Prima del futurismo fu l’alpinismo. O l’irredentismo, per altri versi.

Certamente fu il momento cruciale nella vita di un giovane artista che sarebbe diventato un esponente di punta dell’avanguardia che avrebbe dato lustro e onore all’Italia, il futurismo appunto: quel Fortunato Depero che, prima dei suoi balletti meccanici, delle sue trovate pubblicitarie e dei suoi libri imbullonati, era un promettente giovane che, dalla sua Rovereto, si stava facendo conoscere.

E se il momento del Depero futurista può datarsi intorno al 1914, quando, partito per Roma, sposa decisamente la nuova avanguardia artistica, tutto ciò che precede quel momento è denso di rapporti e di profezie: non è un caso che l’oggetto di cui parliamo, un album di fotografie con fregi e disegni dell’artista, riconduca a un amore, quello per la montagna, che mai abbandonerà Depero fino agli ultimi suoi anni di lavoro, quando, instancabilmente, produrrà ancora segni viabilistici, poster, disegni dedicati al mondo montano.

Stiamo parlando di un “oggetto misterioso”, rinvenuto per caso: una storia avventurosa che da una parte illumina un pezzo della biografia di Depero e dall’altra testimonia dell’impegno di certi personaggi e di un’associazione come il Touring Club Italiano per sostenere la conoscenza e la valorizzazione di un territorio, in questo caso la val di Fiemme.

Stampa di Depero
Depero per il Tci / Archivi Touring, tutti i diritti riservati

Nel 2009 due archiviste del Touring nel corso di un trasloco ritrovano un album di fotografie.

I fatti.

Come scrive Nicoletta Boschiero (che nel 2012 dedicherà una mostra al quaderno ritrovato) sono “fotografie in bianco e nero che ritraggono le foreste della val di Fiemme. Ciascuna immagine è commentata da didascalie e incorniciata da disegni a china di Fortunato Depero datati 1912.

L’artista, appena ventenne, tratteggia fregi, figure e serti di fiori in puro stile secessionista. Il volume ha avuto, nel tempo, una sorte poco rispettosa - alcune pagine sono state strappate, alcune fotografie smontate e poi utilizzate in altra sede, allo scopo di illustrare articoli – che tuttavia lo ha reso in qualche modo unico e vitale, trasformandolo da cimelio a sostanzioso repertorio iconografico, quando durante la Prima guerra mondiale le possibilità di procurarsi fotografie scarseggiavano”.

L‘opera inedita fu commissionata da Mario Rizzoli e dedicata al Touring Club Italiano, propugnatore del rimboschimento delle valli del Trentino (poi restaurata dal Servizio dei beni librari e archivistici di Trento): oltre a mostrare i primi passi del giovane Depero in un ambito ancora prefuturista, racconta una parte di storia irredentista trentina appena prima della Grande guerra e del ruolo svolto dal TCI in questo periodo storico e della presenza di Cesare Battisti che – amico e sodale di Rizzoli – fu in qualche modo il cuore pulsante di tutta la vicenda.

Depero e Rizzoli si conoscevano e stimavano, e probabilmente Rizzoli aveva avuto modo di guardare le piccole opere che l’artista aveva esposto in una libreria locale; certamente conosceva il gesso raffigurante Dante Alighieri, che a partire dal 1896 è l’icona dell’italianità in Trentino. Anni dopo le strade di Rizzoli e Depero si sarebbero incrociate lungo i sentieri fotografici della val di Fiemme.

Prosegue Boschiero: “L’album è costituito da 55 pagine e 49 fotografie, ornate con disegni di Depero. Il volume si apre con una lunga introduzione sulla val di Fiemme, intesa a sostenere la magnificenza e costumatezza della comunità. Depero imposta la struttura iconografica cercando ausilio in un impianto architettonico che spesso incornicia la foto, costituito da fregi, cariatidi o telamoni utilizzati come elementi di sostegno. Questi elementi, a guisa di colonne, hanno una funzione di supporto, diventando la metafora della fatica e dell’impegno della gente fiemmazza, appresentata nelle vignette all’inizio dell’album da raccoglitrici di semi e da boscaioli. Le prime, attraverso le selezioni dei semi, realizzano il sogno del imboschimento attraverso la sua conservazione, giacché l’impianto di nuovi boschi si realizza mediante semina diretta; gli uomini invece, tramite il taglio del legname rendono possibile la prosperità della valle, impiegando il prodotto sia nell’industria dei mobili che in quella cartaria. Il taglio, se eseguito secondo regole precise, asseconda i processi evolutivi naturali, favorendo lo sviluppo di perpetuazione spontanea del bosco”.

Certamente non si tratta di un capolavoro deperiano, ancora molto influenzato dalla Secessione, eppure quell’albo, quel repertorio architettonico che Depero mette a disposizione del committente, quella sensibilità che comunque lo porta ad accettare la proposta (in quella mirabile fusione di arte, pubblicità e comunicazione che segneranno sempre la sua attività, assoluto battistrada in questo) costituiscono un episodio interessante della vicenda dell’artista.

Conclude Boschiero (e noi con lei): “L’oggetto rinvenuto al Touring rappresenta molte cose insieme. Da un punto di vista storico offre un elenco dei boschi, la mappatura di un mondo in rapida evoluzione, com’era all’inizio del secolo scorso, testimoniandone il rapido progresso; da un punto di vista filosofico si pone come esempio di eticità ma anche di autopromozione imprenditoriale, perché nello stesso album Rizzoli sostiene il rimboschimento ma nel contempo pubblicizza il proprio stabilimento; racconta di uno slancio verso la libertà, l’irredentismo, dà conto di un disegno politico attraverso le immagini delle strade ben tenute, descrive gli sforzi di un giovane artista emergente stretto tra l’accademia e il desiderio di fuggirne.

L’oggetto è metafora di un cambiamento profondo, dalla Belle Époque alla Prima guerra mondiale che tragicamente e per sempre muta il corso del XX secolo. Nonostante la confezione d’altri tempi e il tentativo un po’ goffo di mettere in bella copia i sentimenti di una fase peculiare della storia, la rappresentazione di sé che Rizzoli ci tramanda attraverso l’album è comunque quella di un innovatore che ha messo la propria opera a disposizione di altri attori avvicendatisi nel tempo, da Battisti ad altri giornalisti del Touring, dando possibilità di un suo reimpiego per altri virtuosismi”. Esercizi, studi, esposizioni, ritrovamenti e, infine, articoli come questo.