Ti consigliamo 15 libri che parlano di natura, sostenibilità, ambiente. Libri intelligenti per imparare, ragionare, capire, conoscere, svagarsi. Sono tutti editi nel 2025: idee intelligenti per fare un regalo o farsi un regalo. E apprezzare di più il mondo che ci circonda.

1. LA NATURA CHE UCCIDIAMO OGNI GIORNO

Iniziamo dal più difficile. Perché il libro di Stefania Divertito "Uccidere la natura" è un colpo allo stomaco: non capita spesso di leggere, una pagina dopo l'altra, le ferite che noi uomini infliggiamo ogni giorno al nostro Pianeta, in ogni suo elemento, nell'aria, sulla terra, in acqua, con il fuoco. Ogni tanto bisogna fermarsi e prendere fiato, tante sono le storie di "ecocidio": un reato ancora non riconosciuto dalla giustizia internazionale e che invece dovrebbe essere identificato subito per prevenire crimini ancora più impattanti. Ma il saggio scorre veloce: Divertito, che è giornalista d'inchiesta specializzata in tematiche ambientali, racconta tutto con molta semplicità e chiarezza, scandagliando centinaia di fonti e indagando decine di casi in giro per il mondo. E soprattutto dà una speranza, intervistando chi si batte per i diritti di fiumi e foreste, sfidando l'idea del progresso come sfruttamento. Riconoscere la natura come essere vivente, spiega l'autrice, è l'unico modo per salvare anche noi stessi dal collasso imminente. Una lettura che apre gli occhi.

Uccidere la natura
di Stefania Divertito, Il Saggiatore, 224 pag., 18 euro

2. IL GENIO DELLA NATURA

Anche David Farrier scrive di uomo come parte del mondo naturale, di esseri viventi che partecipano a un equilibrio dinamico. Ma lo fa dalla sua prospettiva di letterato (è professore di letteratura inglese all'Università di Edimburgo), con un approccio che è insieme poetico e scientifico. Ne "Il genio della natura" attraversa foreste e città, fondali marini, musei e laboratori per raccogliere le voci di studia le visionarie trovate tecnologiche ispirate dalla natura: biologi, architetti, poeti, artisti. Ne emerge un campionario di storie originali, tra centri urbani che crescono come ecosistemi e materiali ispirati dai cicli biologici, che dimostrano quanto la natura, se decifrata e capita, possa offrire risposte all'uomo. E quanto il cambiamento - anche quello climatico - possa essere visto come un'opportunità.

Il genio della natura
di David Farrier, traduzione di Irene Annoni, Touring Club Italiano, 300 pag., 24 euro

3. GLI STRAORDINARI SENSI DEGLI ANIMALI

La prospettiva è simile a quella del volume precedente (cosa possiamo imparare dal mondo che ci circonda), ma Jackie Higgins è una zoologa, ha girato il mondo studiando la sua fauna e in "Senzienti" si concentra quindi sugli animali, in particolare sui loro sensi. Higgins ci dice che siamo troppo abituati a pensare che i sensi siano solo i nostri cinque, e che tutti gli animali del mondo vedano, sentano, annusino, tocchino nello stesso modo; e che invece gli animali hanno capacità di percepire il mondo naturale totalmente diverse, spesso straordinarie al limite della credibilità. Dall'allocco di Lapponia che sente suoni venti decibel sotto il limite dell’orecchio umano alla minuscola talpa dal muso stellato che «vede» con il suo naso miracoloso, dal pesce-fantasma con la sua visione notturna al pipistrello vampiro e il suo senso del tatto, il campionario è davvero vastissimo. E Higgins è capace di raccontare tutto come se fosse una fiaba, in cui noi umani rimaniamo a bocca aperta.

Senzienti
di Jackie Higgins, traduzione di Allegra Panini, Longanesi, pag. 368, 24 euro

4. LA STRAORDINARIA RESILIENZA DEL PANDA

"Per cominciare, proviamo a capire perché tutti sembrano amare i panda" scrive Cyrille Barrette in uno dei primi capitoli de "La resilienza del panda". Le risposte sono facili: ha un nome familiare, un'aria paffuta, due occhi che sembrano enormi, fa cose super maldestre e divertenti che spopolano su Instagram. Ma il panda maggiore, scrive il biologo canadese, al di là della "pucciosità" ha un background davvero misterioso: difficile spiegare come mai sia resistito al tempo e all'evoluzione un orso vegetariano, che mangia un alimento (il bambù) che digerisce malissimo, con una pelliccia tanto appariscente quanto improbabile e addirittura un secondo pollice unico nel suo genere. Dovrebbe essere già estinto da secoli, eppure da due milioni di anni questo strano animale sopravvive nelle foreste cinesi. Un vero e proprio enigma. Barrette si immerge nella biologia del panda con occhio scientifico ma divulgativo nello stesso tempo: una lettura veloce, interessante, documentata, ben scritta, per la "storia di un animale che non dovrebbe esistere".

