Il nome di Veio risuonerà nella testa di molti. Quando sui libri di scuola si studiava il popolo etrusco, la città alle porte di Roma era invariabilmente nominata: d'altronde tra il VII e il VI secolo a.C. si diceva fosse "grande quanto Atene" e Tito Livio la definì "pulcherrima urbs", una bellissima città. Anche dopo la conquista da parte dei Romani (nel 396 a.C.), Veio fu sede di un santuario celeberrimo, tra i più monumentali di tutta l'Etruria: quello di Apollo o del Portonaccio, situato nelle vicinanze della odierna Mola di Isola Farnese. Qui è stata trovata la famosa scultura in terracotta dell'Apollo di Veio, oggi esposta al Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia: un capolavoro.

Oggi proprio quel santuario è protagonista di una nuova stagione di indagini archeologiche, che stanno facendo luce sulla sua complessità. È stata innanzitutto appena completata la prima mappatura integrale dei cunicoli della città, uno straordinario sistema sotterraneo articolato che comprende gallerie, strutture idrauliche, canali, cisterne, pozzi e la grande piscina sacra presso il tempio di Apollo. Si tratta di un sistema estremamente articolato che collega la terrazza del Santuario di Portonaccio e la valle di Cannetaccio con il pianoro dei Campetti.


Le ricerche del progetto “Scavi e ricerche nel Parco archeologico di Veio” sono condotte con un approccio multidisciplinare: la direzione scientifica degli scavi è affidata a Luana Toniolo (Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia) e Laura Maria Michetti (Sapienza Università di Roma), mentre la campagna di prospezioni geofisiche è coordinata dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Elettronica e Telecomunicazioni della Sapienza.
Straordinarie le tecnologie utilizzate. Il team di ricercatori ha esplorato le gallerie sotterranee dell’antico abitato e dell’area santuariale utilizzando rover dotati di tecnologie avanzate, in grado di operare in spazi ristretti e complessi. Si tratta di strumenti già impiegati in ambito aerospaziale per l’esplorazione in ambienti critici, messi al servizio dello studio archeologico grazie a sistemi di navigazione e raccolta dati a distanza. In particolare, il rover Magellano utilizza un sistema di sospensioni ispirato all’architettura “rocker-bogie” sviluppata dalla NASA per i rover delle missioni marziane Spirit, Opportunity e Curiosity. Durante le operazioni, Magellano trasmette in tempo reale immagini e dati tramite un ponte radio, consentendo un monitoraggio costante delle aree esplorate dall’esterno dei cunicoli.

"Il progetto di Veio" – ha affermato il Direttore generale Musei Massimo Osanna – "si inserisce pienamente nell’azione che la Direzione generale Musei sta portando avanti su tutto il territorio nazionale per sostenere programmi di ricerca nei nostri siti archeologici. Tornare a indagare il santuario del Portonaccio con scavi rigorosi e tecnologie d’avanguardia significa ampliare in modo decisivo la conoscenza di uno dei luoghi più significativi dell’Etruria. La mappatura dei cunicoli, resa possibile da metodologie non invasive e strumenti di ultima generazione, è una novità assoluta per questo sito e dimostra il valore della collaborazione tra musei, università e centri di ricerca".