È stata una delle novità più seguite dell’ultima recente XXVII edizione della Borsa del Turismo Archeologico di Paestum. Una intera giornata dell’evento è stata infatti dedicata all'archeologia subacquea, un segmento in forte crescita e potenzialmente molto attraente sia dal punto di vista dell’economia delle località coinvolte, quasi tutte posizionate sulle coste del Sud Italia (è stato calcolato che ogni presenza turistica subacquea genera 145 euro di valore aggiunto superiore a quello del turismo balneare).
Salvio Capasso, Responsabile Servizio Imprese e Territorio SRM, ha presentato una nuova ricerca “Cultura e archeologia per un turismo sostenibile di qualità” e ha dichiarato che «se un turista culturale su cinque scegliesse esperienze subacquee, l’impatto sul PIL potrebbe superare 1,6 miliardi di euro, con 340 milioni solo nel Mezzogiorno».
Ma quello dell’archeosub rappresenta anche una nuova possibilità e apre nuove frontiere per un turismo culturale, di scoperta e di conoscenza, praticabile anche in costume da bagno e al massimo con una maschera e le pinne. È una forma di turismo praticamente alla portata di tutti perché non necessita, nella gran parte dei casi, di una formazione tecnica o sportiva, né di bombole né di altre costose attrezzature professionali.

Tra le 29 aree marine protette, i due parchi sommersi, il Santuario dei cetacei, l’Italia è l’ambiente marino ideale per sviluppare questo settore emergente, è il caso di dirlo, in grado di coinvolgere diverse generazioni, di allungare la stagionalità, coinvolgendo le esperienze e le conoscenze delle diverse comunità locali (i 34 operatori italiani del settore Diving hanno a disposizione al loro interno archeologi, biologi, guide e istruttori) e non ultimo, sviluppare percorsi ed esperienze inclusive e accessibili come previsto nei programmi PADI Adaptive Support Diver, che rendono accessibili le immersioni anche a persone con disabilità.
La strada è ancora lunga, c’è bisogno di formazione, di informazione, di condivisione, di regole semplici ma precise, di comunicazione. Ma ci sono già i presupposti per sviluppare ad esempio un nuovo itinerario culturale del patrimonio subacqueo del Mediterraneo che potrebbe unire da un filo ideale a pelo d’acqua Baia Sommersa, Capo Rizzuto, le isole Tremiti, Ustica, Pantelleria e gran parte dei 26 luoghi adatti che sono stati già identificati e mappati sulle sole coste siciliane.