La resilienza del panda
di Cyrille Barrette, traduzione di Elisabetta Garieri, Codice edizioni, pag. 160, 17 euro

5. TERRE ESTREME: UN BESTIARIO ARTICO

È un libro molto originale, "Bestiario artico" di Frank Westerman. Perché è tante cose insieme: un'esplorazione nell'ignoto mondo artico, un viaggio nell'immaginario collettivo legato al Grande Nord, la cronaca di un'avventura epocale, il racconto di sette animali straordinari e del loro rapporto con noi esseri umani. Il punto di partenza è il viaggio finale di Willem Barents, il noto esploratore nederlandese che si avventurò più volte tra i ghiacci dell'Artico e finì poi per trascorrervi gli ultimi momenti della sua vita. Da quel viaggio, avvenuto nel 1596, lo scrittore suo connazionale riflette sul senso della conquista e su quanto noi siamo particelle estranee in quel mondo inospitale, e quanto invece alcuni animali vi siano perfettamente adattati. Soltanto che non lo fa raccontando dalla sua scrivania la biologia di lemming, narvali, granchi reali o orsi polari: ma indagando sul posto, scegliendo fatti di cronaca insoliti, riportando curiosità, particolari, storie insolite legate a miti e leggende. Il tutto con uno stile asciutto e brevi paragrafi, quasi le puntate di una serie televisiva. Una lettura avvincente per chiunque ami il fascino dell'estremo.

Bestiario artico
di Frank Westerman, traduzione di Francesco Panzeri, Iperborea, 416 pag, 20 euro

6. TERRE ESTREME: VERSO CAPO HORN

Stefano Faravelli è una sicurezza. Nel senso che basta vedere il suo nome sulla copertina di un libro per sapere che aprendolo, quel libro, si sprigionano mondi inesplorati, visioni incantate, sguardi fantastici e inediti. Succede anche con "Verso Capo Horn", dove l'acquerellista, scrittore, massimo esponente della forma letteraria del "carnet de voyage", ci racconta un viaggio in Patagonia, per antonomasia la terra più estrema del sud del mondo. «Una disavventura, più che un’avventura», racconta lui stesso, visto che la sua nave era salpata dal porto di Ushuaia con l’intento di doppiare Capo Horn, ma, sorpresa da una tempesta, era stata costretta a trovare riparo sull’Isola Navarino, nel Canale di Beagle. Nonostante la disavventura, Faravelli prende nota, disegna, raccoglie. E restituisce sul suo quaderno, fedelmente riprodotto (tanto da avere anche delle pagine al contrario), le impressioni di quel mondo: schizzi, ritagli, collage, appunti, disegni che trattano l'immenso come il minuscolo, l'oceano tempestoso come l'unghia di un pinguino. Perché ogni cosa può essere significativa, nel raccontare un viaggio - o meglio, nell'elaborare una mappa mentale di quel viaggio.

Verso Capo Horn
di Stefano Faravelli, Adelphi, pag. 97, 40 euro

7. IL FASCINO DEGLI ALBERI

Il pino dei coni setolosi, la sequoia, la sophora di Rapa Nui, il pino palustre, l'albero del sandalo, l'ebano, l'eucalipto, l'olivo, il baobab africano, il cipresso calvo, la Hymenaea protera, il kapok. Sono i dodici alberi che Daniel Lewis sceglie per il suo saggio che ha come bel sottotitolo "le radici profonde del nostro futuro": perché, l'autore ne è pienamente convinto, sono "il cuore pulsante del mondo, i cronisti della Terra, che raccontano la vita e i cambiamenti nella lunga ed elastica curva della storia. Tutto ciò che dobbiamo fare è ascoltarli". A differenza di tanti altri libri sugli alberi, il professore californiano parte dalla sua esperienza di viaggiatore e ricercatore per raccontare queste specie emblematiche del nostro rapporto con il mondo vegetale. E ci porta in un viaggio per foreste e savane incontrando chi quegli alberi li studia, li protegge, ne indaga biologia ed ecologia, impatto sull'uomo e impatto dell'uomo, sempre con una penna leggera e un lessico adatto al background di ogni lettore. Lo sguardo è molto americano (nella scelta degli alberi, dei luoghi e dei temi), ma non per questo meno interessante.

