Oltre un miliardo di persone nei musei statali italiani in 27 anni. Il numero è considerevole, eppure nasconde un problema enorme: l'85% di questi visitatori si è concentrato in appena 25 musei. Gli altri 425? Spesso deserti, con ricavi da biglietteria così bassi da non coprire nemmeno le spese di base.

A raccontare questa storia è il nuovo Libro Bianco dei Musei Statali presentato al Ministero della Cultura, uno studio di MondoMostre (società di organizzazione di eventi culturali) che ha messo insieme per la prima volta tutti i dati dal 1996 al 2023 rendendoli fruibili gratuitamente sul database database MoMoAnalytics

Ecco qualche numero: 4,4 miliardi di euro di ricavi, milioni di turisti, un sistema in crescita costante. Ma anche dati che fanno riflettere: solo Colosseo, Uffizi e Pompei rappresentano più della metà del totale. È come se l'Italia culturale si fosse concentrata in tre punti sulla mappa, lasciando il resto nell'ombra.

Il Libro Bianco dei Musei Statali italiani
Il Libro Bianco dei Musei Statali italiani

Il "modello Touring" tiene viva la cultura nei siti meno noti

Ed è qui che entra in scena l'altra Italia, Mentre i dati del Libro Bianco fotografano i grandi numeri dei musei statali, il volontariato culturale promosso dall'iniziativa Aperti per Voi del Touring Club Italiano è un esempio di attivismo culturale diffuso che facilita l'accessibilità e l'accoglienza in moltissimi luoghi "altri", magari periferici, ma non minori. Piccole chiese con affreschi dimenticati, oratori barocchi chiusi per mancanza di personale, siti archeologici in provincia.

I volontari sono persone appassionate che aprono gratuitamente questi tesori, accolgono i visitatori, mantenendo vivo un patrimonio che altrimenti resterebbe spesso nell'ombra, creando così anche delle piccole "camere di compensazione" che alleggeriscono i grandi flussi nei musei e nei siti più affollati.

Un gruppo di Volontari di Aperti per Voi
Un gruppo di Volontari di Aperti per Voi / Foto Tci

Due modelli, un solo problema

Da una parte si possono quindi guardare i grandi musei statali che dal 2015 hanno ottenuto autonomia gestionale e l'hanno usata bene: più visitatori, più soldi, servizi migliorati. I servizi aggiuntivi – dai bookshop alle audioguide – sono affidati a concessionari privati che in vent'anni hanno generato 960 milioni di euro (anche se allo Stato arriva solo il 13%).

Dall'altra parte ci sono i piccoli musei, quelli che il database definisce "sotto la soglia di sostenibilità economica". Per loro l'autonomia è un'illusione: non hanno abbastanza visitatori per coprire i costi, figuriamoci per investire.

C'è poi un altro dato che fa pensare. Dal 2008 al 2019 i visitatori dei musei sono cresciuti del 66%, più degli arrivi turistici in Italia (54%). Bella notizia, no? Non proprio. Perché quella crescita si è concentrata sempre sugli stessi luoghi, creando il fenomeno dell'overtourism.

Nel frattempo, a pochi chilometri e anche a poche centinaia di metri dagli Uffizi, dal Colosseo o da Pompei ci sono siti preziosi che restano chiusi. Il turista medio fa la fila tre ore per vedere la Venere di Botticelli ma non sa che a dieci minuti a piedi c'è un chiostro rinascimentale, con affreschi straordinari e pochissime visite, se non nessuna.

Ed è qui che il modello del TCI diventa interessante: se non possono essere sostenibili economicamente, possono esserlo socialmente? Con volontari locali, con le comunità che si prendono cura del loro patrimonio.

Il vero valore del nuovo database è che per la prima volta permette di vedere tutto insieme: dove sono i buchi, quali musei potrebbero beneficiare di modelli diversi, dove servirebbe redistribuire i flussi turistici. Non è più questione di impressioni, ma di dati verificabili.

Il paradosso italiano è questo: abbiamo il patrimonio culturale più ricco del mondo ma riusciamo a valorizzarne solo una piccola parte. Il resto rischia di morire non per mancanza di bellezza, ma per mancanza di modelli di gestione adeguati. Il database ora c'è. Le esperienze virtuose anche. Serve solo metterle a sistema, e il Touring ha una certa esperienza nel portare valore aggiunto alla cultura italiana, lo fa dal 1894.

Roma, una rituale fila all'ingresso del Colosseo / foto Shutterstock