra il VII e il VI secolo a.C. si diceva fosse "grande quanto Atene" e Tito Livio la definì "pulcherrima urbs", una bellissima città. Anche dopo la conquista da parte dei Romani (nel 396 a.C.), Veio fu sede di un santuario celeberrimo, tra i più monumentali di tutta l'Etruria: quello di Apollo o del Portonaccio, situato nelle vicinanze della odierna Mola di Isola Farnese. Qui è stata trovata la famosa scultura in terracotta dell'Apollo di Veio, oggi esposta al Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia: un capolavoro.

Apollo di Veio, Santuario di Portonaccio - Museo nazionale etrusco di Villa Giulia - foto Wikimedia Commons

Oggi proprio quel santuario è protagonista di una nuova stagione di indagini archeologiche, che stanno facendo luce sulla sua complessità. È stata innanzitutto appena completata la prima mappatura integrale dei cunicoli della città, uno straordinario sistema sotterraneo articolato che comprende gallerie, strutture idrauliche, canali, cisterne, pozzi e la grande piscina sacra presso il tempio di Apollo. Si tratta di un sistema estremamente articolato che collega la terrazza del Santuario di Portonaccio e la valle di Cannetaccio con il pianoro dei Campetti.

Il santuario etrusco di Ortonaccio
Cunicolo sotterraneo nel Santuario etrusco di Ortonaccio

Le ricerche del progetto “Scavi e ricerche nel Parco archeologico di Veio” sono condotte con un approccio multidisciplinare: la direzione scientifica degli scavi è affidata a Luana Toniolo (Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia) e Laura Maria Michetti (Sapienza Università di Roma), mentre la campagna di prospezioni geofisiche è coordinata dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Elettronica e Telecomunicazioni della Sapienza.

Straordinarie le tecnologie utilizzate. Il team di ricercatori ha esplorato le gallerie sotterranee dell’antico abitato e dell’area santuariale utilizzando rover dotati di tecnologie avanzate, in grado di operare in spazi ristretti e complessi. Si tratta di strumenti già impiegati in ambito aerospaziale per l’esplorazione in ambienti critici, messi al servizio dello studio archeologico grazie a sistemi di navigazione e raccolta dati a distanza. In particolare, il rover Magellano utilizza un sistema di sospensioni ispirato all’architettura “rocker-bogie” sviluppata dalla NASA per i rover delle missioni marziane Spirit, Opportunity e Curiosity. Durante le operazioni, Magellano trasmette in tempo reale immagini e dati tramite un ponte radio, consentendo un monitoraggio costante delle aree esplorate dall’esterno dei cunicoli.

Lo speleologo Dario Candela con il rover Magellano in uno dei cunicoli del santuario di Ortonaccio

"Il progetto di Veio" – ha affermato il Direttore generale Musei Massimo Osanna – "si inserisce pienamente nell’azione che la Direzione generale Musei sta portando avanti su tutto il territorio nazionale per sostenere programmi di ricerca nei nostri siti archeologici. Tornare a indagare il santuario del Portonaccio con scavi rigorosi e tecnologie d’avanguardia significa ampliare in modo decisivo la conoscenza di uno dei luoghi più significativi dell’Etruria. La mappatura dei cunicoli, resa possibile da metodologie non invasive e strumenti di ultima generazione, è una novità assoluta per questo sito e dimostra il valore della collaborazione tra musei, università e centri di ricerca".

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