Dodici alberi - Le radici profonde del nostro futuro
di Daniel Lewis, traduzione di Chiara Baffa, Aboca, pag. 32, 22 euro

8. IL FASCINO DEI GIARDINI PERDUTI

Viene subito voglia di andarli a scoprire tutti, quei 40 "giardini perduti" che la scrittrice Sandra Lawrence ha scelto per il suo omonimo libro. Qualcuno noi italiani lo conosciamo molto bene - i parchi di Villa Adriana, Villa Gregoriana o Villa d'Este, o il Sacro Bosco di Bomarzo - ma molti altri sono totalmente sconosciuti: forse solo qualche esperto avrà sentito nominare il Giardino di Cougar Annie sull'isola di Vancouver, in Canada, o il Wah Bagh di Rawalpindi, in Pakistan. Lawrence li ha scelti con un criterio particolare e indubbiamente suggestivo: il fatto che in qualche momento della loro storia siano stati "perduti", appunto, ovvero dimenticati e decaduti, con le piante a prendere il sopravvento su grotte, eremi, serre e colonnati. Giardini insomma dall'indubbio fascino, derivato oltre che dalla loro composizione vegetale anche dalla loro storia, dagli splendori del passato, dall'avventura della riscoperta. Le brevi schede - qualche pagina per giardino - sono affiancate dai raffinati disegni di Lucille Clerc, e un breve taccuino finale indica come visitare ogni giardino. "Ancora oggi siamo attratti da questi luoghi evanescenti e misteriosi. Forse perché un giardino distrutto rappresenta niente meno che la nostra innocenza perduta, un passato dai contorni sfumati in cui tutto era più bello".

Giardini perduti
di Sandra Lawrence con le illustrazioni di Lucille Clerc, traduzione di Teresa Ciuffoletti, Ippocampo, pag. 194, 19,90 euro

9. I FIUMI, ESSERI VIVENTI

Che cosa succede se prendiamo sul serio l’idea che i fiumi sono esseri viventi? Succede che possono essere uccisi, e la loro uccisione è un delitto, contro l’umanità certo, ma anche contro il fiume stesso. Per investigare l’idea tutto sommato antica per cui la natura è fatta di essere viventi, in "È vivo un fiume?" Robert Macfarlane viaggia in Ecuador per trovare la sorgente del Rio de Los Cedros i cui diritti sono stati riconosciuti da un tribunale, si spinge tra le lagune minacciate dall’inquinamento intorno a Chennai in India e si inoltra lungo il Magpie River, in Canada, nel selvaggio territorio ancestrale degli Innu.

È vivo un fiume?
di Robert Macfarlane, traduzione di Duccio Sacchi, Einaudi, pag. 424, 22 euro

10. LA STORIA IRRISOLTA TRA UOMINI E FIUMI

Quella tra uomini e fiumi è una storia d’amore finita male. Se è vero che i fiumi sono l’ambiente naturale cui siamo più debitori per la nostra evoluzione (tutte le grandi civiltà agricole sono fiorite intorno a corsi d’acqua), è anche vero che le alluvioni sono il nostro peggior incubo. E lo sono almeno dai tempi del diluvio universale che – spiega Stefano Fenoglio in questo affascinante viaggio nella storia dell’umanità – è un mito presente in tutte le culture. Così come lo è la paura dell’alluvione, che però non è un mito, ma un problema terribilmente attuale. 

Ed ecco, io vi manderò il diluvio
di Stefano Fenoglio, Rizzoli, pag. 180, 19 euro

11. IN ABRUZZO, L'ORSO E LA FORMICA

Un bellissimo libro che ha come protagonista il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. L'hanno firmato per i testi Elisabetta Tosoni e per le immagini Bruno d'Amicis e Umberto Esposito, che nel progetto "L'orso e la formica" raccontano la storia naturale e culturale degli orsi marsicani, la sottospecie di orso bruno che vive soltanto sull'Appennino centrale e che è ridotta a circa cinquanta esemplari. L'obiettivo è quello di ispirare maggiore consapevolezza per la loro conservazione: soltanto il raggiungimento di un fragile equilibrio con gli allevatori e le popolazioni residenti nel parco potrà assicurare la sopravvivenza dei plantigradi. Le magnifiche immagini dei due fotografi e i suggestivi e precisi testi della zoologa ci portano attraverso il microfono del parco, facendoci peraltro scoprire che gli orsi in Appennino mangiano formiche tutto l’anno - gli insetti sono una ricca fonte di nutrienti per i mammiferi e anche quella che forse risentirà meno dei cambiamenti climatici: una garanzia per il futuro dell’orso.

L'orso e la formica
di Elisabetta Tosoni, Bruno D'Amicis, Umberto Esposito, Edizioni del Parco, pag. 290, 28,90 euro

12. IN ABRUZZO E VALLE D'AOSTA, LE MONTAGNE DEL LUPO

È dedicato al lupo nei due parchi più antichi d'Italia l'ultimo lavoro del valdostano Stefano Unterthiner, tra i più grandi fotografi naturalisti al mondo. O meglio, al viaggio intimo che il fotografo ha intrapreso per immortalarlo, come dichiara lui stesso nell'introduzione: «Le montagne del lupo raccoglie le immagini che ho scattato nascosto dietro un cespuglio, che ho “trovato” su un sentiero seguendo una traccia. Lupi, ma anche camosci, gracchi e cornacchie, cervi… l’incontro inatteso con un gatto selvatico, lo scorcio di un paesaggio. Questo non è un libro sul lupo. Racconta invece il percorso che ho fatto per riuscire a fotografarlo». I due parchi sono il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e quello del Gran Paradiso, dove Unterthiner ha passato mesi a cercare l'animale più emblematico della nostra fauna: le immagini sono come sempre straordinarie, e il ritratto dei parchi, dei loro abitanti, delle loro atmosfere denso di poesia.

Le montagne del lupo
di Stefano Unterthiner, Ylaios, 164 pag, 48 euro

13. IO NON HO PAURA DEL LUPO

Del lupo non si parla mai abbastanza: il dibattito sulla loro presenza sul territorio italiano, ora che il canide ha riconquistato buona parte del nostro Paese, è più che mai attuale, vista la polarizzazione della discussione e il difficile raggiungimento di un equilibrio tra le esigenze del predatore e quelle degli uomini che vivono vicino. È quindi meritoria l'opera di Io non ho paura del lupo, un progetto e un gruppo di persone impegnate "ad assicurare un futuro a quell’idea selvaggia che trova spazio dentro di noi". È uscito quest'anno il libro omonimo, a firma di Tommaso d'Errico, che racconta con linguaggio semplice e adatto a tutti l'avventura del ritorno del lupo in Italia e in Europa. Un lavoro che sfata preconcetti e falsi miti, focalizzando l'attenzione sul rapporto uomo-lupo: "una sfida complessa e stimolante, che ci chiama a concepire soluzioni creative e a cambiare noi stessi, a progredire e imparare a coesistere. In una parola, a evolverci".

Io non ho paura del lupo
di Tommaso d'Errico, People, 304 pag., 18 euro

14. SLAVC, IL LUPO SOLITARIO

Gli sloveni, con il loro sprezzo per le vocali lo chiamano Slavc. Gli austriaci Slavko, come un un famoso fisarmonicista sloveno. Gli scienziati OR7, o anche O6. Gli italiani Slauz, o qualcosa del genere. Slavc è un lupo, ma non un lupo qualunque. È un lupo che ha viaggiato, è partito in inverno, dai boschi della Slovenia, al confine con la Croazia, ha attraversato montagne, autostrade, fiumi, confini, paese ed è arrivato sui monti Lessini, sopra Verona. Maturo, pesante 40 chili, slanciato, alto 75 centimetri al garrese, qui ha incontrato un’altra lupa, una lupa che viene dalle Alpi occidentali, e ha ripopolato boschi e montagne. Anno dopo Adam Weymouth ne ha seguito le tracce, camminando per chilometri per ricostruire le tappe dell’incontro, non facile, tra la natura selvaggia e la civiltà, tra l’animale contro cui l’uomo ha maggiormente lottato e la gente che oggi sta imparando, con difficoltà a convivere. Ne è uscito un libro documentato, evocativo, in cui si riflette di animali, certo, ma anche di accoglienza, relazioni, futuro.

Il lupo solitario
di Adam Weymouth, traduzione di Luca Fusari, Iperborea, pag. 344, 20 euro

15. ON THE ROAD, ATTRAVERSO LA BIODIVERSITÀ AMERICANA

Concludiamo la nostra rassegna con un libro che è a metà tra il viaggio avventuroso e l'esplorazione scientifica, il reportage giornalistico e l'inchiesta. L'ha scritto Valeria Barbi, che si occupa di tutela della biodiversità e di rapporto uomo-animali, ed è il racconto di un progetto (WANE - We Are Nature Expedition) che l'ha portata a percorrere in van e in 22 mesi la Panamericana, una delle strade più lunghe del pianeta, partendo dall'Alaska e terminando in Patagonia. Con lo sguardo sia da giornalista sia da naturalista, Barbi ha scelto sette luoghi emblematici della sua spedizione per farci capire cosa sta succedendo nel continente americano riguardo alla conservazione degli ecosistemi, incontrando chi quegli ecosistemi li protegge e fa della loro tutela una ragione di vita per sperare in un futuro più in equilibrio tra uomo e natura. Ne esce un libro di viaggio molto documentato, assai piacevole, in cui i momenti di "vita vissuta" si alternano ai dati scientifici e alle interviste. Che sia osservando le orche in Alaska o le rane d'alta quota della Bolivia, Barbi offre una prospettiva personale, accorata e quanto mai originale di una faccia del continente ancora molto poco vista.

dall'Alaska alla Patagonia - viaggio attraverso gli ecosistemi più straordinari del mondo
di Valeria Barbi, Laterza, 200 pag., 18 euro